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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Il fratello lo accusa di aver preso 750mila euro della zia, ma viene assolto

Processo a un pescarese accusato di appropriazione indebita. Il difensore: è anche stato cacciato di casa, ma ha compiuto sempre operazioni regolari. Il fratello vendette due case a Piacenza, ma a lui andarono solo 1.500 euro

Era stato accusato dal fratello di aver prelevato dai conti della zia poco meno di 750mila euro, ma al termine del processo è stato assolto. Questa mattina, un 57enne residente a Roma, è stato assolto dall’accusa di appropriazione indebita dal giudice Italo Ghitti. Il pubblico ministero Arturo Iacovacci ne aveva chiesto la condanna a un anno di reclusione e 900 euro di multa. Pena a cui si era associato l’avvocato Vittorio Benussi, che assisteva il fratello dell’imputato costituitosi parte civile.

La vicenda era avvenuta nell’estate del 2007 e si inserisce in una dura lotta tra fratelli. L’uomo denunciato era stato “cacciato” di casa. La zia dei due aveva  un conto cointestato a Piacenza e un altro solo della donna. Nel luglio del 2008, l’imputato aveva trasferito i soldi sul proprio conto in un istituto di credito di Pescara, compiendo diverse operazioni. Tre assegni di 538mila, 119mila e 84mila euro.

Ma per la difesa, si è trattato di operazioni regolari e registrate dalle banche, ha sottolineato il difensore, l’avvocato Goffredo Tatozzi del Foro di Chieti. Poco importa che alcuni assegni erano stati pre datati di un giorni, perché il denaro era già in possesso delle banche. Il difensore ha posto l’accento “sull’astio del fratello che voleva comandare in famiglia”. Il suo cliente si è sempre comportato bene - essendo anche stato ufficiale dei carabinieri e aver lavorato per i servizi di informazione – ma è stato messo alla porta dalla famiglia. La zia, all’epoca 83enne e con problemi cognitivi, non poteva aver fatto la denuncia, perché in realtà era stata preparata dal fratello. A Piacenza, la famiglia aveva due appartamenti. Sono stati venduti e all’imputato erano andati solo 1.500 euro. E dei tanti soldi di proprietà della famiglia non se ne è saputo nulla. “Il mio assistito - ha affermato il legale - ha compiuto azioni legittime, avendo i pieni poteri per operare in banca. E questo lo attestano i tanti documenti degli stessi istituti di credito, nonostante la banca piacentina non informò la banca romana di aver attuato la revoca a operare. E noi abbiamo in corso una causa contro l’istituto piacentino”.

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