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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

Cugini: «La parità di trattamento deve diventare patrimonio culturale»

«Lo sportello antidiscriminazione – prosegue Cugini - ha sede in via Taverna 39, presso l’InformaSociale, ed è aperto da lunedì a sabato dalle 9 alle 12.30, nonché i pomeriggi di lunedì e giovedì dalle 15.30 alle 17.30»

L'assessore al Nuovo welfare Stefano Cugini ricorda che «Lo sportello antidiscriminazione del Comune di Piacenza fornisce una risposta alla persona che ritiene di aver subito una discriminazione o di esserne stata testimone, attraverso azioni di conciliazione e mediazione. Lo sportello è un luogo di accoglienza, sostegno, orientamento e supporto, al quale chiunque può rivolgersi anche solo per ricevere ascolto, informazioni e consulenza. L’importante è prevenire, affinché cessi ogni comportamento discriminatorio e la parità di trattamento diventi patrimonio educativo e culturale di ogni singolo individuo».

«Lo sportello antidiscriminazione – prosegue Cugini - ha sede in via Taverna 39, presso l’InformaSociale, ed è aperto da lunedì a sabato dalle 9 alle 12.30, nonché i pomeriggi di lunedì e giovedì dalle 15.30 alle 17.30. È possibile fissare un appuntamento telefonando al numero 0523/492731 o scrivendo una e-mail all'indirizzo informasociale@comune.piacenza.it».

Conclude l’assessore: «La convenzione Onu sull'eliminazione di tutte le forme di discriminazione nei confronti della donna (per l’Italia in vigore dal 10 luglio 1985) all'articolo 11 si impegna a prendere ogni misura adeguata al fine di eliminare la discriminazione nei confronti della donna nel campo dell’impiego e di assicurare, sulla base dei principi di parità tra uomo e donna, gli stessi diritti. A sua volta, la Regione Emilia-Romagna, con la legge quadro per la parità e contro le discriminazioni di genere numero 6/2014 articolo 2, si impegna a rimuovere ogni forma di disuguaglianza pregiudizievole nonché ogni discriminazione diretta o indiretta nei confronti delle persone, in particolare delle bambine, delle ragazze e delle donne che di fatto limiti la loro libertà, impedisca il pieno sviluppo della personalità e l'effettiva partecipazione all'organizzazione politica, economica e sociale della regione».

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