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Cronaca

I Pendolari ascoltati dal giudice: «Rivogliamo la nostra sede»

I pendolari hanno spiegato al giudice la loro versione sullo sfratto di aprile e hanno chiesto, con un decreto di urgenza, di poter tornare nell'edificio di Piazza Marconi da cui sono stati "allontanati" dal Comune

I pendolari hanno spiegato al giudice la loro versione sullo sfratto di aprile e hanno chiesto, con un decreto di urgenza, di poter tornare nell’edificio di Piazza Marconi da cui sono stati “allontanati” dal Comune. Il giudice del Tribunale civile, Mario Coderoni, si è riservato la decisione dopo aver ascoltato Ettore Fittavolini, presidente dell’Associazione Pendolari Piacenza, e un altro associato Nunzio Malpeli.

Assistiti dagli avvocati Umberto Fantigrossi e Maria Paola Canepari, i pendolari si battono per riottenere ciò che, a loro dire, gli è stato tolto in modo arbitrario con “una porcata fatta da Reggi. Si sperava in un cambio rotta che oggi ancora non si vede. Mi auguro che Dosi cambi. Sentirò ancora l’assessore Luigi Rabuffi dopo un primo incontro già avvenuto”.

Nell’occhio del ciclone dei viaggiatori c’è la famosa “cacciata” dalla sede perché, secondo il Comune, l’Associazione Pendolari non l’avrebbe condivisa con l’Unione Pendolari. Secondo l’amministrazione Reggi, i pendolari avrebbero lasciato la porta aperta. Un fatto che avvenne durante la campagna elettorale.

E che il clima fosse teso, lo dimostrò anche il fatto che nel primo incontro tra i candidati e i pendolari l’unico assente era stato Paolo Dosi, anche se giustificato da un altro impegno, come disse il candidato di una lista che lo sostituiva. Una giustificazione che fece comparire il sorriso sulle labbra di molti pendolari. Pochi giorni dopo, il Comune era intervenuto cambiando la serratura e lasciando fuori i pendolari dell’Associazione.

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