rotate-mobile
Cronaca

Sicurezza, da cittadini modello a rondisti: tutto per una canotta fosforescente

Pubblichiamo per intero la lettera - riflessione scritta da Antonio Giangrande, presidente dell'associazione Contro tutte le Mafie. Le ronde? Tanto rumore per nulla, scrive Giangrande. E parla della nuova legge sulla sicurezza: Che i politici e i media parlino meno di canotte e più di impunità

A Piacenza, di ronde, si parla da tempo. Ciclicamente, le organizzazioni volontarie di cittadini - come le chiama la Lega Nord, tornano alla ribalta delle croncache. “Noi siamo totalmente contrari” ha dichiarato qualche mese fa Paolo Botti, segretario provinciale del Pd “perchè, soprattutto in un territorio come il nostro la sicurezza deve passare attraverso tutt'altra azione”. L'azione in questione si chiama socialità diffusa, intercultura.

Adesso che il decreto sicurezza è legge dello Stato e che le ronde sono ufficialmente contemplate, in redazione è arrivata la lettera - riflessione dell'Associazione Contro tutte le Mafie. La pubblichiamo per intero:

"Nel provvedimento sulla sicurezza trovano posto le ronde, fortemente volute dalla Lega: associazioni di cittadini potranno segnalare alle forze dell'ordine situazioni di disagio sociale o di pericolo. Saranno iscritte in elenchi, non potranno essere armate e prioritariamente dovranno essere formate da ex agenti.

Arriva l'identikit del "rondista": è quanto contenuto nella bozza del regolamento attuativo del Viminale. Chi ha a cuore la sicurezza dei cittadini e vorrà far parte delle ronde dovrà avere non meno di 25 anni, godere di buona salute fisica e mentale, nessuna dipendenza da droga o alcol, non aver avuto denunce o condanne per delitti non colposi, non aver aderito a movimenti o associazioni o gruppi organizzati. Solo chi rispetterà questi canoni potrà diventare "osservatore volontario"', come stabilisce la bozza del ministero dell'Interno.

Certo che chi non si ritrova nell’essere rondista, inquadrato e canottato, può certamente continuare a fare il cittadino modello. Le sue armi sono gli articoli 333 e 383 del codice di procedura penale. Ogni cittadino, solo o in compagnia, che ha notizia di un reato perseguibile d’ufficio, può fare denuncia agli organi di polizia giudiziaria e, quando il reato è grave, è addirittura autorizzato a procedere all’arresto in flagranza.

Ma perché si ha necessità dell’intervento del cittadino, modello o rondista, per la sicurezza comune?
  Che i politici e i media parlino meno di canotte e più di impunità  

Per quanto riguarda gli orari di lavoro delle forze di polizia, il dpr 11 settembre 2007, n. 170, prevede il turno di lavoro: 36 ore settimanali. Sono molto di meno, se si considera che per ogni giorno vi è la fase montante e la fase smontante dal servizio. E’ un tempo morto, perché inibisce ogni intervento.

Dalle statistiche pubblicate per distretto sul sito del Ministero della Giustizia, si nota che a fronte di decine di migliaia di denunce solo il 13 % hanno un definizione. Per poche di queste, poi, consegue effettiva condanna. Va da sé che il cittadino, sfiduciato, denuncia solo il 70% dei reati e nonostante ciò ci sono 3 milioni di reati all’anno, 333 all’ora, 5 ogni 100 abitanti.

Certo non ristora la sete di sicurezza e giustizia il sapere che le carceri traboccano di detenuti, quasi tutti extracomunitari, se poi la maggior parte di loro è innocente: vuoi perchè non condannati con sentenza definitiva, vuoi perchè non hanno avuto adeguata difesa a causa della loro indigenza.

Che i politici e i media parlino meno di canotte e più di impunità, meno mostri sbattuti in prima pagina e più colpevoli in carcere, forse così vale la pena essere un cittadino modello".
 
Grazie dell’attenzione.
Presidente Dr Antonio Giangrande – ASSOCIAZIONE CONTRO TUTTE LE MAFIE
  
Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Sicurezza, da cittadini modello a rondisti: tutto per una canotta fosforescente

IlPiacenza è in caricamento