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Cronaca

«Abbiamo scoperto dai carabinieri di essere stati iscritti a nostra insaputa allo Spi Cgil»

Al Processo la testimonianza del sottufficiale dell'Arma che indagò. Le segretarie furono avvertite di non stampare le tessere per non far scoprire ai pensionati che erano stati iscritti al sindacato

«Abbiamo convocato in caserma alcune persone di quelle 57 che avevamo estrapolato e nessuno di loro era a conoscenza si essere stato iscritto allo Spi Cgil (il sindacato dei pensionati) né lo era di aver mai firmato una revoca al sindacato». Nella nuova udienza del processo, per truffa, a carico di cinque persone - tutti legati al sindacato Cgil – questa mattina, 24 giugno, ha parlato, in qualità di testimone, il luogotenente dei carabinieri, Roberto Penge, che aveva svolto le indagini nel 2009. Il sottufficiale ha spiegato al giudice Maurizio Boselli, rispondendo alle domande del pm Antonio Rubino, come sono nate e come si è sviluppata l’inchiesta.

Dopo che in novembre sulla stampa era stato molto spazio alle accuse all’interno del sindacato – riguardo a presunte false iscrizioni – i carabinieri avevano deciso di intervenire. E si rivolsero a chi quel bubbone aveva fatto scoppiare, l’allora segretario della Camera del lavoro, Gianni Copelli, oggi in aula tra il folto pubblico che ha seguito l’udienza.

Il sindacato avviò un accertamento interno e le strade, ha raccontato il luogotenente, portarono alle due “leghe” piacentine dello Spi: quella della Farnesiana, diretta da Edgardo Musselli, e quella Centro, gestita da Anna Maria Nicocia. Dai dati già analizzati dalla Cgil, i carabinieri puntarono la lente sui 57 nominativi che risultavano aver revocato l’iscrizione in un breve lasso di tempo: il 6 e 7 maggio. Nessuno di quelli sentiti dai militari sapeva di essere iscritto, né aveva firmato una revoca, né riconosceva come propria la firma sui documenti. Addirittura, tra coloro che avrebbero revocato l’iscrizione, era comparso il nome di un uomo deceduto prima del 6 maggio. E per far restare tutto lontano dai riflettori, gli investigatori scoprirono che alcune impiegate del sindacato avevano ricevuto l’ordine di non stampare le tessere degli iscritti “fantasma” e di non spedirle a casa: in quel caso in tanti avrebbero scoperto di essere iscritti a un sindacato a loro insaputa.

Per iscriversi, occorreva firmare una delega allo Spi il quale autorizzava l’istituto di previdenza del lavoratore – Inps o Inpdap -  a trattenere la quota che sarebbe poi stata accreditata al sindacato.

Le indagini continuarono e i carabinieri e la procura accertarono che c’erano altre responsabilità: infatti, alla fine gli indagati furono cinque.

E così, dopo i pasticci informatici evidenziati la scorsa udienza dal perito del giudice, oggi si è ripercorsa la genesi dell’inchiesta che aveva scosso per mesi il principale sindacato piacentino.

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