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Cronaca

«Ti stupro, ti sfiguro con l'acido e ti ammazzo», stalker condannato

Un 30enne vicentino condannato dal Gup a un anno. Il giovane ha problemi psicologici ed è in terapia. Aveva perseguitato una piacentina, minacciando di morte lei, il compagno e le figlie. Alla base, una mancata risposta dell’agenzia di ricerca lavoro dove la piacentina è impiegata

Aveva tempestato di minacce lei, il compagno e la figlie di lui. Prometteva di gettarle acido in faccia e aveva postato il suo volto in siti a luci rosse. E’ stato condannato il 16 febbraio, lo stalker vicentino 30enne che aveva perseguitato on line una piacentina che lavorava in un’agenzia di ricerca del personale. Il giudice per l’udienza preliminare, Adele Savastano, lo ha condannato a un anno di reclusione per stalking on line, uno dei primi casi in Italia. Al giovane, che si trova in una struttura per una terapia psicologica, sono stati revocati gli arresti domiciliari, sostituiti con la libertà vigilata. Il pm Roberto Fontana aveva chiesto due anni di reclusione. Il ragazzo aveva scelto il rito abbreviato e una perizia psichiatrica aveva evidenziato come la sua capacità di intendere e di volere fosse scemata all’epoca dei fatti, oltre al fatto che gli psichiatri lo avevano trovato affetto dalla sindrome di Asperger (grave disturbo dello sviluppo caratterizzato dalla presenza di difficoltà importanti nell'interazione sociale e da schemi inusuali e limitati di interessi e di comportamento). Due le perizie psichiatriche: una eseguita da Corrado Cappa per il giudice e una di parte, svolta da Filippo Lombardi. La donna si è costituita parte civile con l'avvocato Marco Miglioli. 

pietro vincini-2Il suo difensore, l’avvocato Nicola Mele, del Foro di Vicenza, aveva chiesto l’assoluzione: «La parte offesa non ha subito il reato. Lo stalking non c’era perché aveva reagito agli insulti provocandolo, quindi non aveva paura. Lei non aveva cambiato lo stile di vita e non aveva timore, situazioni proprie del reato di atti persecutori. Comunque, ho apprezzato la sensibilità del giudice che con la sua valutazione è stata molto attenta alle condizioni del ragazzo». Il giovane era stato identificato dalla polizia postale, guidata dal sovrintendente capo Pietro Vincini, la quale aveva scoperto che quel 30enne gestiva ben 11 profili su Facebook. Dopo la denuncia, il giovane era stato arrestato nell’agosto dello scorso. Il 30enne aveva inviato un messaggio con scritto “ti uccido” e la procura aveva ritenuto che la donna potesse essere in pericolo. L’incubo per la donna era così finito. I due non si erano mai conosciuti e tutto l’odio espresso on line aveva lo scopo di distruggere la vita, e la tranquillità, di quella giovane manager, direttore commerciale della filiale piacentina di una grossa azienda. 

La vittima lavora per un’azienda di ricerca e selezione del personale. Nell’aprile del 2016, cominciano ad arrivare sul profilo Facebook dell’agenzia lagnanze perché a una richiesta fatta da un nome maschile era stato risposto in modo scortese, mentre inserendo un nome (falso) femminile la società era stata gentile. Da qui, inizia uno tsunami fatto di insulti, minacce, fotografie del volto con vicino un organo maschile, inserimento del nome della donna e del suo profilo in una chat di incontri, creazione di falsi profili Facebook dedicati a insultare la sfortunata piacentina. Il vicentino non riusciva a frenare i propri istinti ed era arrivato a minacciare di gettarle acido sul viso, di violentarla o di stuprare le giovanissime figlie del compagno. Poi, l’opera di discredito della professionista: messaggi - quasi sempre a sfondo sessuale - a società, clienti, banche, uffici e nel mirino c’era sempre la donna. Una lesione della dignità femminile continuata e sempre più violenta mirata a distruggere la sua vita privata e professionale, facendola vivere nella paura costante di essere uccisa.

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