Maxi inchiesta dei carabinieri, indagati Foti e Opizzi: lei si dimette da assessore all'Urbanistica

Il terremoto giudiziario dell'indagine che il 10 febbraio ha portato, tra gli altri, all'arresto di tre sindaci, coinvolge anche il parlamentare piacentino di Fratelli d'Italia Tommaso Foti, e l'assessore all'Urbanistica di Piacenza Erika Opizzi.

Tommaso Foti, secondo la Procura di Piacenza, «sfruttando la sua relazione di cointeressenza politica esistente» con Erika Opizzi, assessore comunale di Piacenza del suo stesso partito, con delega all'Urbanistica, si sarebbe fatto indebitamente promettere dall'imprenditore Nunzio Susino, considerato il promotore di un'associazione a delinquere al centro dell'inchiesta, il pagamento di somme di denaro «per se stesso o per il partito Fratelli di Italia, anche quale finanziamento della successiva campagna elettorale» quale prezzo «della propria mediazione illecita» verso la Opizzi e i funzionari comunali, affinché il Comune di Piacenza disponesse il mutamento di destinazione d'uso di alcuni terreni. I fatti risalgono al 2019. Nei confronti di Foti, che peraltro in questi giorni è ricoverato per le conseguenze del Covid-19, non sono state chieste misure cautelari. Nell'ordinanza del Gip Luca Milani si dice che la Procura chiederà l'autorizzazione alla Camera per poter utilizzare i dialoghi intercettati ai quali ha preso parte il parlamentare. Opizzi si è dimessa dalla carica nel pomeriggio del 10 febbraio.  «Non c’è – e sono categorici il procuratore Grazia Pradella e i magistrati Matteo Centini ed Emilio Pisante nel dirlo – nessuna evidenza del coinvolgimento dell’Amministrazione comunale di Piacenza in questa indagine», oltre a Opizzi raggiunta tramite Foti in maniera "esterna" all'Amministrazione.