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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca Castel San Giovanni

Una mamma: «Mio figlio svegliato a scuola con una gamba alzata o preso per il braccio»

Materna di Castelsangiovanni, processo per maltrattamenti. Duello tra parte civile e difesa della maestra accusata. «Non ci sono conferme dai testimoni. E i vertici della scuola non sono mai stati sentiti dai carabinieri». Il legale dei genitori: «Ma quel bambino ha tuttora dei disturbi». Sentiti anche una maestra e il preside

Un bimbo che accusa ancora disturbi psicologici, che sarebbe stato svegliato dal sonnellino pomeridiano preso per una gamba o alzato tirandogli un braccio. Un bimbo che avrebbe cambiato l’umore, nascondendosi sotto il tavolo e piangendo in silenzio se veniva sgridato. Nessuna spiegazione, poi, dalle insegnanti della scuola materna che frequentava. Sull’altro piatto della bilancia, invece, non ci sono, secondo la difesa, conferme alle ipotesi dell’accusa di maltrattamenti contro la maestra ed è emersa l’immagine di una classe di bambini molto vivaci. Nessuno degli insegnanti né il preside, inoltre, è stato sentito dai carabinieri durante le indagini né sapevano delle telecamere poste dagli investigatori all’interno della scuola.

Davanti al giudice Gianandrea Bussi e al pm Monica Bubba hanno deposto la mamma e il papà di un bimbo - i genitori si sono costituiti parte civile con l’avvocato Giuseppe Coiro - una collaboratrice scolastica, una maestra che aveva il ruolo di coordinatrice e il preside della materna di Castelsangiovanni. Ad ascoltarli, la maestra Angela Bertelli, accusata di maltrattamenti, difesa dall’avvocato Luigi Salice. Altre tra coppie di genitori si sono costituite parti civili con gli avvocati Wally Salvagnini e Sabrina Erba.

La mamma del bimbo, all’epoca di 5 anni, gestiva un bar vicino alla scuola. Il figlio aveva raccontato alla madre alcuni episodi: aveva visto un bimbo picchiato dalla maestra e sempre un’insegnante gettare degli oggetto di un altro bambino dalla finestra. La donna va a parlare con una delle maestre e chiede se deve sapere qualcosa. Le viene risposto di no. Poi, una maestra risponde alla domanda della donna e dice che sì ha messo le umani addosso a un bambino “ma piano”, facendo restare di stucco un’altra insegnante presente. La madre, intanto, aveva notato che il bimbo piangeva in silenzio, nascondendosi sotto il tavolo, se in casa veniva ripreso o sentiva qualcuno urlare. Infine il racconto più grave secondo la donna: una bidella le dice che il figlio, lasciato a dormire da solo perché non si svegliava, veniva preso da una maestra che gli alzava una gamba o lo strattonava per le braccia. “Dissi alle maestre - ha continuato la donna - che mio figlio venisse trattato come gli altri”. Poi, si arrivò a un riunione dei genitori che sfociò in una querela il 28 marzo 2017.

Parte civile e difesa le hanno chiesto se lei avesse un altro figlio che aveva frequentato quella scuola. Lei ha risposto di sì e che non gli era mei accaduto nulla. Così, come non aveva mai visto segni sul proprio bimbo più piccolo. Quest’ultimo ha accusato disturbi di enuresi, di cui soffre tuttora. La difesa ha portato alla luce come la donna avesse chiesto, al bar, alla coordinatrice delle maestre se fosse normale alzare un bimbo così dal letto. Il papà del bimbo ha raccontato di come al piccolo venissero tolti i giocattoli che si portava da casa, mentre con le maestre dell’altro figlio non era mai accaduto. E’ emerso un rapporto di scarsa collaborazione tra le due maestre della sezione “Topolini”, spesso in disaccordo su alcuni aspetti della didattica, hanno affermato sia l’ex coordinatrice sia l’ex preside. La coordinatrice venne investita dal preside del ruolo di supervisore delle varie situazioni. Lei spesso andava al bar e sentiva le varie lamentele delle mamme, ma le ha definite “pettogolezzi” a cui non dava peso.

Entrambi hanno concordato sulla classe vivace e su alcuni problemi che affliggevano la Bertelli. La classe era composta di 26-28 bambini, cioè un gran numero, e i piccoli venivano messi a dormire al piano di sopra in una stanza senza condizionatore dove d’estate faceva caldo. Una situazione ambientale che contribuiva a innervosire i bimbi. Chiesti più interventi al Comune, nessuno, però, tra il 2016 e il 2018 era intervenuto, hanno ricordato. Il preside, alla fine del 2017 ricevette le lamentele di alcune mamme e convocò la maestra Bertelli. Il preside le suggerì di cambiare alcuni comportamenti per affrontare le difficoltà: abbassare il tono di voce, in caso di confusione interrompere l’attività e distrarli con una canzone; un dialogo franco e aperto con i genitori. L’insegnante disse al preside di sentirsi umiliata. Salice ha chiesto all’ex dirigente se avesse mai sanzionato disciplinarmente la donna e lui ha detto di no. E non lo aveva mai fatto nemmeno il preside precedente. Quando il preside raccolse le lamentele andava quasi ogni giorno, ha detto al giudice, nelle aule e nel dormitorio, non riscontrando però situazioni anomale.

Corio, al termine, ha chiesto l’acquisizione del documento rilasciato agli alunni alla fine dei tre anni prima del passaggio alla scuola primaria. Il percorso scolastico del bimbo - che oggi è in terza elementare - è stato definito “tendenzialmente buono per l’apprendimento, ma non accetta di buon grado i rimproveri, reagisce chiudendosi in se stesso e nascondendosi sotto i tavoli e i mobili”. Un’indicazione, secondo Corio, che un disturbo c’è. La prossima udienza, in febbraio, vedrà in aula i periti che hanno visionato i video delle telecamere nascoste e le immagini dei presunti maltrattamenti.

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