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Cronaca

Processo Magalli per diffamazione in Tv: incompatibilità del giudice, udienza rinviata

Si è aperto questa mattina in tribunale a Piacenza, ma è stato subito rinviato al 30 settembre, il processo che vede sul banco degli imputati anche il popolare conduttore televisivo Giancarlo Magalli

Si è aperto questa mattina in tribunale a Piacenza, ma è stato subito rinviato al 30 settembre, il processo che vede sul banco degli imputati anche il popolare conduttore televisivo Giancarlo Magalli. Il giudice Gianandrea Bussi infatt, avendo ha già visto gli atti del procedimento e avendo svolto il ruolo di gip nello stesso procedimento durante le indagini preliminari (insieme al collega Bersani) in particolare durante la richiesta di archiviazione poi respinta, ha preso atto della propria incompatibilità, disponendo quindi il rinvio dell'udienza con un nuovo giudice monocratico.

Magalli, insieme ad altre sei persone, è accusato di diffamazione e violazione della legge che disciplina il sistema radiotelevisivo (in particolare è contestata il mancato controllo sull’esposizione di un minore coinvolto in vicende giudiziarie). Secondo le accuse, la bambina e la donna erano state diffamate in una puntata dei Fatti Vostri, andata in onda il 12 ottobre 2009, su Raidue, e condotta dal popolare Magalli. A far scattare la denuncia della donna erano state prima la dichiarazione del papà, secondo cui la madre aveva dato alla figlia di 5 anni il Roipnol (uno psicofarmaco) poi l’affermazione che la bambina sarebbe finita in ospedale con dei lividi sul viso e, infine, che la bimba avrebbe mimato con una banconota da dieci euro chi sniffa coca. Come se non bastasse, secondo le accuse, il nome della bimba e del padre venivano fatti scorrere nel “crawl”, il sottopancia in video, rendendola così identificabile. 

Con Magalli sono stati rinviati a giudizio anche il papà della bimba - i genitori sono separati - l’allora direttore di Rete Massimo Liofredi, e degli autori Michele Guardì, Giovanna Flora e Maria Rosaria Zamponi. Secondo il difensore Enne è difficile provare la diffamazione, soprattutto per alcune persone che non erano presenti al momento del programma. La madre della bambina vittima della diffamazione si è costituita parte civile con l’avvocato Emanuele Solari

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