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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Quasi il 23% degli operatori sanitari piacentini non si è ancora vaccinato

L’Ausl: «Alcuni presentano giustificazioni, ma ci sono 126 nostri dipendenti che non hanno fornito risposte». Contattati dall’azienda, molti di loro hanno perplessità. Pedrazzini: «Ora verranno spostati in ruoli non a contatto con gli altri, demansionati, stipendi decurtati o sospesi»

Il nuovo decreto Draghi, tra le varie misure, impone l’obbligatorietà della vaccinazione per gli operatori sanitari. L’Ausl di Piacenza, prima ancora che uscisse il decreto, si è interrogata sulla copertura della campagna vaccinale per gli operatori sanitari al suo interno. «Ci sono persone ancora non sottoposte alla vaccinazione – ha spiegato il direttore sanitario Guido Pedrazzini - che fino a ieri l’altro era volontaria e non obbligatoria. Abbiamo cercato di sensibilizzarle e arruolare il più alto numero possibile di vaccinati in questi primi mesi di campagna». L’indagine di Ausl è volta a rendere l’ospedale e le strutture sanitarie davvero sicuri.

Ma quanti sono i vaccinati e i non vaccinati tra gli operatori piacentini? A questi quesiti ha risposto il dottor Franco Pugliese,Franco Pugliese-2 direttore del dipartimento prevenzione e referente per la campagna vaccinale. Al primo marzo il 77% è vaccinato, quasi il 23% è rimasto fuori. «Non è una situazione esaltante, sono 887 persone per ora non coinvolte. Ma alcuni di loro non si sono vaccinati perché avevano già fatto la malattia e hanno sviluppato gli anticorpi. Quindi il totale salirebbe all’85%». Ne rimangono fuori in 581, il 15%, la maggior parte infermieri.

«Si può fare ancora una scrematura di questa platea – prosegue Pugliese -, perché ci sono anche motivazioni valide per non essersi sottoposti al vaccino. Alcuni erano in maternità, diversi sono fragili, altri assenti per malattia, altri in pensione o in procinto di andarci, altri in aspettativa. Il 33% è senza motivazione: sono 126 di cui non sapevamo nulla. Tra loro anche 9 medici e tanti infermieri e Oss».

L’Ausl ha provato a contattarli per sottoporsi a un’indagine telefonica. «85 di loro siamo riusciti a rintracciarli: 7 hanno detto che si prenoteranno a breve, 7 rifiutano di parlare, 71 non sono disponibili perché hanno delle perplessità».

Quali possono essere i dubbi? «27 hanno timore per effetti avversi del vaccino, 18 sono contrari a un vaccino particolare piuttosto che un altro, 10 sono indecisi, 6 si ritengono già immuni, 6 sono in gravidanza o allattano».

L’Ausl insisterà nell’opera di convincimento, ma queste persone – alla luce del decreto Draghi - sono temporaneamente non idonee al servizio.

Come si traduce questo? «Significa – ha risposto Pedrazzini – che verranno impiegati in altre ruoli non a contatto con il pubblico, se necessario, con la modifica salariale in caso di demansionamento. Se l’Ausl non è in grado di utilizzare la risorsa umana, potrebbe anche decidere per la sospensione dello stipendio. Stiamo cercando di capire l’impatto e le ricadute quotidiane di questa situazione».

Pugliese ha inoltre sottolineato che le polemiche sulla vaccinazione degli amministrativi dell’Ausl è «fuorviante». «Fanno parte del nostro tessuto produttivo, sono esposti tanto quanti i sanitari nelle strutture dell’Ausl, giusto vaccinarli insieme agli operatori sanitari tra i primi della campagna».

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