«Referendum sulla giustizia, le ragioni dei cinque sì»
Il 12 giugno 2022 non sarà solo il giorno delle elezioni comunali. Tutti coloro che hanno diritto di voto potranno recarsi alle urne per votare i referendum sulla giustizia. Dei sei quesiti che erano stati presentati dalla Lega di Matteo Salvini e dai Radicali italiani, sono cinque quelli che hanno passato il vaglio della Corte Costituzionale. Andiamo a vedere nel dettaglio quali saranno le domande a cui si chiede una risposta agli italiani. Tenendo a mente che un referendum è valido se raggiunge il quorum della maggioranza assoluta, scopriamo anche che cosa cambierebbe se il Paese votasse “sì” ai quesiti referendari del referendum sulla giustizia previsto per il 12 giugno 2022:
- Abrogazione della legge Severino
- Misure cautelari
- Separazione delle carriere
- Cambio sulla valutazione dei magistrati
- Riforma del Consiglio superiore della magistratura (Csm)
Pubblichiamo interamente l'intervento dell'avvocato Aldo Truncè (foro di Crotone) circa il referendum sulla giustizia per il quale si voterà il 12 giugno.
Raramente abbiamo assistito ad un silenzio tombale sui referendum come accade invece per questa chiamata alle urne del prossimo 12 giugno. Solo da qualche giorno, finalmente, sembra smuoversi il dibattito pubblico, ed e? un bene, perche? mai come in questo momento i cittadini hanno una chance imperdibile per poter finalmente cambiare l’asse di rotazione del pianeta giustizia, visto che le questioni in campo sono davvero cruciali. Il tema fondamentale che riguarda davvero tutti, e? quello della separazione delle carriere dei magistrati giudicanti da quelli inquirenti/requirenti. Un processo equo e? quello in cui il giudice e? in rapporto di equidistanza con pubblico ministero ed avvocato. La contiguita?, anche fisica, tra giudici e pubblici ministeri potrebbe condizionare i primi verso un appiattimento sulle tesi dei pm.
Non e? normale che oggi abbiamo giudici che hanno svestito i panni del pm dopo un decennio e che inevitabilmente pagano il prezzo, umano, della costruzione di una forma mentis accusatoria. Nella partita del processo, noi avvocati portiamo la palla (i mezzi tecnici difensivi) ma il pm a volte porta l’arbitro, cioe? il collega con cui ha lavorato fianco a fianco condividendo visioni procedurali e scelte che invece dovrebbero restare completamente autonome. Si?, quindi alla separazione rigida delle carriere tra giudici e pm, che non dovranno mai piu? cambiare la loro funzione, nel corso della loro carriera.
Altro tema centrale e? quello del divieto di custodia cautelare quando vi e? l’esigenza di prevenire il pericolo di reiterazione. Perche? votare si?? Perche? siamo stufi dell’abuso di misure coercitive, quando, statistiche alla mano, ogni anno in Italia finiscono in carcere mille innocenti in attesa di un processo nel quale verranno assolti. Sono milioni gli euro di risarcimento che lo Stato Italiano paga in conseguenza dell’abuso della cattura pre-processuale. Attenzione, cio? non vuol dire lasciare in liberta? i sodali di gruppi criminali organizzati o gli autori di reati gravi. Il si? al referendum non modifica la norma che consente la custodia cautelare per questa tipologia di indagati. Non si abbasseranno i livelli di sicurezza, ma si evitera? l’ingresso in carcere, ingiusto, di innocenti che oggi, purtroppo, sono costretti ad aspettare il verdetto in carcere.
Ancora, un “si?” e? doveroso per abrogare la norma che vieta agli avvocati e ai professori universitari di esprimere il loro giudizio sulla professionalita? dei magistrati all’interno dei Consigli Giudiziari. Questo e? uno di quei quesiti che appaiono piu? tecnici e che rischiano di far disertare le urne, perche? alla maggior parte della cittadinanza poco importa delle valutazioni professionali dei magistrati. E invece deve importarvi, eccome, perche? domani quel giudice che oggi avanza di carriera indisturbato anche se poco aggiornato o preparato, potrebbe giudicare proprio chi, non andando a votare, ha avallato questo sistema di scalata di carriera incontrollato. Oggi, infatti, il 99 per cento dei giudici ha scatti di carriera pressoché automatici, perche? viene giudicato dai suoi colleghi che compongono il Consiglio Giudiziario, che, vuoi per solidarieta?, vuoi per evitare inimicizie, non esprimono mai voti negativi. Oggi gli avvocati ed i professori universitari di diritto, siedono gia? nei consigli giudiziari distrettuali, ma non possono assistere alle deliberazioni dei voti sulla professionalita? dei magistrati e questa e? una cosa davvero antipatica, che rende settaria l’amministrazione della giustizia.
Nessuno, meglio di un avvocato, puo? esprimere una valutazione sulla professionalita? del giudice. Votare si?, significa scegliere di avere una giustizia amministrata da magistrati preparati, all’altezza del ruolo che rivestono. Ancora un “Si?” e? la scelta giusta per abrogare la raccolta di firme che un giudice deve raccogliere, tra i colleghi, per candidarsi al Consiglio superiorio della magistratura. Fino ad oggi la raccolta di firme ha fatto si? che si creasse il gioco delle correnti, con le conseguenze ben note. Attenzione, questo non e? un quesito dall’importanza residuale, perche? e? il primo passo per l’abolizione delle correnti e per una rivincita dei giudici che meritano di ricoprire ruoli di vertice solo per le loro doti e qualita?, senza che si debbano “schierare” in una corrente politica interna alla magistratura.
Votare “si?” significa avere una magistratura piu? libera e meritocratica. L’ultimo Si? e? per l’abrogazione della Legge Severino, che prevede l’incandidabilita? di parlamentari, consiglieri regionali e amministratori locali in caso di condanna. Nel breve tempo di vigenza della legge, e? accaduto che il pubblico ufficiale, sospeso, costretto alle dimissioni, o comunque danneggiato, sia poi stato assolto in appello, perche? risultato innocente. In quei casi non sono state rovinate solo carriere politiche, ma anche vite private, con intrusioni indebite.
Votare si? significa cancellare questo automatismo e restituire ai giudici la facolta? di decidere, di volta in volta, se, in caso di condanna, occorra applicare o meno anche l’interdizione dai pubblici uffici. Ancora una volta, il giudice al centro, ed il suo potere, che se esercitato in modo equilibrato puo? restituire dignita?, forza e vigore a quel gigante malato della giustizia, e questo anche grazie ai quesiti del referendum del prossimo 12 giugno, che non saranno la cura risolutiva, ma sono il primo passo verso la strada della guarigione. Un si?, deciso, allora, ai cinque quesiti!