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Cronaca

«Mi aveva preso in giro: non le servivo più, poi l'ho afferrata per il collo»

Massimo Sebastiani dal carcere dove è rinchiuso da sabato 7 settembre, giorno della cattura dopo 13 giorni di fuga in seguito all'omicidio della 28enne Elisa Pomarelli, ripercorre davanti al gip Luca Milani e il pm Ornella Chicca tutta la sua relazione con la giovane donna che poi ha ucciso

«Dopo un anno e mezzo che ci frequentavamo ricordo che durante una passeggiata alla Pietra Parcellara mi ha rivelato delle preferenze per le donne, dunque non ero io il problema per lei, ma mi ha assicurato che se avesse cambiato idea, sarei stato l’uomo con cui si sarebbe messa…Io avevo deciso di aspettarla. Nell’ultimo periodo avevo iniziato a frequentare altre donne ma con nessuna mi sentivo come con lei». Massimo Sebastiani dal carcere dove è rinchiuso da sabato 7 settembre, giorno della cattura dopo 13 giorni di fuga in seguito all'omicidio della 28enne Elisa Pomarelli, ripercorre davanti al gip Luca Milani e il pm Ornella Chicca tutta la sua relazione con la giovane donna che poi ha ammazzato e nascosto in un bosco. Con lui il suo avvocato Mauro Pontini.

bruzzone pontini novate omicidio pomarelli-2«Elisa mi è piaciuta subito. Abbiamo iniziato a vederci (dal 2015 ndr). Nei tre anni ci siamo frequentati condividendo delle passioni come quella di restaurare Vespe per poi rivenderle o fare insieme piccoli lavori di campagna o nei boschi. Quello che riuscivamo a guadagnare lo dividevamo, anche se io tra spese e tutto, quasi sempre ci perdevo ma ero contento perché vedevo che lei era felice. Ci vedevamo il martedì, il giovedì e nel finesettimana, spesso uscivamo a pranzo o a cena perché a lei non piaceva cucinare. Dopo le primissime volte in casa mia non è più entrata», spiega il tornitore di 45 anni. Della cronistoria minuto per minuto si è già riferito: LEGGI QUI

elisa massimo-2LA BUSTA  - «Dopo il pranzo a Ciriano ci siamo diretti verso la mia abitazione  - spiega  - perché Elisa aveva deciso che prima avremmo lavorato un po’ alla casetta e poi saremmo andati in Trebbia. Nel tragitto in auto lei mi ha parlato di una proposta che le era stata fatta la sera prima ad una festa a Sarmato, ovvero quella di custodire una busta in cambio di una somma di denaro. Al momento non ho detto niente, ci siamo diretti verso il pollaio dove è entrata prima lei…da quella attività di occultamento della busta avremmo ricavato molti soldi. Lei poi ha aggiunto, guardandomi in faccia che forse non c’era più bisogno di vederci così spesso. Era molto seria in quel momento». Della busta ad oggi non c'è nessuna traccia né riscontro. 

L'OMICIDIO - «Io  - prosegue - per un attimo ho visto tutto buio, dopo aver avvertito una fitta all’altezza del cuore ed un calore che si propagava fino ai piedi. Ho capito in un secondo che lei mi aveva solo preso in giro e che adesso che aveva trovato il modo per guadagnare dei soldi non le servivo più. L’ho afferrata con entrambe le mani per il collo e ho sentito cadere un’asse del pollaio, probabilmente perché la sua testa ha sbattuto contro una delle pareti. E’ caduta a terra e ho capito che era morta. Ho pensato cosa dovessi fare, se chiamare i soccorsi, ma io ero sconvolto e mi è solo venuto in mente di prendere una coperta, avvolgerla e portarla in braccio verso la macchina…Mi sono accorto che in macchina c’era il cellulare di Elisa, l’ho guardato per vedere che ora fosse e se non sbaglio mi si è aperto un messaggio di Whatsapp che ricordo parlava di uova ed era rivolto alla sorella».

LA FUGA -  «Sono partito con l’auto e all’altezza di Cerreto, dopo una semi curva con una strettoia con due case, ho gettato il elisa massimo-3cellulare dopo un rettilineo in un punto in cui si può fare manovra nei pressi di un vascone. Non so se sono sceso dall’auto o se l’ho lanciato dal finestrino...Ho deciso di portarla in un bosco a Sariano vicino all’abitazione di Perazzi. A piedi nella boscaglia con il corpo dei Elisa in braccio sono inciampato più volte». Elisa era nel baule avvolta in un lenzuolo che poi è stato bruciato dietro al pollaio, il suo cellulare non è mai stato trovato. 

"DOVEVO TORNARE DA ELISA" -  «La sera del 25 agosto siamo usciti a cena (Massimo e un'amica ndr) e a metà della serata pensando che dovevo tornare da Elisa mi sono allontanato dicendo ad E.  che dovevo dare da mangiare alle galline». Massimo ha raccontato all'amica così come al benzinaio che quel giorno non aveva visto Elisa, mentendo. All'amico Perazzi aveva detto invece di aver avuto un litigio con lei che poi si era allontanata. Diversi i messaggi inviati al cellulare di lei quando l'aveva uccisa: «un chiaro depistaggio», spiega il pm.  A quel punto sono andato a Campogrande dove ho preso lo zaino di Elisa e ci ho messo dentro un giubbotto, una maglietta, un paio di pantaloni, un paio di scarpe (ha detto che le avrebbe volute avere pulite quando si sarebbe costituito ndr) oltre ad una scatola dove avevo accumulato la metà delle vincite che avevo ottenuto dalle macchinette dei bar. L’altra metà l’avevo data ad Elisa volta per volta, il mio progetto sarebbe stato aiutarla a pagare le sanzioni che avevano provocato il fermo amministrativo di una delle sue macchine, avevo accumulato circa 550 euro».  «Ho deciso - prosegue - il giorno prima della mia cattura di seppellire il corpo di Elisa perché forse per la prima volta mi ero reso conto dello stato in cui si trovava: dello stato di decomposizione e dell’odore, prima continuavo a vederla come l’avevo conosciuta». Nelle notti della fuga ha anche dormito accanto a lei tenendole la mano. «Nel trascinarla nel bosco le si sono sfilati i pantaloni e le calze che ho bruciato poco lontano con il suo accendino» ha detto. Sebastiani stremato dalla fuga e dalla vita all'addiaccio nonostante alcuni giorni passati nella mansarda della casa dell'amico Silvio Parazzi (che a detta sua non si è mai accorto della sua presenza a Costa di Sariano), si è fatto trovare dai carabinieri avvertiti dallo stesso Perazzi che se lo era trovato davanti a casa nella tarda mattinata del 7 settembre. AI militari ha poi fatto trovare il corpo della giovane donna. 

OSSESSIONE e POSSESSO - "Nessuna delle persone che avevano visto Pomarelli e Sebastiani in quella giornata aveva notato un clima di contrasto tra i due. Sebastiani sarebbe satto profondamente colpito dalle frasi di Elisa: in un eccesso di rabbia l'aveva strangolata. Le azioni compiute - si legge negli atti - dall'indagato nelle ore successive, nelle quali aveva cercati di elaborare una soluzione per nascondere il corpo della vittima, e al contempo, crearsi un alibi per depistare le indagini  sulla sua scomparsam forniscono importanti elementi di conferma su quanto accaduto". Nell'ordinanza del gip si legge anche di un pericolo di fuga e di di reiterazione del reato: al momento si tratta di una persona non in grado di controllare le proprie reazioni e, al di là della specificità del rapporto con Pomarelli si profila il rischio attuale e concreto che se lasciato in libertà possa compiere gesti estremamenti lesivi anche nei confronti di altre persone". Il gip Milani esclude anche capacità autocustodiali del Sebastiani.  Tutto il materiale raccolto conferma "come il grave delitto commesso da Sebastiani sia maturato nell'ambito del suo rappprto di amicizia con Elisa. L'uomo, che aveva già manifestato ad alcuni conoscenti, la sua delusione per non poter avere una relazione sentimentale con la vittima, avrebbe concretizzato il proposito di ucciderla al culmine di una discussione...Non sono ancora emersi fattori in grado di evidenziare come il gesto possa essere stato premeditato, e al tempo stesso è da escludere che il reato consumato non sia stato voluto. In pochi minuti egli si era rappresentato la cessazione improvvisa delle sue frequentazioni con la ragazza, e per questo motivo aveva deciso di eliminarla a mani nude, sfruttando la sua indiscutibile superiorità fisica. Tutte le condotte dell'uomo sottolineano come il legame affettivo provato dall'indagato  per Elisa fosse di natura estremamente possessivo: non solo Sebastiani si è dimostrato incapace di rassegnarsi al rifiuto sentimentale della donna ma anche alla sua morte». 

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