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Cronaca Vernasca

Silver Flag, tornano a rombare i motori tra Castell'Arquato e Vernasca

Dal 19 al 21 giugno i motori tornano tra Castell'Arquato e Vernasca, su tornanti dove, negli anni Cinquanta e Sessanta, sono state scritte pagine importanti della storia dell'automobilismo italiano e che, ormai da 20 anni, all'inizio dell'estate, meritano la ribalta del motorismo internazionale

Silver Flag. Dal 19 al 21 giugno i motori tornano tra Castell'Arquato e Vernasca, su tornanti dove, negli anni Cinquanta e Sessanta, sono state scritte pagine importanti della storia dell’automobilismo italiano e che, ormai da 20 anni, all'inizio dell'estate, meritano la ribalta del motorismo internazionale.

Quella che è stata la scena dei campioni è un oggi un concorso dinamico - promosso dal CPAE Club Piacentino Auto d'Epoca - unico al mondo, un festival dell’eleganza a motore dove 230 regine della velocità, per un tre giorni, lasciano garage e musei per sfidare il vento e l’asfalto.

Dopo aver caratterizzato il concorso dinamico di eleganza  con “monografie” di tutti i marchi più significativi della storia del motorismo sportivo, nell'anno di Expo, il Cpae dedica la rievocazione del prossimo giugno a “Best of Italy”. In fondo significa anche celebrare un’intuizione felicissima: quella di riportare sul veloce rettilineo da Castell’Arquato a Lugagnano e sulla salita che si arrampica fino a Vernasca, le auto più importanti e i campioni più affermati.

Torneranno a divorare l'asfalto le Alfa Romeo, non dimenticando che proprio una vettura milanese, la 3000 CM di Consalvo Sanesi spiccò il miglior tempo nella prima edizione della gara nel 1953. Accenderanno l'aria di entusiasmo e di vapori di olio ricinato le poderose Ferrari, monoposto e sport, le Maserati, rivali di sempre in pista e sulla strada, le Lancia ricche di gloria in circuito e nei rally, le Abarth che nelle cronoscalate costruirono buona parte del mito dello scorpione. E ancora Osca, Stanguellini, Cisitalia o i prototipi di tanti piccoli costruttori, testimonianza di un genio italiano apprezzato in tutto il mondo.

Benché ancora non sia stato ufficializzato l’elenco degli iscritti è confermata la presenza della Maserati 61 Birdcage Streamliner ex scuderia Camoradi guidata tra gli altri da Carroll Shelby, Nino Vaccarella e Masten Gregory, della Lancia LC1 campione mondiale Sport Prototipi nel 1982 e, direttamente dal Museo della Casa, della Matra 630, potente ed aerodinamica per sfidare i lunghi rettilinei di Le Mans.

Ma le storie di motori sono soprattutto storie di uomini. Dimenticando l’imperativo di vittoria che ne ha accompagnato i successi sportivi, tanti campioni tornano ad indossare tuta e casco per rendere omaggio ad una gara entrata nella storia. Sandro Munari, dopo l’esperienza con la Stratos nel 2014, torna su questi tornanti, stavolta alla guida di una Lancia Fulvia Coupé HF in allestimento East African Safari. Il piacentino Beppe Gabbiani, velocissimo pilota da gran premio ed oggi affermato team manager, sarà invece a bordo di un prototipo della propria scuderia non dimenticando quando, bambino, assistette alla “Vernasca” agonistica insieme al padre.

Il terzo grande protagonista della rassegna è, da sempre, il percorso. Poco più di 8 kilometri che si sviluppano con caratteristiche completamente differenti tra la prima e la seconda metà. La parte iniziale è contraddistinta da un lungo rettilineo, la seconda,dopo una curva a 90 gradi a Lugagnano, è invece una vera arrampicata, con 34 curve, in maggioranza tornanti, e con pendenze che arrivano anche al 10 percento.

Durante i passaggi delle vetture il tracciato viene chiuso al traffico. Tre le manche in programma. Dopo le verifiche tecniche, venerdì 19 giugno, i motori si accenderanno il sabato, con due salite, alle 11 ed alle 15,30. Un unico round la domenica, alle 10,30.

Ed ogni volta, nel paddock e lungo il percorso, sembra quasi di leggere un passo di Alessandro Baricco che nel romanzo “Questa storia” invita a “lasciarsi andare a vedere il sogno, la velocità, il miracolo” ...

La "Vernasca Silver Flag" è promossa dal CPAE Club Piacentino Automotoveicoli d’Epoca in collaborazione con il Comune e la Provincia di Piacenza, i Comuni di Castell'Arquato, Lugagno e Vernasca, ASI, ACI-CSAI. sostengono la manifestazione Tag Heuer, Cariparma Crédit Agricole Camera di Commercio di Piacenza, Fondazione di Piacenza e Vigevano, Coys Europe, Errea Sport Point, Motul,

Pillole di Silver Flag 

Il nome: Eravamo a un raduno estemporaneo organizzato dal Jaguar club Italia che aveva chiesto aiuto all’Aci di Piacenza. Paolo Resmini, allora presidente Aci ci chiese di presenziare con alcune vetture del Club. Ricordo che c’era da fare un giro su un piazzale. Paolo segnalava l’arrivo ai partecipanti sventolando una bandiera a scacchi. Avvicinandomi, lo presi anche in giro: «Ma cos’è quel relitto di bandiera, non è neanche più bianca e nera, è tanto vecchia che è grigia!». E lui, di rimando: «Ehi, questa è la bandiera che è stata utilizzata per tutte le “Vernasca” e che ha visto il battesimo della Ferrari al Circuito di Piacenza! Non è di stoffaccia, è di seta. Non vedi che sembra d’argento?». (Claudio Casali, ideatore della manifestazione)

I campioni: Gaetano Cravedi, decano dei giornalisti sportivi piacentini e corrispondente de “La Gazzetta dello Sport” ha scritto in una cronaca della corsa: “La Castell’Arquato-Vernasca, per la sua pittoresca dislocazione, per il crescente interesse che ha sempre suscitato, ha mantenuto per lunghi anni il fascino di grande corsa, di “corsa che crea i campioni”, perché, in effetti, dal suo ardente crogiolo si forgiarono pezzi rari….”. Tra i tanti De Adamich, Bandini, Scarfiotti, Merzario, Geky Russo eGiancarlo Baghetti  solo per citare i più famosi.

Il campione esordiente: Ricordo sempre volentieri il mio esordio con i motori da corsa alla Castellarquato - Vernasca. Erano gli inizi degli anni Sessanta e io fremevo dalla voglia di correre. Usai la Triumph Tr3 di famiglia per partecipare a quella che era una delle più famose gare in salita dell’epoca. Non era propriamente un’automobile adatta a quel tipo di competizioni. Ma a disposizione c’era solo quella: prendere o lasciare. Presi, e il divertimento fu clamoroso. (Andrea de Adamich, pilota)

Le auto: La Silver Flag è aperta alle auto da competizione dalle origini ai primi anni Settanta, salvo modelli di particolare interesse storico. Le vetture sono divise in varie categorie: Turismo, Gran Turismo, Sport, Sport Prototipo, Sport2mila, Monoposto motore anteriore, Monoposto motore posteriore, Vetture anteguerra.

Per ragioni logistiche solo poco più di duecento partecipanti sono ammessi al via, ma le richieste di iscrizione che da ogni parte del mondo giungono al CPAE sono ben più numerose. La selezione privilegia i mezzi di maggio interesse storico e collezionistico.

Il record: Simpatica è la storiella di un sindaco di Vernasca che, a Londra per una cena di emigranti, si sentì dire: “Vernasca? Oh yeah Vernasca Silver flag”. Sono poi arrivati riconoscimenti nazionali e internazionali. Il massimo è stato qualche anno fa in Inghilterra, la patria dell’automobilismo storico, quando durante la cena di gala all’Historic motorsport show, Paddy Hopkirk, indimenticato vincitore di un Montecarlo con la Mini Cooper, declamò: “The winner of the Best speed event of the year is the Vernasca Silver flag”.

In Italia, il primato è incontrastato. L’ASI, Automotoclub Storico Italiano ha premiato la Silver Flag con 12 "manovella d’oro" – il premio per le rassegne a maggior significato culturale -  consecutive dal 2003. Senza dubbio un record. 

La Castell'Arquato - Vernasca nasce nel 1953 quando l'Aci Piacenza decide di assegnare il titolo provinciale di velocità a chi avesse ottenuto il miglior punteggio in due gare da disputarsi in provincia. Una, era la Bobbio - Penice, nota corsa in salita in auge dal 1929 e che vide vincitore anche Enzo Ferrari; l'altra, viene individuata in un'altra corsa in salita con partenza daCastell'Arquato ed arrivo a Vernasca con l'attraversamento di Lugagnano. Doveva essere un esperimento e nessuno poteva immaginare che nel giro di poche edizioni, la corsa avrebbe richiamato tantissimi spettatori e i migliori specialisti delle competizioni in salita. Alla prima edizione si presentano in 33, compreso il pilota ufficiale dell'Alfa Romeo Consalvo Sanesi, invitato per l'occasione con la sua 3000 CM. Sanesi sale alla media sbalorditiva di 103 km.orari e sui rettifili da Castello a Lugagnano vola a 160 all'ora. La gara disputata con la formula dell'indice di prestazione vede la vittoria del parmense Giovanni Corazza su Fiat 1100 E.

Nell'anno successivo il numero dei concorrenti iscritti è già salito a 69. Pur essendo il 14 giugno, la manifestazione incappa in una giornata avversata dal maltempo che tra pioggia, nebbia e vento rende davvero la vita difficile ai partecipanti. Il dato positivo è che si torna alla formula del miglior tempo senza compensazioni. Vince insomma chi va più veloce. Il primo posto è del cremonese Vincenzo Auricchio su Fiat 8V. Per i piacentini vittorie di classe per Rabuffi sulla 1100 TV e Fiorani su Lancia Aurelia B20. L'ingegnere piacentino Nicola Cantù ottiene il terzo posto assoluto con l'Alfa Romeo.

La successiva edizione datata 1955 porta i concorrenti a 80 e gli spettatori disseminati sul percorso a cinquemila. Il vincitore è un milanese di nobili origini, Carlo Leto di Priolo che con la suaPorsche 1500 alla media di 97 km.orari si impone sui fratelli Dore e Marco entrambi a bordo di due Fiat 8V carrozzate Zagato. Tra i vincitori di categoria, da rilevare, Giovanni Corazza e Vincenzo Auriccchio, vale a dire gli uomini che nelle edizioni precedenti avevano centrato l'assoluto.

Diecimila persone e 100 iscritti fanno da cornice all'edizione 1956. L'assoluto come nell'anno precedente è una questione di famiglia con al primo e secondo posto i fratelli parmensi Fernando ePiero Pagliarini, al terzo, il medico piacentino Arrigo Maccarini. Tutti su Maserati.

Tra gli altri piacentini vanno ricordati Giorgio Corvi, Mario Omati ed Enzo Bertuzzi. Nell'elenco degli iscritti, al volante di una Fiat 1100 TV, anche un nome che sul momento è sconosciuto ma che negli anni a venire diventerà famoso con la Ferrari prima di morire tragicamente nel gran premio di Monaco a Montecarlo. Il suo nome è Lorenzo Bandini, pilota ventunenne che ha scelto la Castell'Arquato - Vernasca come corsa per il debutto.

Nel 1957 la gara non si disputa sull'onda emotiva del grave incidente della Mille Miglia che blocca i permessi a più di una manifestazione automobilistica. Si riprende nel 1958 e Ferdinando Pagliarini vince di nuovo con la sua Maserati a 101 Km.orari di media. Altri nomi che diventeranno illustri presenziano a questa edizione: Giancarlo Baghetti che poi passerà in formula uno con la Ferrari ed un giovanissimo Mario Poltronieri che farà esperienza nelle corse prima di diventarne commentatore televisivo.

Passa un anno ma il tempo sembra essersi fermato. Nell'edizione 1959 vince ancora Pagliarini che batte i suoi record personali concedendosi il lusso di cambiare macchina. Stavolta trionfa con la Ferrari berlinetta 250, vettura cui rimarrà fedele in diverse competizioni. Migliora anche la tecnologia delle vetture perchè moltissimi record delle varie categorie vengono superati in questa edizione.

Nel 1960 ci sono novità tecniche di rilievo: debuttano alla Castell'Arquato - Vernasca le monoposto di formula junior. Nate come formula promozionale e addestrativa, queste vetture di soli 1000 cm. cubi di cilindrata, grazie al peso ridotto si dimostrano assai competitive. E' su questi mezzi che nascono grandi piloti come Clark, Graham Hill, McLaren, Bandini, Baghetti e Geki Russo.

Ed è proprio una Stanguellini junior a motore anteriore, a sovvertire i pronostici e a fare man bassa sul tragurdo di Vernasca. Vince il genovese Dalmazio Calvi che precede Geki Russo anche lui su Stanguellini.

Cast di grandi piloti per l'edizione 1961 a partire dal campione italiano in carica Odoardo Govoni su Maserati tipo 61 2000 a 4 cilindri meglio nota come "Birdcage" o gabbia d'uccello. Il nominativo deriva dalla struttura del telaio composta da oltre 200 sottili tubicini che fanno sembrare la vettura appunto una gabbietta per..canarini. Tra gli altri intenzionati alla vittoria assoluta,Ferdinando Pagliarini su Ferrari 250 SW berlinetta e Ludovico Scarfiotti su Osca 1600. Scarfiotti è un altro di quei conduttori che di lì a poco diventerà pilota ufficiale Ferrari conquistando due campionati europei della Montagna sino ad arrivare in formula uno, passando attraverso vittorie a Sebring e Le Mans. Morirà nel 1968 al volante di una Porsche in una gara in salita.

La corsa, serratissima e racchiusa in una manciata di secondi vede il successo di Govoni che precede Pagliarini e Scarfiotti.

Tormentata dal maltempo l'edizione 1962. Nebbia e pioggia unitamente ad alcune uscite di strada penalizzano i concorrenti. Cesare Marchesi, ad esempio va a sbattere contro il portone della casa all'uscita dell'ultima curva prima del traguardo, distruggendo la sua Giulietta Sz. Il primo posto assoluto è di Pagliarini al volante della Ferrari Swb. Da rilevare la presenza in gara di un ancora sconosciuto Andrea De Adamich su Triumph Tr3.

Vittorio Venturi a sorpresa con la piccola Abarth sport vince l'edizione del 1963. A farne le spese in primo luogo è Pagliarini che alla curva della Fornace esce di strada, e in seconda battuta è Colombo, che su di una Ferrari 250 Gto non riesce a rispondere adeguatamente arrivando solo terzo preceduto da Nember a bordo di una Lotus formula junior.

Stop all'edizione 1964 fermata dalle frane che imperversano sul percorso. Si riprende l'undici maggio 1965 con la vittoria di Nember al volante di una Ferrari 250 Gto. Al secondo posto il vicentino Noris al volante di una Porsche 904. Tra i piacentini vittoria di classe per Roberto Bertuzzi su Simca Abarth che poi nel prosieguo della stagione conquisterà il titolo italiano di categoria. Fanno la loro apparizione nella classe 1600 le temibili Alfa TZ1 che poi lasceranno il posto alle altrettante temibili Alfa Gta. La formula tre, intanto ha preso il posto della vecchia formula junior.

Cento concorrenti per l'edizione 1966 vinta da Ildefonso Torriani su Alfa TZ1 che precede Caffi e Tondelli a bordo delle Abarth. Vanno molto bene anche le Fulvia Hf, mentre le formula 3 non riescono ad inserirsi nella lotta per il primo posto.

L'edizione 1967 porta la firma del piacentino Bertuzzi. Aveva appeso il casco al chiodo dopo il titolo italiano del 1965 ma non resiste al richiamo della corsa di casa. Va a Torino a bussare alla porta di Carlo Abarth e ne ritorna con una fiammante OT 2000 deciso a cogliere il primo posto assoluto. Ventimila persone sono accalcate lungo il percorso, la collina che porta a Vernasca è stracolma e Bertuzzi non delude la folla piacentina. Trionfa alla media di 114 chilometri all'ora e nulla possono Angelo Caffi su Simca Abarth o Lopfusc e De Leonibussulle potenti Alfa Romeo TZ2. E'un trionfo.

Ancora i migliori specialisti per l'edizione 1968. Lualdi dispone di Ferrari Dino 206S, Noris e Zanini di una Porsche Carrera 906 da 210 cavalli che viaggia a 280 Km.orari. Vince Noris che stacca Lualdi vittima di un testa coda provocato da una leggera pioggia che comincia a cadere quando le macchine più potenti attaccano i primi tornanti della Vernasca. Il pubblico è ancora stimato intorno alle ventimila unità.

Nel 1969 Lualdi sconfitto l'anno precedente per cinque secondi si prende la rivincita. Al volante di una Ferrari 212 vola sui rettilinei e sui tornanti con il destino che contemporanemente recita la sua parte penalizzando la Porsche di Noris fermo con il motore in fiamme sui primi tornanti.

Salta l'edizione 1970, si svolge invece quella del 1971. Ancora Lualdi e Noris in lotta per la supremazia. Per il momento il punteggio è di una vittoria a testa. Noris si presenta con una Porsche 908 seconda serie, detta a sogliola per la forma curiosa della carrozzeria; Lualdi risponde con una Ferrari 212E con motore 12 cilindri boxer. Il terzo incomodo è Tondelli con una Chevron B19 che aspetta che i due litiganti si sbranino. E in effetti accade che in prova Lualdi rompa una sospensione senza possibilità di poterla riparare. Il duello, il giorno dopo, è tra Tondelli e Noris, ma Tondelli a cinque metri dal traguardo si va a schiantare contro la chiesa di Vernasca. Noris comunque sale con grande perizia staccando il tempo impressionante di 4'e 39" aggiudicandosi la gara.

Ultima edizione datata 1972. Tutto il fine settimana è avversato dal maltempo che concede un po' di tregua alla domenica solo ai concorrenti delle classi minori. Quando partono le vetture più potenti si scatena un nubifragio che costringe le vetture a salire a passo d'uomo. Nonostante ciò, Lualdi, all'entrata di Lugagnano sbaglia l'impostazione del curvone, sbanda e termina la corsa presso l'entrata del ristorante Perugino. Alcuni spettatori rimangono contusi colpiti da alcune parti della vetture, Lualdi si frattura le gambe e la spalla. La corsa viene sospesa. Al primo posto si classifica Matteo Cormio con l'Alfa GTV che salendo ancora senza l'assillo della pioggia ottiene il miglior tempo. Ma è la fine della Castell'Arquato - Vernasca: l'infelice conclusione della manifestazione con il tratto da Castell'Arquato a Lugagnano ormai divenuto troppo veloce e pericoloso, rompe un incantesimo durato un ventennio.

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