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Appello processo Levante, è la volta delle difese: le arringhe per Spagnolo e Orlando

A parlare l'11 novembre gli avvocati di Daniele Spagnolo, Aldo Truncè e Francesca Beoni, nonché Antonio Nicoli, legale dell’ex comandante della caserma di via Caccialupo Marco Orlando

Processo Levante. Dopo la richiesta di conferma della sentenza di primo grado in sede di corte d’Appello a Bologna da parte del procuratore generale Nicola Proto, è la volta delle difese e delle loro arringhe che saranno suddivise in svariate udienze, la prima si è svolta l’11 novembre. A parlare per svariate ore gli avvocati di Daniele Spagnolo, Aldo Truncè e Francesca Beoni, nonché Antonio Nicoli, legale dell’ex comandante della caserma di via Caccialupo Marco Orlando. Nei prossimi giorni toccherà invece agli altri legali, mentre la sentenza è attesa il 21 novembre.

Per Spagnolo il procuratore generale ha chiesto la riduzione della pena a due anni e dieci mesi, con assoluzione per due capi di imputazione. I carabinieri furono arrestati il 22 luglio 2020 nell’ambito della maxi inchiesta coordinata dai pm Matteo Centini, Antonio Colonna e dal procuratore capo Grazia Pradella. Nell’inchiesta finirono anche pusher e “civili” che scelsero di patteggiare.  I reati contestati – per i quali si procede in rito abbreviato – vanno dallo spaccio di droga alla tortura, dall'abuso d'ufficio al peculato, commessi durante il lockdown.

«Nell'appello in favore di Spagnolo  - ha spiegato l’avvocato Truncè - abbiamo valorizzato tutti gli episodi nei quali i coimputati, all'epoca colleghi, vivevano con sofferenza la presenza del neo carabiniere Daniele Spagnolo, appena arrivato alla Caserma Levante, ed ancora inconsapevole dei metodi utilizzati per la gestione degli informatori e delle investigazioni sul mondo degli stupefacenti». «D’altronde – prosegue - è paradossale che proprio nella sentenza di condanna si legga che Daniele Spagnolo, da parte dei coimputati,  “veniva percepito come un corpo estraneo, non in piena sintonia con loro”, e che "i suoi modi gentili mal si attagliavano al modo di agire spesso brutale dei coimputati”».

«Lo sforzo della difesa  - aggiunge - in questo nuovo processo è quello di riuscire a far comprendere ai giudici dell'appello come, per ogni singola vicenda, esistono e devono essere apprezzati in favore dell'imputato, elementi positivi che dimostrano una sua dissociazione dal modus operandi all'interno della Caserma Levante. Ciò che chiediamo è di rendere  finalmente chiara la condotta di Spagnolo che con decoro e onore ha indossato la sua divisa, e che merita una sentenza che ristabilisca giustizia». 

«Abbiamo offerto la ricostruzione dei fatti contestati e che è diversa da quella ipotizzata dal tribunale di Piacenza», ha spiegato l'avvocato Nicoli circa il suo assistito Orlando. «Si è inteso dare valenza alle indagini difensive poste in essere per il maresciallo affidando a queste quel grado di verità che meritavano. Speriamo che la Corte alla luce di queste risultanze possa pervenire a conclusioni certamente diverse da quelle di primo grado».

CASO LEVANTE: LEGGI QUI TUTTI GI ARTICOLI SULLA VICENDA

PENE DI PRIMO GRADO – L’appuntato Giuseppe Montella era stato condannato a 12 anni, Salvatore Cappellano a otto anni, Giacomo Falanga sei anni, Marco Orlando quattro anni, mentre Daniele Spagnolo a tre anni e quattro mesi.

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