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Cronaca

«La fiamma dell'Arma continua ad ardere dentro di me nonostante la tempesta in cui mi trovo»

Processo Levante. Altra udienza nella mattinata del 15 marzo a Piacenza Expo e che riguarda i militari arrestati che hanno scelto il rito abbreviato in taluni casi condizionato

Inchiesta Odysséus e processo Levante. Altra udienza nella mattinata del 15 marzo a Piacenza Expo e che riguarda i militari arrestati che hanno scelto il rito abbreviato in taluni casi condizionato. Nel corso della mattinata sono stati ascoltati, davanti al pm Matteo Centini (le indagini sono state condotte anche dal sostituto procuratore Antonio Colonna e coordinate dal procuratore capo Grazia Pradella) e al giudice Fiammetta Modica, tre testi della difesa dell'appuntato Giuseppe Montella (avvocati Emanuele Solari e Giuseppe Dametti). Hanno parlato in aula Andrea Frecentese, Alberto Vallese e Mario Zanchetta. Tutti e tre hanno riferito circa l'acquisto dell'Audi A4 da parte del militare nel Trevigiano. Hanno parlato del valore della vettura e delle modalità dell'acquisto ma non dell'episodio per il quale Montella è accusato di estorsione. Il militare era collegato in video conferenza dal carcere dove è detenuto. 

Successivamente il carabiniere Daniele Spagnolo (difeso dagli avvocati Francesca Beoni e Aldo Truncè) ha reso spontanee dichiarazioni. Ha raccontato del grande amore per l'Arma: ha rinunciato all'università per fare il concorso. Ha confermato quanto già detto sia al pm sia al gip e che si affida ai suoi legali e si fida della giustizia. Infine avrebbe dichiarato: «La fiamma dell'Arma continua ad ardere dentro di me nonostante la tempesta in cui mi trovo». Anche Salvatore Cappellano (difeso dall'avvocato Paolo Fiori) ha reso spontanee dichiarazioni e ha ripercorso la storia della sua famiglia: il nonno carabiniere così come lo zio ufficiale dell'Arma. Ha ribadito che certi valori gli sono stati inculcati fin da bambino. Avrebbe anche dichiarato di non essersi mai accorto di quello che faceva Montella né all'interno della caserma né fuori. Ha ammesso qualche ceffone in un ambito si servizo ma nulla di più ma soprattutto ha dichiarato di non aver mai tratto profitto da nessuna attività portata avanti da Montella. 

Infine è stato interrogato il carabiniere Giacomo Falanga (difeso dagli avvocati Daniele Mancini e Paolo Molaschi, foro di Lodi). Ha risposto a tutte le domande e ha ripercorso puntualmente tutti gli episodi contestati. Ha chiarito la propria posizione circa i fatti che lo riguardano, ossia per ogni capo d'imputazione ha spiegato cosa ha visto, fatto e sentito. Ha parlato del ruolo egemone di Montella in caserma e descritto la vita della Levante. Sull'accusa di tortura ha dichiarato di non aver mai partecipato né assistito a episodi definiti giuridicamente come  "tortura" e ha rigettato la ricostruzione fatta dalle parti offese costituite parti civili. Nella prossima udienza si svolgerà l'interrogatorio del maresciallo Marco Orlando (difeso dall'avvocato Antonio Nicoli) e Montella potrebbe rendere spontanee dichiarazioni. Presenti il 15 marzo in aula anche le varie parti civili. Il 19 marzo invece in tribunale in via Del Consiglio ci sarà l'udienza di Angelo Esposito, l'unico militare ad aver scelto il rito ordinario. L'uomo è difeso dagli avvocati Pierpaolo Rivello e Maria Paola Marro. I dieci pusher, alcuni anche costituiti parte civile, hanno chiesto e ottenuto di patteggiare pene che potrebbero andare dai 4 mesi ai 4 anni: la sentenza è prevista a settembre 2021.

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