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Cronaca

«Sofferenti, malati e denutriti»: il tribunale confisca nove cani e sette gatti a due allevatori

Cani Golden Retriever tenuti «in condizioni non compatibili con la loro natura e produttive di gravi sofferenze»: concluso il processo in primo grado a due allevatori. Gli animali ad oggi stanno bene. I fatti erano accaduti in Valtrebbia

Si è concluso nel primo pomeriggio del 30 giugno il processo in primo grado che vedeva imputati Erika Faccini e il marito Ludovico Spremulli accusati di aver tenuto cani Golden Retriever «in condizioni non compatibili con la loro natura e produttive di gravi sofferenze» nell’allevamento che gestivano in Valtrebbia, ad oggi ovvviamente chiuso.

Il pm Sara Macchetta ha chiesto 5 mesi di arresto e la confisca degli animali sequestrati all’epoca (9 cani, 7 gatti), mentre la difesa l’assoluzione. Il giudice Ivan Borasi ha deciso per la confisca degli animali, due mila euro di ammenda e la condanna a pagare le spese processuali, non solo ha stabilito che il danno sia quantificato in sede civile e stabilito 2mila euro per le spese di costituzione di parte civile di Oipa e Lega nazionale per la difesa del cane. 

I legali di Oipa e Lega nazionale per la difesa del cane e costituiti parte civile, rispettivamente Claudia Taccani e Michele Pezzone hanno espresso la loro soddisfazione: «Nei limiti di quello che prevede la normativa che dovrebbe essere assolutamente migliore e le pene inasprite a fronte di gravi condotte come queste, siamo soddisfatti: per noi la confisca è la conquista più importante». I fatti risalgono al 2018-2019 quando il veterinario e responsabile del canile di Piacenza Elena Castelli, accompagnato dai carabinieri forestali e da un collega dell’Ausl, aveva visitato l’allevamento dicendo poi anche in aula di aver trovato i cani denutriti e in sofferenza. Nel processo, celebrato in rito ordinario, si sono costituite come parti civili con gli avvocati Michele Pezone e Claudia Taccani, la Lega nazionale per la difesa del cane e l’Organizzazione internazionale protezione animali (Oipa). Marito e moglie cani oipa-2erano difesi dall’avvocato Vincenzo Morelli.

Prima che il giudice si ritirasse in camera di consiglio l’imputata ha reso spontanee dichiarazioni dicendo che all’epoca dei fatti aveva fatto il possibile con tutte le forze per salvare gli animali e dar loro cibo e poi di aver chiesto aiuto anche alle forze dell’ordine, di essere buddista e di avere compassione per gli animali come impone la religione. La difesa nella persona dell’avvocato Murelli ha spiegato nella sua arringa: «Le difficoltà economiche che la famiglia (che ha cinque figli) ha attraversato in quel periodo erano enormi. Hanno chiesto aiuto a tutti, anche ai servizi sociali che li stanno seguendo, di fatto autodenunciandosi, ma si tratta di una parentesi. Ad oggi la situazione è migliorata e ne stanno uscendo con un altro allevamento in Toscana. Ho vissuto i miei clienti e ho visto come vivono, Faccini non è una persona pericolosa. Chiedo l’assoluzione perché erano in uno stato di bisogno e in un momento drammatico e per primi hanno capito che non ce la facevano senza chiedere aiuto».

Di diverso, opposto avviso le parti civili: «A dimostrazione della condotta della donna si ha la sentenza in giudicato per truffa e falso in cui si legge come abbia avuto la tendenza ad inscenare falsità e si ravvisa la pericolosità perché i cani venivano venduti malati e con parassiti trasmissibili all’uomo al solo scopo di trarne profitto. Questi elementi ci restituiscono il modus operandi adottato in maniera continuata». E ancora: «Non era una parentesi, ma uno stato che si è protratto nel tempo: al momento dell’accesso dei veterinari e forestali la situazione era già compromessa». «Siamo di fronte  - hanno proseguito le parti civili - ad una incapacità di rendersi conto della gravità della realtà. Dieci giorni prima del sequestro erano state date prescrizioni precise, tra le quali rimuovere le feci dove vivevano i cani, ma non sono state messe in atto, i cani erano pieni di parassiti e  malnutriti in maniera molto grave, quasi irreparabile».

L’ALTRA CONDANNA - Faccini nelle prime settimane di febbraio 2022 è stata condannata a un anno e 6 mesi per falso e truffa, mentre il marito imputato in concorso è stato assolto. Erano accusati di aver falsificato nel 2018 libretti sanitari internazionali di vaccinazione con timbri e firme di ignari veterinari – secondo l’accusa – per alcuni cani che sarebbero stati venduti come in buona salute pur non essendolo. Tutto prese avvio dalle denunce di alcuni clienti, uno di questi si era rivolto all’avvocato Alessandro Guidotti. Il piacentino aveva comprato un Golden “spacciato” come sano e vaccinato, invece era affetto da giardia (parassita intestinale), pertanto si era rivolto al veterinario la cui firma era sui documenti chiedendo spiegazioni e aiuto, il professionista però aveva dichiarato di non aver mai visitato quel cucciolo. Di lì la denuncia sua e degli altri, le indagini coordinate dal pm Antonio Colonna e infine al processo che ha visto sette parti offese (3 veterinari e quattro clienti, di cui uno parte civile che alla lettura della sentenza ha ricevuto una provvisionale di 1580 euro).

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