rotate-mobile
Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

«Non serve buttare fumo negli occhi con i lampeggianti accesi, a Piacenza servono arresti»

Sicurezza, dopo l'incontro con il viceministro Bubbico, la "ricetta" del Sindacato Italiano Unitario Lavoratori Polizia: «Passare da 4 a 3 zone non serve a nulla, la volante che gira non è più un deterrente, a Piacenza servono arresti. Facile parlare per Innocenti quando la sua questura aveva 50 persone in più»

Ad un giorno dalla visita del viceministro dell'Interno Filippo Bubbico in prefettura con i sindaci della provincia, il questore, il comandante dei carabinieri e i sindacati di polizia, il Siulp (Sindacato Italiano Unitario Lavoratori Polizia) analizza punto per punto la questione sicurezza nella nostra città, e lo fa in una nota del portavoce e componente del Direttivo Provinciale Oliviero Pietrarelli.

ORGANICO - ​«Bubbico non ha potuto far altro che confermare quanto ormai noto e che certamente il numero dei poliziotti sul campo nel nostro territorio è al di sotto della media nazionale. Questa sofferenza numerica crea i presupposti perché si ingeneri nella cittadinanza un senso di insicurezza generale. E per fornire qualche dato, la Questura di Piacenza soffre uno sbilanciamento numerico per effetto dell’organico composto anche da una quota consistente di poliziotti “tecnici” che, per profilo professionale acquisito a domanda nel corso degli anni, oggi non effettuano più servizio operativo di polizia e che, pertanto, creano false aspettative nei confronti della visibilità richiesta dall’opinione pubblica riguardo la presenza sul territorio nel corso dei servizi esterni».

«Su 170 unità in servizio in questura, 25 sono tecnici. Tenendo conto che in tutta Italia i tecnici in forze alle questure sono in totale 1800 la sproporzione è evidente e Bubbico l'ha sicuramente riconosciuta. Di questi 25 alcuni lavorano al centralino in prefettura e altri ancora effettuano sorveglianza al palazzo del Governo. Se spostassimo il centralino in questura portando due dei sei tecnici  "prestati" a via San Giovanni, nella sala operativa di viale Malta si potrebbero "liberare" gli agenti non-tecnici e metterli per strada».

CONTROLLO TERRITORIO - «Recentemente è stato modificato il piano di controllo del territorio» continua la nota. «Bene, il territorio stesso, per effetto della diminuzione degli equipaggi disponibili, è semplicemente stato suddiviso in 3 zone invece delle 4 precedenti, con il solo effetto di aver aumentato la porzione di superficie da assegnare alla vigilanza delle volanti e del solo equipaggio che giornalmente l’Arma dei Carabinieri mette a disposizione per il controllo del territorio. Il nuovo piano è aria fritta: serve solo a giustificare il fatto che non si potesse far uscire una volante in più».

MODULI OPERATIVI - I moduli operativi in atto, quelli che potevano funzionare quando sono stati concepiti e che quindi tenevano conto di altra forza disponibile, oggi non sono più redditizi. Far girare una volante per la città non serve più da deterrente come in passato. Abbiamo l'esigenza di implementare il servizio di vigilanza in capo alle volanti ed al Radiomobile dei carabinieri, con personale dei servizi investigativi che, anche di sera e di notte, potendo agire inosservato, può meglio esercitare attività di contrasto. Non serve buttare fumo negli occhi con i lampeggianti accesi, a Piacenza servono arresti, serve essere messi nelle condizioni di lavorare, serve gente che giri per la città in borghese. Le squadre mobili devono tornare in mezzo alla gente e non stare negli uffici perché loro malgrado subissati dalla burocrazia» dichiara Pietrarelli.

«Il personale delle volanti non può essere il solo a rendere conto del proliferare dei reati predatori se è chiamato a svolgere, in via principale, attività preventiva di visibilità e deterrenza. Per l’azione repressiva sul campo devono essere maggiormente impiegati i servizi investigativi oggi soprattutto impegnati a valle delle attività di polizia giudiziaria. Da parte nostra, come Siulp, abbiamo partecipato il  18 aprile , ad un convegno formativo nella città di Modena in tema di sicurezza, alla presenza autorevole del Vice Capo della Polizia, il Prefetto Della Rocca, dell'Onorevole Fiano - responsabile sicurezza PD - , del giudice dottor Truppa - Gip presso il tribunale di Modena - e del Segretario Generale Nazionale del SIULP Felice Romano».

COME SONO CAMBIATI I DELINQUENTI - «Secondo le voci delle più autorevoli cariche in tema di sicurezza, emerge essere proprio la tipologia dei crimini  che è andata man mano a modificarsi, mentre d'altra parte i numeri in senso stretto non sono cresciuti un granché. È invece cambiata la tipologia del criminale, spesso itinerante e  di altre nazionalità, il suo modo di agire, connotato da tratti di violenza.  Siamo d'accordo anche sul punto dei numeri di reati che le Questure forniscono, perché sono basate su inserimenti statistici che fanno i poliziotti stessi e vengono inviate poi a livello centrale. Serve più che mai modificarsi in base all'evoluzione della criminalità. Abbiamo il dovere di applicare un altro schema, questo in uso non funziona più. Mettere da parte i lampeggianti e indagare in mezzo alla gente».

«Noi del Siulp  concludiamo col dire che la percezione di insicurezza nella cittadinanza piacentina è cresciuta man mano che i tagli dei governi succedutisi hanno colpito al cuore la pubblica sicurezza, non dando la possibilità a noi della Polizia di agire con mezzi e forze giovani, così come accadeva un bel po' di anni fa, quando i questori potevano contare su ben altre risorse per fronteggiare un crimine comunque meno agguerrito. Facile parlare come fa l'ex questore Giovanni Innocenti di "Piacenza sotto assedio" quando aveva a disposizione 50 poliziotti in più». Conclude la nota.

In Evidenza

Potrebbe interessarti

«Non serve buttare fumo negli occhi con i lampeggianti accesi, a Piacenza servono arresti»

IlPiacenza è in caricamento