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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Un'opera tra mistero e leggenda: il Klimt contraffatto spedito a Craxi ad Hammamet

Nel novembre del 2011 i carabinieri del Nucleo Tutela patrimonio culturale di Bologna sequestrarono alla galleria Ricci Oddi una copia del "Ritratto di Signora". Si trattava di una tela identica all'originale - anche nelle dimensioni - che si trovava da chissà quanto stipata nel magazzino della galleria di via San Siro, e della quale probabilmente nessuno si ricordava più. Ma come ci era finita, quell'imitazione perfetta, alla Ricci Oddi?

Nel novembre del 2011 i carabinieri del Nucleo Tutela patrimonio culturale di Bologna sequestrarono alla galleria Ricci Oddi una copia del “Ritratto di Signora”. Si trattava di una tela identica all’originale - anche nelle dimensioni - che si trovava da chissà quanto stipata nel magazzino della galleria di via San Siro, e della quale probabilmente nessuno si ricordava più. Ma come ci era finita, quell’imitazione perfetta, alla Ricci Oddi?
Lo spiegò bene, intervistato dal quotidiano La Cronaca il 19 novembre del 2011, lo storico dell’arte piacentino Lino Gallarati, poi scomparso qualche mese più tardi. Venne così alla luce un altro tassello del giallo su un’opera d’arte ormai diventata leggenda, tanto da arrivare a coinvolgere, nella vicenda, addirittura l’ex statista italiano Bettino Craxi.

«Tutto accadde il 16 aprile del 1997, due mesi dopo il furto - spiegò Gallarati a Cronaca - quando io ero presidente della Ricci Oddi. Con una telefonata del vice ispettore di polizia Renato Bianciardi dal suo ufficio di Polizia di Frontiera di Ventimiglia mi avvertirono che, abbandonato in uno scompartimento di un vagone ferroviario fermo nella stazione di Ventimiglia, era stato trovato un grosso pacco indirizzato all’onorevole Bettino Craxi, ad Hammamet in Tunisia. Siccome a quei tempi il leader socialista era considerato latitante, il pacco venne aperto e, guarda caso, dentro stava riposando proprio la nostra “Signora”».
«L’ispettore - prosegue lo storico piacentino - ci invitò a Ventimiglia per poter visionare il quadro e il Consiglio di Amministrazione della galleria delegò me, insieme al segretario Enrico Fervari e al custode Franco Fervari, per la verifica dell’opera ritrovata. Il viaggio in automobile verso il confine francese fu un vero tour de force, sembrava di essere su di un aereo tanto era alta la velocità. Il cuore batteva a cento all’ora, proprio come nella famosa canzone. Arrivammo a Ventimiglia in tempo di record e trovammo ad attenderci l’ispettore Bianciardi che si dichiarò felice di aver risolto il problema del nostro furto e ci accompagnò nel suo ufficio. Appeso dietro la sua scrivania notammo subito il “Ritratto di Signora” che avrebbe dovuto essere quello trafugato, ma fu una grossa delusione. La nostra conoscenza del dipinto di Klimt ci confermò subito che quello era una copia, magistralmente contraffatta. Bianciardi ci disse che il dipinto era accompagnato da una lettera indirizzata a Craxi nella quale lo si informava della salute dei figli e della solidarietà che godeva da parte dei suoi amici e compagni di partito».
Ma non si riuscì mai a scoprire il mittente di quel pacco.
«La cortesia e la gentilezza del poliziotto ci permise di chiedergli di consegnarci l’opera, che poteva servire alle indagini che i carabinieri stavano effettuando in tutta Italia. Dopo qualche esitazione acconsentì di restituirci il quadro, ma non la lettera che l’accompagnava. Per noi andava bene anche così. Venne compilato un verbale di consegna con la controfirma mia e del dirigente il settore della Polizia di Frontiera, caricammo il quadro nel bagagliaio dell’auto e tornammo a casa con le pive nel sacco. Non c’era più l’euforia dell’andata, ma il senso di una grande delusione. Passò qualche giorno e in Galleria arrivò un verbale della Polizia stradale che ci multava di 240mila lire per eccesso di velocità tenuto dalla nostra auto nella fretta di poter ricuperare quel tesoro del Klimt»

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