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Cronaca Caorso

Quasi 1 milione e mezzo di metri cubi d'acqua immessi nel Po nei primi tre mesi del 2018

Nel primo trimestre del 2018 sono entrati in funzione gli impianti di Zerbio e di Armalunga: complessivamente, in poco più di 500 ore, hanno sollevato quasi un milione e mezzo di metri cubi d’acqua, immettendoli meccanicamente nel Po

Una delle principali attività svolte dal Consorzio di Bonifica di Piacenza è la difesa idraulica dei centri abitati e del territorio. Difesa idraulica significa protezione della città, dei nuclei abitati, delle infrastrutture, degli immobili e dei terreni, dalle conseguenze delle precipitazioni. A seconda della quantità di precipitazioni, e dunque delle necessità, gli impianti gestiti dal Consorzio possono o meno entrare in funzione. Nel primo trimestre del 2018 sono entrati in funzione gli impianti di Zerbio e di Armalunga: complessivamente, in poco più di 500 ore, hanno sollevato quasi un milione e mezzo di metri cubi d’acqua, immettendoli meccanicamente nel Po. Inoltre è entrato in funzione, lavorando ininterrottamente per quasi 100 ore, l’impianto in località San Nicolò (Rottofreno), sollevando acqua piovana e immettendola in un canale di scolo. Dunque nonostante la concentrazione di precipitazioni, non ci sono state conseguenze negative per case, strade, edifici e terreni. Il dato numerico è in linea con le medie storiche e si differenzia invece con il dato corrispettivo del primo trimestre dell’anno scorso quando, dato il periodo particolarmente siccitoso, erano stati sollevati circa 300.000 di metri cubi d’acqua.

Come funzione il complesso sistema di salvaguardia idraulica in pianura e quali sono gli impianti gestiti dal Consorzio? Nella maggior parte della pianura piacentina le acque vengono allontanate a gravità, sfruttando un fitto sistema di canali (2.400 chilometri) che raccoglie le acque in eccesso fino a riversarle nei fiumi.

Alcune aree di pianura invece, poste alle quote inferiori rispetto al Po, per non essere allagate necessitano di particolari azioni idrauliche: sono servite da impianti idrovori per il sollevamento meccanico delle acque. Nella zona urbana (circa 18 chilometri quadrati) le acque giungono all’impianto idrovoro Finarda, posto lungo il Po, tramite i canali Settentrionale e Rifiuto, mentre nella zona suburbana (località Mortizza) le acque confluiscono all’impianto idrovoro Armalunga. Entrambi gli impianti, mediante sollevamento meccanico, immettono l’acqua in eccesso nel fiume Po.

I canali Diversivi di Ovest e di Est (che perimetrano Piacenza) raccolgono l’acqua piovana proveniente dalle colline, acqua che altrimenti allagherebbe la città. In caso di piogge intense Piacenza viene difesa anche dalla cassa di espansione Riello (quartiere Farnesiana) che può contenere circa 98.000 metri cubi d’acqua. La bonifica a sollevamento meccanico nella fascia costiera del Po interessa i comuni di Castel San Giovanni, Sarmato e Caorso. La difesa idraulica di queste zone avviene attraverso gli impianti idrovori di Casino Boschi (a difesa dell’area agricola), Zerbio e Braciforti di Fossadello. A salvaguardia di parte dell’abitato di San Nicolò c’è poi la cassa di espansione in via Paul Harris.

Tutti gli impianti e i manufatti necessitano di monitoraggi e di manutenzione. Il controllo quotidiano è gestito anche grazie alla reperibilità degli addetti 24 ore su 24. Trattandosi, in alcuni casi, di impianti realizzati attorno agli anni Trenta del secolo scorso, può essere necessaria la sostituzione di parti usurate. Alla Finarda e all’Armalunga sono state fatte negli ultimi anni importanti implementazioni mediante posa di nuove pompe che hanno permesso il potenziamento nello smaltimento delle acque; inoltre sono stati eseguiti vari interventi di ammodernamento delle apparecchiature elettriche.

Anche per la fitta rete dei canali di scolo è prevista un’accurata manutenzione mediante pulizia periodica. Questa operazione viene compiuta sia direttamente, dal personale e con i mezzi del Consorzio, sia mediante appalti.

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