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Cronaca

Tragedia dei migranti, Arci: «Un presidio per fermare la strage»

«Mercoledì 22 aprile 2015 alle 18 invitiamo associazioni, organizzazioni, movimenti e singoli cittadini a partecipare al presidio che si terrà davanti alla Prefettura in via San Giovanni per affermare che l'Italia non è un Paese fatto solo di cinica politica». Aderirà anche Rifondazione Comunista

Oltre 700 morti, forse 900: quella di sabato notte è la più grande tragedia mai avvenuta in mare. A tal proposito Arci in una nota ha indetto una manifestazione a Piacenza: «Mercoledì 22 aprile 2015 alle 18 invitiamo associazioni, organizzazioni, movimenti e singoli cittadini a partecipare al presidio che si terrà davanti alla Prefettura in via San Giovanni per affermare che l’Italia non è un Paese fatto solo di cinica politica. Pensiamo che si debba dare subito un segnale forte e avviare un percorso che non può fermarsi finché il nostro Governo e l’UE non avranno adottato soluzioni concrete. Dobbiamo fare tutto quello che è possibile con le nostre forze e non lasciare nulla di intentato. Ne va della civiltà del nostro Paese e della salvaguardia della nostra democrazia, ma soprattutto sono in gioco le vite di migliaia di esseri umani».

 «Una tragedia - continua la nota - che ha responsabilità precise nelle scelte compiute dalle istituzioni italiane ed europee, che continuano a perseguire politiche di chiusura ed esternalizzazione delle frontiere e che, con Triton, hanno deciso di mettere in campo un’operazione finalizzata al solo controllo, anziché allargare a tutto il Mediterraneo un’azione di ricerca e salvataggio, quale è stata Mare Nostrum, che ha consentito a tante persone di essere messe in salvo.Aumentando controlli e mezzi per pattugliare le frontiere non si fermano le stragi. 

«Quando si capirà -  sottolinea Arci - che il flusso di migranti non si fermerà né dinanzi alle vessazioni dei trafficanti di morte né di fronte ai pericoli di traversate su barconi stracolmi e insicuri? Chi scappa per salvare la propria vita e quella dei propri cari non si ferma davanti al rischio di morire in mare. Quanti morti ancora ci dovranno essere perché si decida di accogliere la richiesta dell’apertura di canali di ingresso umanitari, offrendo vie sicure di fuga a chi scappa da guerre e violenze?Non c’è più tempo da perdere. Ogni minuto perso, accresce responsabilità che ormai sono chiare a tutti».

«Chiediamo al Governo italiano - si legge nella nota - in attesa che si arrivi ad un’azione congiunta con l’Unione Europea, di ripristinare immediatamente Mare Nostrum. Apra subito vie d’accesso legali e canali umanitari, unico modo per evitare i viaggi della morte. Chieda contemporaneamente all’UE di farsi carico di un programma di ricerca e salvataggio europeo. Chiediamo che si sospenda il regolamento di Dublino e si consenta alle persone tratte in salvo di scegliere il Paese dove andare sostenendo economicamente, con un fondo europeo ad hoc, l’accoglienza in quei Paesi sulla base della distribuzione dei profughi».

«Questi morti - conclude la nota - non consentono a nessuno di perdere altro tempo e continuare a pronunciare parole vuote. Sono persone in carne e ossa. E invece sembrano fantasmi. Martedì 21, alle 17 di fronte a Montecitorio si ritroveranno delegazioni di numerose organizzazioni ed associazioni per chiedere l’immediato intervento dell’Italia e dell’Europa. Oggi e domani in decine di altre città italiane saranno organizzati sit-in e presidi di fronte alle Prefetture, luoghi di rappresentanza locale del Governo».

Rifondazione Comunista: «Aderiamo all'iniziativa di Arci: il governo italiano e la Ue devono cambiare il loro atteggiamento»

Rifondazione Comunista aderisce alla mobilitazione indetta dall'Arci davanti alla Prefettura: «Il partito ha deciso di partecipare all'iniziativa volta a far sì che il governo italiano e la Ue cambino il loro atteggiamento nei confronti di un'emergenza umanitaria come quella delle popolazioni che, al di là del Mediterraneo, scappano dai disastri e dalle violenze della guerra. Il conflitto globale che sta interessando gran parte del continente africano e del medio oriente è infatti la conseguenza della politica di potenza neo coloniale che i governi europei e americano hanno svolto in quell'area geopolitica. Prima hanno venduto armi e foraggiato i sostenitori del fondamentalismo salafita per potersi accaparrare petrolio e materie prime ed ora strepitano perchè i profughi dovrebbero restare a casa loro a farsi bombardare o tagliare la gola. Ipocriti».

«Quando una casa brucia - afferma Rifondazione Comunista - ci si butta anche dalla finestra pur di salvarsi, per questo è pura illusione pensare di fermare i flussi migratori con operazioni militari che aggiungono macerie alle macerie. La strage deve finire e perchè ciò avvenga si devono da subito aprire corridoi umanitari. Si aprano le ambasciate europee nei paesi più stabili del nord Africa per la concessione di un primo visto e si sottraggano i viaggi dei migranti dalla losca e tragica intermediazione dei mercanti di uomini. Il governo Renzi, sempre subalterno all'Europa dei banchieri, imponga alla UE una revisione dei trattati: si sospenda il trattato di Dublino che obbliga chi viene riconosciuto come profugo nel paese di approdo a restare lì, si condivida l'impegno umanitario dell'accoglienza, si indirizzi la politica estera europea alla pacificazione anziché all'ingerenza di tipo coloniale».

Cgil Cisl e Uil di Piacenza aderiscono al presidio convocato mercoledì 22 aprile alle ore 18,00 di fronte al palazzo del Governo in via San Giovanni. “Di fronte all'ennesima strage nel Mediterraneo, che nei numeri agghiaccianti sembra configurarsi come la tragedia del mare più grave di tutti i tempi – scrivono in una nota i sindacati confederali piacentini - ogni parola rischia davvero di suonare retorica. A noi non resta che listare le bandiere a lutto, in segno di profondo cordoglio per quei bambini, quelle donne e gli uomini che, alla ricerca di un futuro migliore, hanno trovato una morte inaccettabile. Al nostro governo e alla comunità internazionale chiediamo invece con forza di prendere atto del fallimento delle soluzioni finora prospettate e di attivare finalmente corridoi umanitari e concrete politiche di accoglienza per tutti coloro che fuggono alla ricerca di protezione dalla guerra. La tratta degli essere umani nel Mediterraneo deve finire ".

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