Trova in vendita online il suo escavatore rubato, tre arresti
Un imprenditore ha riconosciuto il suo mezzo sul sito di un'azienda di Piacenza. I carabinieri sono risaliti alle operazioni di compravendita e hanno denunciato anche sei persone: falsificavano documenti e telai
L’escavatore che gli era stato rubato lo ha trovato in vendita online, in un’azienda di Piacenza. Così da una parte un imprenditore cremonese ha potuto riavere il suo mezzo da cantiere che gli era stato rubato due anni fa, dall’altra le indagini dei carabinieri sulle varie operazioni di compravendita e non solo hanno permesso di arrestare tre persone e denunciarne altre sei a piede libero per furto, riciclaggio e autoriciclaggio. A un 51enne cremonese, a un 38enne mantovano e a un 61enne della provincia di Roma, tutti finiti in carcere, il Gip del Tribunale di Roma ha contestato il furto di almeno tre macchine da cantiere, tra escavatori e mezzi per il movimento terra, dal valore complessivo di 200mila euro e recuperati dai carabinieri di Cremona. Loro rubavano i mezzi mentre altri sei complici, indagati a piede libero, «hanno fornito a vario titolo un contributo rilevante alla realizzazione delle condotte di trasporto e di occultamento dei mezzi oggetto di furto attraverso vari passaggi – spiegano i carabinieri -, e alla predisposizione di documenti di trasporto e all’alterazione dei numeri di telaio al fine di trarne profitto dalla successiva vendita, ostacolandone l’identificazione della provenienza illecita. Alcuni di loro avevano anche la disponibilità di capannoni in cui nascondere i mezzi».
Così avevano fatto nel luglio 2020 quando avevano rubato un escavatore ad un imprenditore di Cremona che ne aveva subito denunciato il furto. Grazie alle telecamere di videosorveglianza della zona, che avevano ripreso le targhe, i militari della Compagnia di Cremona erano riusciti a identificare gli autori materiali del reato, uno dei quali, domiciliato in provincia di Mantova. Quest’ultimo è stato arrestato mentre il suo complice è stato denunciato. «Le perquisizioni eseguite nel corso del tempo – ricostruiscono i militari - hanno consentito di accertare che l’escavatore era finito all’interno di un capannone in provincia di Brescia dove ne erano stati modificati i dati identificativi e dove erano stati falsificati i documenti per eludere la riconducibilità alla provenienza illecita. Successivamente il mezzo d’opera era stato venduto in provincia di Roma, per essere poi trasportato oltralpe e rimesso nuovamente in vendita tramite una società di import ed export, riconducibile ad uno degli arrestati. Dalla Francia il mezzo era rientrato in Italia, riacquistato da due bresciani che lo hanno consegnato, in conto vendita, a un’azienda specializzata del settore in provincia di Piacenza. L’originale proprietario, seguendo le principali piattaforme specializzate di vendita online, saputo di un mezzo molto simile a quello che gli era stato rubato, aveva avvisato i carabinieri di Cremona che hanno verificato la corrispondenza con quello rubato nel luglio 2020». L’azienda piacentina, precisano i carabinieri, è estranea ai fatti in quanto il titolare aveva acquistato in buona fede il mezzo.
Durante le perquisizioni, effettuate anche dai carabinieri di Mantova e Roma, sono stati trovati, custoditi in deposito nella Bergamasca di proprietà di uno degli arrestati, un escavatore e una pala meccanica risultati rubati a Orzinuovi e Dello a settembre e ottobre del 2020. In provincia di Mantova è stata rinvenuta una minipala Caterpillar completa di benna spazzatrice, del valore di oltre 40.000 euro, risultata rubata a metà gennaio a Cremona a un’impresa della provincia di Brescia che stava effettuando dei lavori di asfaltatura, mentre «negli altri luoghi perquisiti sono stati rinvenute numerose dichiarazioni di conformità false relative ai mezzi – spiegano sempre i carabinieri -, varie chiavi di macchine operatrici, nonché specifica attrezzatura idonea a effettuare le operazioni di rimozione apposizione di targhette di identificazione e di alterazione dei numeri di telaio, tutto posto sotto sequestro. Le indagini hanno anche consentito di riscontrare i movimenti bancari relativi ai pagamenti dei mezzi effettuati da parte degli ignari acquirenti nei confronti della banda».