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Cronaca

Per vendicarsi invia un video intimo dell'ex ai genitori di lei: condannato

Condannato a due anni, 4 mesi e 4mila euro di multa un algerino accusato di aver mandato un video intimo dell'ex ai suoi genitori. Ritenuto colpevole anche per lesioni e minacce

E' stato riconosciuto colpevole di aver inviato un video intimo ai genitori della sua ex fidanzata (revenge porn) ma anche di lesioni e minacce e per questo è stato condannato dal gup Luca Milani a due anni, 4 mesi e 4mila euro di multa. Il processo, svoltosi in rito abbreviato, ha visto anche la costituzione della ragazza offesa come parte civile rappresentata dall'avvocato Mara Tutone. E' stato anche condannato a liquidare in sede civile il danno con una provvisionale di 5mila euro. 

L'imputato è stato difeso invece dall'avvocato Antonino Rossi che ha annunciato il ricorso in appello perché il video incriminato non è stato trovato dal consulente della procura nominato appositamente, tuttavia per il giudice la testimonianza della giovane, di un'amica e dei famigliari è stata ritenuta credibile e pertanto sufficiente. Le indagini erano state coordinate dal sostituto procuratore Daniela Di Girolamo che aveva poi chiesto da pm la condanna a un anno e sei mesi. 

I fatti risalgono al dicembre 2020 quando sul numero WhatsApp del padre della vittima, una ghanese oggi 26enne, l'ex fidanzato della figlia avrebbe mandato intimo che li ritraeva insieme. Di lì la denuncia e le indagini. Andando a ritroso gli inquirenti hanno ascoltato sia i famigliari sia gli amici della vittima e hanno scoperto che l'imputato, un algerino coetaneo, la picchiasse soventemente e la minacciasse («mando a tuo padre un video dove ti fumi una "canna"»). A confermare la condotta violenta dello straniero, i genitori e un'amica. 

I due si erano conosciuti nel 2018 per poi lasciarsi a fine 2020, periodo al quale risale l'invio del video che ha concretizzato il reato di revenge porn. Il perito nominato dalla procura ha cercato di recuperare il file senza riuscirci (era stato cancellato) e su questo ha insistito il legale difensore: non c'è la prova, oltre al fatto che la giovane non ha mai denunciato le botte nemmeno recandosi in pronto soccorso per farsi refertare. 

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