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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

Stazione di Milano, i pendolari piacentini: «Troppi negozi e sempre meno servizi gratuiti»

Un ricorso redatto dall'avvocato piacentino Umberto Fantigrossi è alla base di un'istanza presentata al Tar della Lombardia che ha lo scopo di avere accesso ai documenti amministrativi di Grandi Stazioni Spa contenenti la spiegazione della modalità d'utilizzo degli spazi della Stazione Centrale di Milano

Un ricorso redatto dall'avvocato piacentino Umberto Fantigrossi è alla base di un'istanza presentata al Tar della Lombardia che ha lo scopo di avere accesso ai documenti amministrativi di Grandi Stazioni Spa contenenti la spiegazione della modalità d'utilizzo degli spazi della Stazione Centrale di Milano. Alla base dell'istanza c'è la protesta dei pendolari raccolta dall'Associazione Pendolari di Piacenza e da Confconsumatori.

L'iniziativa riguarda il fatto che nella stazione sarebbero presenti troppi negozi e sempre meno zone per la sosta e servizi gratuiti. Confconsumatori vorrebbe sapere quanti sono i guadagni derivanti dagli esercizi commerciali: tali risorse dovrebbero essere utilizzate per migliorare i servizi generali e gratuiti per i viaggiatori. 

Nel ricorso si può leggere: «Non appare corretto che in una stazione ferroviaria così vasta oggi sia così difficile trovare un posto a sedere senza accedere a un negozio o a un bar. Ricordiamo che Grandi Stazioni gestisce beni mobili ed immobili già appartenenti a Ferrovie dello Stato che mantengono un vincolo di destinazione pubblica in quanto strumentali al servizio di trasporto». Questa azione è quindi volta a ottenere una maggior chiarezza sulla gestione degli spazi e un miglioramento dei servizi per i pendolari. 

«I documenti - scrive Mara Colla, presidente nazionale di Confconsumatori - consentirebbero di comprendere come meglio indirizzare la gestione di un bene pubblico». 

Un primo ricorso, risalente a gennaio, presso la Commissione per l'accesso ai documenti amministrativi era risultato inammissibile a causa della natura "squisitamente privatistica" dei documenti commerciali. 

«La Commissione, però - afferma Fantigrossi - non ha motivato nello specifico quale elemento consenta di qualificare l'attività di Grandi Stazioni come "privatistica", mentre la natura pubblicistica delle Stazioni è conclamata».

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