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In tribunale

Abusò di una ragazza in strada, incastrato dal tesserino

I fatti risalgono al 2018. L'uomo all'epoca netturbino stava lavorando in viale Sant'Ambrogio, poi la lite tra due fidanzati, l'allontanamento dell'uomo e la tentata violenza. Provvidenziale l'intervento di un passante e del 113

E’ stato condannato a due anni e otto mesi di reclusione un 60enne accusato di violenza sessuale nei confronti di una giovane cuban che aveva appena litigato con il compagno. I fatti risalgono al 2018. Il collegio di giudici presieduto da Stefano Brusati ha accolto la richiesta di pena del pm Daniela Di Girolamo la quale nella requisitoria ha ripercorso la storia soffermandosi sul tesserino perso dall’uomo nella colluttazione, questo fu consegnato dalla stessa vittima alla volante che intervenne nell’immediatezza e sulla presenza di un testimone che ha riconosciuto l’aggressore e assistito alla scena: «I fatti non sono degenerati solo per una casualità, anche perché il luogo dell’aggressione – viale Sant’Ambrogio - e l’orario – notte fonda – vanno tenuti ben in considerazione». L'accusa ha anche ricordato come i racconti della vittima e del cittadino combaciassero e che dai controlli effettuati presso il datore di lavoro l'imputato la sera della violenza lavorava in quella zona, ma non solo: ha anche dei precedenti specifici. Di Girolamo ha anche però chiesto che il reato fosse riqualificato nella fattispecie meno grave e il riconoscimento delle attenuanti generiche.

L’uomo, all’epoca netturbino e ad oggi malato terminale e totalmente invalido, era difeso dall’avvocato Giuseppe Coiro che ha basato l’arringa sul fatto che l’imputato, a prescindere dalla contestazione mossagli, non fosse in grado di partecipare coscientemente al processo a causa delle condizioni psicofisiche essendo malato terminale e incapace di provvedere a se stesso: «A mio giudizio questa persona non è in grado di comprendere e di essere parte attiva di un processo e il rischio è quello di rendere fittizia tutta l’attività processuale. Su un caso di Sla si è pronunciata la Corte Costituzionale che ha spiegato che anche in caso di menomazioni psicofisiche e non solo di accertata infermità mentale vi sono ipotesi di non piena capacità processuale, e quindi non si deve proseguire». La difesa ha infine quindi chiesto il non luogo a procedere.

I FATTI - E’ luglio ed è notte. L’imputato sta lavorando come netturbino e vede nei pressi del Burger King di viale Sant’Ambrogio una ragazza 20enne di origini cubane e il suo fidanzato. Stanno litigando molto animatamente e urlano, allora si intromette e allontana il giovane che se ne va infuriato. A quel punto i due sono soli e lui le si avvicina dapprima facendole credere di volerla aiutare. Poi invece la tocca, la palpeggia, la tiene stretta per le braccia, poi la minaccia e tenta di abusarla. Lei riesce a divincolarsi e tenta la fuga. Un passante però nota tutto, chiama il 113 e la volante lo blocca pochi istanti dopo.

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