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Sabato, 20 Aprile 2024
Cronaca Ottone / Via Roma

Trebbia in piena, Protezione civile in stato di allerta

Le incessanti piogge di questa notte hanno visto crescere notevolmente livello dell'acqua. A Ottone danni alla Statale 45, vittima di uno smottamento

Torna a ruggire – a causa delle incessanti piogge che stanno mettendo in ginocchio soprattutto la città di Genova - il fiume Trebbia nella notte tra il 9 e il 10 ottobre. La prefettura di Piacenza ha perciò allertato la Protezione civile a monitorare la situazione, sia a monte che a valle. Il livello dell’acqua è cresciuto notevolmente nelle scorse ore, arrivando quasi ad aumentare di oltre tre metri, anche grazie a diversi rilasci da parte della diga di Boschi. La pioggia preoccupa anche i comuni di Rivergaro, Rottofreno e Gossolengo. L’Anas comunica che, a causa del violento nubifragio che nelle ultime ore ha interessato il Nord Ovest dell’Italia, si è verificato uno smottamento della scarpata della strada statale 45 “della Val di Trebbia” nel comune di Ottone, in provincia di Piacenza, nei pressi del confine regionale ligure. Al momento il transito è consentito a senso unico alternato regolato da semaforo. I tecnici e il personale Anas sono intervenuti sul posto al fine di garantire la sicurezza della circolazione ed avviare le verifiche e i rilievi necessari per la progettazione dell’intervento di ripristino, compatibilmente con l’evolversi delle condizioni meteorologiche.

Trebba in piena, rischi nel Piacentino. Confagricoltura: danni di un’errata gestione del territorio

«Genova alluvionata ed il Trebbia che sopporta le ondate di piena per fare da valvola di sfogo, mentre pure gli altri fiumi si ingrossano ed iniziano a lambire i campi. Il maltempo in queste ore sta rendendo anche nella nostra provincia la situazione ulteriormente critica. Le piogge persistenti hanno aumentato il rischio di esondazione dei fiumi e nelle campagne si registrano già numerosi allagamenti.   Le immagini di Genova fanno tornare alla mente quelle del 1970, del 1993 e del 2011: un copione, purtroppo già visto.  Esprimiamo vicinanza alle popolazioni colpite – dichiara Enrico Chiesa, presidente di Confagricoltura Piacenza – e non nascondiamo la nostra preoccupazione per quanto potrebbe accadere anche nel nostro territorio, temiamo possa ripetersi quanto successo nove mesi fa nel modenese o, in minor misura, non più tardi del febbraio scorso, nelle nostre campagne quando si sono registrati allagamenti in pianura e  frane e smottamenti in collina. Gli agricoltori non nascondono tutta la loro rabbia nell’assistere impotenti non tanto alle conseguenze del maltempo, quanto alla mancanza di un consapevolezza comune sulle cause che le hanno generate”. Gli imprenditori agricoli pagano in tutte le stagioni le conseguenze di una politica del territorio fallimentare, che nella visione museale dell’ambiente ha pensato di individuare, erroneamente, lo strumento della sua tutela. Così si vedono negata l’acqua per l’irrigazione nei mesi estivi e si vedono “somministrare”, in abbondanza, l’acqua delle piene degli stessi corsi d’acqua, nella stagione piovosa, come sta avvenendo in questi giorni. Gli alvei dei corsi d’acqua sono coperti di vegetazione e di materiali inerti, ma soprattutto di regole e di divieti, tanto da essere praticamente intoccabili. Sono diventati il regno ingovernato di animali che mettono a repentaglio la tenuta delle arginature.  La gestione del territorio è un tema delicato, troppe volte sottovalutato ed anche nella nostra provincia le misure prese sono ancora insufficienti.  Quando avvengono queste calamità – prosegue Chiesa -  mai nessuno è responsabile, tutti si rifugiano nei luoghi comuni e nelle ovvietà. Bisognerebbe cominciare invece a resettare tutte le politiche del territorio e restituire agli agricoltori quel ruolo di programmazione e di gestione che hanno esercitato per centinaia di anni, gratuitamente».

L'intervento di Tommaso Foti

«Le forti precipitazioni – spiega il consigliere comunale Tommaso Foti in un comunicato - hanno provocato situazioni di pericolo nei territori dell'Alta Val Trebbia, aggravati , come nel 2003, dalla apertura della diga di Boschi. A seguito, infatti, di detta decisione, il livello delle acque del fiume Trebbia è notevolmente cresciuto, il che ha ha messo a dura prova la resistenza delle paratie e delle opere di difesa spondale. Se è vero che contro gli strali di Giove pluvio c'e' poco da fare - continua la nota - altrettanto vero e' che le improvvise e sbagliate aperture della diga di Boschi, poco importa se autorizzate all'ultimo minuto, sono destinate - prima o poi - a produrre disastri nel territorio piacentino. È troppo - conclude Foti - chiedere alle competenti autorità di rispettare il territorio piacentino al pari degli altri, anziché utilizzarlo come bacino di riserva per scaricare le acque ora di questo ora di quello?».

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