«Sono fiero di essere un carabiniere. Luca ha saputo esserlo anche più di me»
L'appuntato scelto Massimo Banci è fuori pericolo e racconta la drammatica esperienza del 29 settembre quando, inseguendo un'auto in fuga a Castelsangiovanni, rimase coinvolto del drammatico incidente in cui morì il collega Luca Di Pietra
«Dell’incidente non ricordo nulla. L’ultimo ricordo di quella mattina risale a quando sono arrivato al lavoro in caserma a Piacenza per dare il cambio ai colleghi che smontavano dal turno di notte. Poi non ricordo più nulla».
L’appuntato scelto Massimo Banci è stato tra la vita e la morte. Era il capo pattuglia della gazzella che la mattina del 29 settembre si è schiantata a Castelsangiovanni durante un inseguimento. Un drammatico e violento incidente - l’auto dei carabinieri è finita a tutta velocità contro un Tir posteggiato contromano - nel quale ha perso la vita l’autista della pattuglia, l’appuntato Luca Di Pietra, morto sul colpo a 39 anni.
Banci, trasportato in condizioni gravissime con l’eliambulanza all’ospedale San Raffaele di Milano, dopo quasi due mesi di terapia intensiva e due interventi chirurgici, oggi sta molto meglio e si sta riprendendo. Lo attende un periodo di riabilitazione intensa che trascorrerà alla clinica San Giacomo di Pontendellolio dove è stato trasferito pochi giorni fa.
Seduto nella sua stanza - circondato dall’affetto della madre, della fidanzata Simona Zazzera e di tutti i parenti e gli amici, parla con noi di questa drammatica esperienza.
«Adesso mi sento abbastanza bene - spiega il militare - anche se faccio ancora fatica per una frattura al ginocchio. Di tutta questa vicenda posso dire di essere davvero grato all’Arma dei carabinieri per l’interessamento, la protezione e il sostegno che in questi mesi ha mostrato concretamente per me e per la mia famiglia. Ringrazio tutti gli ufficiali a livello nazionale e regionale che si sono interessati da vicino per la mia situazione. Insieme a loro anche il colonnello Filippo Fruttini, il maggiore Michele Mancini e il maresciallo Vincenzo Russo del Radiomobile di Piacenza».
E proprio riguardo al suo reparto di appartenenza, Banci sottolinea: «E’ la punta di diamante dell’Arma. E’ il vero supporto efficace negli interventi di tutti i giorni sul territorio. Sono fiero di farne parte e sono fiero di essere un carabiniere. Anche nonostante questo incidente. All’Arma ho dedicato tutta la mia gioventù, e quando decidi di arruolarti sei consapevole dei rischi che correrai in servizio. Tutto quello che ho fatto fino ad oggi lo rifarei ancora».
L’appuntato piacentino si è svegliato gradualmente dal coma nelle ultime settimane. Della morte del suo collega lo ha saputo soltanto da pochi giorni. E lo ricorda con commozione: «Luca era arrivato da poco al Radiomobile, uscivamo in pattuglia insieme da una decina di giorni. Alla sua famiglia dedico tutto il mio affetto e i miei pensieri più belli: era un ragazzo che meritava tanto: era onesto, educato, preciso e riservato. Aveva forse più di me tutte le doti di un vero carabiniere. Era più “militare” di me».