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Venerdì, 19 Aprile 2024
Il gip: «Scoperta di scenari inquietanti»

La Valtrebbia come una «terra di mezzo da conquistare con il mercimonio delle funzioni pubbliche»

Il gip Luca Milani sprona i cittadini «a proseguire nelle battaglie a difesa del loro territorio, affinché tornino ad affermarsi in quelle meravigliose zone i valori della democrazia e del buon andamento della pubblica amministrazione»

«Solo all'esito dei processi che scaturiranno da questa indagine sarà possibile accertare in via definitiva i fatti e le responsabilità penali di ciascun indagato. Nell'immediato, si auspica che le risultanze investigative qui compendiate possano convincere i cittadini dell'Alta Val Trebbia e non solo a proseguire nelle battaglie a difesa del loro territorio, affinché in un giorno molto vicino tornino ad affermarsi in quelle meravigliose zone i valori della democrazia e del buon andamento della pubblica amministrazione». Lo scrive il gip Luca Milani nelle conclusioni dell’ordinanza della maxi indagine dei carabinieri del Nucleo Investigativo guidati dal maggiore Lorenzo Provenzano e coordinate dai sostituti procuratori Emilio Pisante e Matteo Centini iniziate nel 2018 e che hanno portato all’arresto dei sindaci di Bobbio, Cerignale e Corte Brugnatella e alla denuncia di imprenditori, di tecnici e dirigenti comunali del parlamentare Tommaso Foti e dell’ormai ex assessore all’Urbanistica di Piacenza, Erika Opizzi per svariati reati. (QUI TUTTI I NOMI).

«L’indagine – si legge - ha permesso di portare alla luce un sistema di relazioni molto strette e affiatate tra un gruppo di imprenditori operanti nei settori dell'edilizia e alcuni sindaci di Comuni situati nel territorio dell'Alta Val Trebbia e nelle zone montane circostanti. Le attività investigative, originariamente concentratesi nell'approfondimento delle irregolarità concernenti l'esecuzione di lavori pubblici da parte dell'impresa Edilgiemme srl, si sono via via allargate, arrivando a interessare i rapporti intessuti tra rappresentanti delle stazioni appaltanti - sindaci di piccoli Comuni e funzionari di altri enti locali - e imprenditori del mondo delle costruzioni assegnatari di commesse pubbliche: a fare da minimo comun denominatore è la tendenza di tutti questi soggetti ad aggirare qualunque regola di evidenza pubblica per la realizzazione di scopi di carattere eminentemente personale». «L'ascolto dei dialoghi intercettati, monitorati anche attraverso lo strumento del captatore informatico, gli esiti dei servizi degli ocp (servizi di osservazione, controllo e pedinamento) e i riscontri documentali acquisiti hanno rivelato  - scrive Milani - settimana dopo settimana come uno degli imprenditori indagati, Nunzio Susino, abbia puntato ad acquisire, tramite le imprese a lui riferibili, il controllo assoluto delle maggiori opere di edilizia pubblica commissionate nei territori montani della provincia di Piacenza, impegnandosi pure a influenzare l'esito delle elezioni amministrative tenutesi nella primavera del 2019, allo scopo di facilitare la vittoria di candidati sindaci compiacenti nelle varie consultazioni locali». «Una sorta di conquista a vari livelli della "terra di mezzo" situata tra Emilia Romagna, Liguria e Lombardia, in un'operazione strategica non destinata a contenersi tra le verdi colline che circondano il fiume Trebbia: le captazioni infatti  - prosegue - hanno chiaramente sottolineato come Susino intrattenga rapporti con esponenti politici operanti sia presso il Comune di Piacenza, sia presso la Regione e pure all'interno della Camera dei deputati, all'evidente scopo di aumentare la propria leadership nel settore degli appalti pubblici, potendo contare su appoggi trasversali derivanti da schieramenti diversi».

«Nel consolidamento di un tale disegno di potere l'imprenditore Susino,  - spiega - dotato indubbiamente di un forte carisma e grande affabilità, non si muove da solo, ma risulta acapo di un sodalizio formato da altri imprenditori e da pubblici ufficiali, questi ultimi disposti a svendere la propria funzione per conseguire, dal rapporto con lui, una serie di vantaggi personali». «Dalla tinteggiatura delle pareti dell'appartamento della zia all'intera ristrutturazione della propria abitazione, dall'esecuzione di opere di manutenzione pubblica da esibire alla collettività alla ricezione di svariate somme di denaro contante: questo è ciò che ottengono i sodali di Susino dalla relazione con lui, mentre l'imprenditore, grazie al loro aiuto, fa incetta di affidamenti pubblici, riuscendo ad aggirare qualunque regola posta a tutela della concorrenza. Mentre il fiume Trebbia  - scrive - scorre tortuoso creando scenari naturali da favola, lambendo borghi incantevoli e boschi incontaminati, in decine di telefonate, incontri, pranzi e discussioni i pubblici amministratori indagati sono giunti a "barattare" con Susino qualunque favore, pur di ottenere da lui un minimo vantaggio, rendendosi disponibili ad accrescere smisuratamente il suo potere. In questo mercimonio delle pubbliche funzioni si delineano chiaramente i tratti del delitto di corruzione, provvisoriamente contestato nel presente procedimento in diverse forme, anche come "elettorale", e accompagnato da una miriade di altri illeciti, dalla turbativa d'asta al falso in atto pubblico sino al traffico di influenze: tutti reati caratterizzati dagli elementi della frode e dell'inganno, realizzati nei confronti della pubblica amministrazione».

«Sullo sfondo, senza che nessuno degli indagati abbia mai dimostrato di preoccuparsene, si staglia il problema della sicurezza di opere pubbliche realizzate puntando al risparmio e con la fretta imposta dalla necessità di acquisire consensi elettoralmente spendibili, in un territorio che, tanto appare incantevole, quanto può trasformarsi in pericoloso a fronte di eventi atmosferici catastrofici. Vista la fitta rete di trame intessute tra i principali protagonisti della vicenda, che non si è limitata a riguardare la gestione illecita del singolo appalto pubblico ma ha avuto ad oggetto la commissione di una serie indeterminata di delitti, perpetrata anche grazie all'impiego dei mezzi a disposizione delle imprese edilizie coinvolte, i protagonisti delle condotte accertate sono stati incolpati di appartenere a un'associazione per delinquere». «…nel corso delle indagini, si è seguito un criterio "geografico", nel porre in rilievo come l'espansione dell'impero di Susino nel territorio della provincia di Piacenza sia stata in pochi anni dilagante, rendendo a questo punto necessaria e indilazionabile una forte reazione delle istituzioni, per ripristinare i valori costituzionali che l'esercizio dei pubblici poteri deve perseguire». «Seguendo passo dopo passo – infine soggiunge - lo sviluppo delle attività investigative, valutando "a caldo" l'evoluzione del quadro indiziario in corso di accertamento, si è arrivati alla scoperta di scenari inquietanti e francamente inimmaginabili».

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