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In tribunale / Gropparello

Picchiato e abbandonato in strada con il volto tumefatto: «Non riusciva nemmeno a parlare»

Al via un processo per tentato omicidio. Sono accusati di aver attirato in una trappola un loro connazionale e, sotto l'effetto di psicofarmaci e alcol, di averlo pestato a sangue per poi abbandonarlo in strada convinti che fosse morto. In aula parlano i testi dell'accusa

Sono accusati di aver attirato in una trappola un loro connazionale e, sotto l'effetto di psicofarmaci e alcol, di averlo pestato a sangue per poi abbandonarlo in strada convinti che fosse morto a Sariano di Gropparello il 7 agosto scorso. Per questo due marocchini di 40 e 27 anni erano stati arrestati con la pesante accusa di tentato omicidio. Il 40enne - Bouchaib Youssef - difeso dall’avvocato Paolo Lentini, ha scelto di essere processato con rito abbreviato, l’altro, Lyamani Hamza (che attualmente è alle Novate) invece - difeso dall’avvocato di fiducia Andrea Bazzani - è giudicato con rito ordinario.

Nel procedimento la vittima si è costituita parte civile con l’avvocato Monica Malchiodi. Nella giornata del 19 maggio si è quindi aperto il dibattimento per Lyamani davanti al collegio giudicante presieduto da Stefano Brusati (a latere Camilla Milani e Alessandro Rago). In aula hanno parlato, come testi del pm che ha coordinato le indagini, Matteo Centini, i carabinieri di Gropparello che per primi, dopo il 118, sono arrivati sul posto e il comandante della Sezione Operativa del Norm di Fiorenzuola, Enrico Savoli. In aula presente per l'udienza il pm Daniela Di Girolamo.

I militari hanno raccontato di averlo visto a bordo dell’ambulanza con il volto tumefatto, pieno di tagli, graffi e quasi incapace di parlare, vestito solo con una felpa e gli slip. Era senza documenti e fu identificato con le impronte digitali una volta ricoverato in pronto soccorso. Successivamente hanno spiegato di aver ascoltato alcuni residenti, anche del condominio dove era avvenuta la violenza. Alcuni hanno dichiarato di aver sentito nella notte urla e rumori forti provenire dall’abitazione del Bouchaib Youssef fino alle 3 di notte e un altro di aver visto la vittima in strada e l’ambulanza. Concordi nel riferire che, se dapprima le stanze dell’appartamento in questione erano molto in disordine, successivamente hanno spiegato invece di aver trovato una situazione migliorata, come se fosse stata fatta pulizia.

L’ANTEFATTO E LE INDAGINI - Da quanto ricostruito dai carabinieri della Sezione Operativa del Norm di Fiorenzuola guidati dal maresciallo Enrico Savoli, coordinati dal sostituto procuratore Matteo Centini, il 40enne aveva conosciuto la vittima, un 34enne, alle Novate dove erano detenuti insieme, quando la vittima era uscita dal carcere avrebbe intrecciato una relazione con l'ex ragazza del 40enne. Quest'ultimo - avevano fatto sapere i militari - non ha dato mai a vedere che il rapporto amoroso lo infastidisse ma nelle settimane successive avrebbe invece organizzato la vendetta.

Una volta ai domiciliari a Sariano, avendo il permesso di recarsi al Sert,  - secondo l'accusa - avrebbe fatto "agganciare" da Lyamani l'ex amico di cella con la scusa di passare una serata a base di alcol in casa. I tre quindi, secondo l'accusa, avrebbero preso un bus a Piacenza (sono stati visti da diversi testimoni) e hanno raggiunto la casa del 40enne, hanno mangiato, bevuto molto e assunto anche psicofarmaci. Ad un certo punto sarebbe scattato il pestaggio. Lyamani e l'altro che voleva - sempre secondo l'accusa -  vendicarsi dell'ex compagno di cella colpevole di aver avuto una relazione con la sua ex, avrebbero preso un bastone o forse lo stelo di un ventilatore e lo avrebbero colpito ripetutamente spaccandogli un’anca e provocandogli anche altre gravi lesioni.

Infine, forse credendolo morto, l’hanno abbandonato per strada. Poi sarebbero rientrati in casa per pulire l’appartamento dal sangue. A trovare il marocchino esanime a bordo della strada era stato un piacentino che verso le 6 del giorno successivo ha notato un uomo pieno di sangue. Nell'abitazione dove è avvenuto il pestaggio, la scientifica nonostante i due avessero tentato di pulire il sangue, aveva trovato tracce ematiche, la stampella di uno dei due aggressori, usata anch'essa, pare, per picchiare il malcapitato e molte bottiglie di super alcolici e psicofarmaci.

Lyamani Hamza è l'uomo che con le sue rivelazioni diede l'abbrivio alla maxi indagine di finanza e polizia locale che portò al Caso Levante e all'arresto di carabinieri e pusher il 22 luglio 2020. Hamza fu per molto tempo un informatore dei carabinieri arrestati. Da precisare che la vicenda qui descritta non è in nessuno modo collegata all'indagine Odysseùs. Lyamani dichiarò in sede di interrogatorio di garanzia di essere (all’epoca) ospite dell'altro coimputato da qualche tempo e comunque di non aver fatto da tramite per agganciare l'ignara vittima, essendo all'oscuro del proposito.

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