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Venerdì, 19 Aprile 2024
Lungo l’autostrada

«Con la gang dei calzini persi 1300 euro al giorno»

E’ ricominciato dopo una serie di rinvii il processo che vede sul banco degli imputati la gang dei calzini che avrebbe imperversato nelle aree di servizio di San Zenone, Somaglia e Fiorenzuola, lungo la A1

E’ ricominciato dopo una serie di rinvii il processo (aperto nel 2020) e davanti ad un altro collegio giudicante, che vede sul banco degli imputati  la gang dei calzini che avrebbe imperversato nelle aree di servizio di San Zenone, Somaglia e Fiorenzuola, lungo la A1. Undici le persone accusate (una dodicesima è deceduta, un altro avrebbe scelto un rito alternativo al dibattimento), a vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata a furti, estorsioni, violenza privata, estorsione e danneggiamento.

La banda, proveniente da Napoli e provincia, con la scusa di vendere calzini (di scarsa qualità), avrebbe creato un clima di paura che portava all'omertà delle vittime per il timore di subire ritorsioni. Secondo la procura, molti automobilisti spaventati avrebbero accettato di comprare le calze, ma molti altri si sarebbero opposti e alcuni sarebbero stati malmenati o avrebbero subito danni alle auto. L’indagine era stata condotta dalla Polizia stradale di Guardamiglio e coordinata dal sostituto procuratore Matteo Centini.  Nel mirino del sodalizio che mirava - secondo l'accusa -  ad un totale e indiscusso controllo delle aree, compresi gli autogrill, erano finiti nei mesi i dipendenti e i direttori che avevano tentato di opporsi denunciando alle forze dell'ordine. In un caso il direttore di un'area di sosta aveva vietato alle cassiere di cambiare le monete ai malviventi scatenando così l'ira furiosa: «Ti sfasciamo la macchina e ti buchiamo le gomme per tutto il tempo che starai qua». Alcuni autogrill hanno lamentato un calo delle vendite anche del 40%. 

Nei mesi scorsi erano stati ascoltati i poliziotti che hanno condotto le indagini, in quella del 21 marzo invece sul banco dei testimoni sono salite sei persone tra lavoratori, direttori e responsabili dell’autogrill di San Zenone Ovest che hanno offerto ai giudici il loro racconto. «Per entrare nel parcheggio passavo da una stradina secondaria e accedevo al parcheggio dall’ingresso per i dipendenti – spiega una lavoratrice -. Spesso mi hanno chiesto un passaggio per andare alla stazione a prendere il treno minacciandomi: «Pensa alla tua famiglia, non dire che non ti ho avvisato», mi dicevano. In un’occasione mi hanno bloccato la strada, erano in 7-8». «A quel punto – ha spiegato – ho denunciato l’accaduto e avvisato l’azienda. Successivamente ero nel piazzale con il manager e il direttore e uno di questi mi è venuto incontro dicendomi “mi hai rovinato”: gli era stato appena consegnato l’avviso di chiusura indagini».

Gli altri testimoni, direttore di store, dell’autogrill, responsabili a vario titolo sono stati tutti concordi nel confermare di ricevere quotidianamente lamentele di clienti minacciati da queste persone nel parcheggio: «Ci raccontavano che erano insistenti, venivano accompagnati all’ingresso e aspettati all’uscita. Qualcuno è venuto alle mani, altri si sono messi in mezzo alle portiere per impedire ai clienti di andarsene». «Altri – hanno detto – avevano paura di trovare l’auto danneggiata e ci chiedevano di chiamare il 113, noi dicevamo sempre di sporgere denuncia». Va da sé – è emerso – che in quegli anni il fatturato dell’autogrill è calato: «Molte persone ci hanno proprio avvisato che non si sarebbero mai più fermate. La perdita si aggirava – hanno detto – anche attorno ai 1300 euro al giorno».

L’INDAGINE - L’indagine era nata dopo una serie di denunce e segnalazioni alla Stradale e aveva preso in considerazione il periodo dal 2017 (anche se gli inquirenti ritenevano che il gruppo fosse operativo dal 2013). I “venditori di calze” avrebbero studiato e scelto con cura i loro “acquirenti”. Le vittime sarebbero state avvicinate, spesso con atteggiamenti minacciosi e paventando ritorsioni a loro o all’auto, e veniva proposto l’acquisto di calzini (poi risultati di qualità scadente) a prezzi elevati, dai 20 euro in su.

LA TECNICA - Diversi i metodi utilizzati per convincere gli acquirenti a compare le calze. In questo clima, sarebbe stato minacciato anche il direttore di un autogrill che si opponeva al continuo andirivieni dei membri della gang che chiedevano di cambiare le monete alle casse: «Ti sfasciamo la macchina e ti buchiamo le gomme per tutto il tempo che starai qui». Ad alcuni automobilisti veniva detto che sarebbero stati aspettati all’uscita; altri hanno ricevuto ceffoni e insulti; ad altri sarebbe stato detto che chi vendeva le calze “era stato in  galera” e che “arrivava da Scampia”. A una donna, che rifiutava l’acquisto, sono stati rotti gli specchietti retrovisori. Qualcuno ha versato loro fino a 70 euro, altri si sono limitati a 10 o 20. Un uomo, terrorizzato dai metodi, è arrivato a dare fino a 70 euro, prima 20 a uno, poi 50 a un altro del gruppo, il quale gli aveva detto che anche lui aveva diritto al denaro perché da noi si dice “hai fatto la grazia a Gesù e non la fai alla Madonna”. In tante occasioni, però, nonostante i toni usati, gli automobilisti sono riusciti ad allontanarsi senza comprare le calze. La Polstrada aveva sequestrato, durante le indagini, almeno 7mila paia di calzini (risultati rubati in maxi store cinesi del Milanese).

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