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Martedì, 16 Aprile 2024
Cronaca

Processo per furto di sabbia del Po nel Reggiano, Legambiente vince anche in Cassazione

La vicenda risale al 2003, quattro persone rubarono sabbia nell’alveo del Po a Boretto di Reggio Emilia

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di IlPiacenza

Soddisfazione dell’associazione “Legambiente” per la conferma in Cassazione della sentenza di secondo grado: «Abbiamo finalmente vinto – dichiara in una nota il sodalizio - questa lunga battaglia per la difesa della legalità sulle sponde del Grande Fiume». Mercoledì 11 giugno è stata posta la parola “fine” alla lunga vicenda giudiziaria che ha preso il via nel 2008, e che ha visto Legambiente costituirsi parte civile fin dall’inizio del processo: dopo la sentenza in primo e in secondo grado, la condanna di tutti gli imputati è stata infine confermata anche in Cassazione.
A distanza di undici anni dall’accaduto, e sei dall’inizio del processo, quattro persone sono state condannate in via definitiva per il reato ambientale avvenuto nel novembre 2003 in provincia di Reggio Emilia, dove la Polizia Giudiziaria fermò in flagranza quattro dipendenti delle aziende Bacchi e Terracqua, che vennero quindi arrestati e processati per direttissima. Gli uomini si trovavano in piena notte a bordo di una moto draga, nel mezzo dell’alveo del fiume in prossimità di Boretto (RE), intenti ad estrarre la preziosa sabbia del Po. Una grande vittoria per l’associazione ambientalista, arrivata grazie al lavoro costante e determinato dell’Avv. Francesco Paolo Colliva, Presidente regionale del Centro di azione giuridica di Legambiente. «Il tema della legalità – dichiara Marco Sebastiano, direttore regionale Legambiente - in campo ambientale rimane all’ordine del giorno, come mostrano i dati del Dossier Ecomafie presentato solo pochi giorni fa, con 837 infrazioni accertate in un anno in Emilia-Romagna. La nostra associazione si batte per contrastare questi reati, sia in fase di denuncia che nelle sedi giudiziarie. Siamo contenti dell’esito positivo di questo processo, perché riteniamo abbia valore esemplare nella battaglia di difesa del Po e, più in generale, contro il sacco illegale delle nostre risorse naturali».
 

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