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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca Gossolengo

Compra 5mila euro di catering ma il suo conto è prosciugato, denunciato 34enne

Ingegnosa truffa messa in piedi da un 34 enne piacentino, sventata dai carabinieri di Bobbio. Ex rappresentante nel ramo della ristorazione, compra da un'azienda piacentina 5mila euro di materiale di catering, per rivenderlo: paga, però, con una riba e un assegno che tornano indietro. Denunciato per truffa. I dettagli dell'intervento

La crisi aguzza l'ingegno. Fintanto da trasformare bravi e "onesti" professionisti in truffatori veri e propri. E' questo il caso di un piacentino di 34 anni, ex rappresentate di un'azienda lodigiana nel comparto della ristorazione, denunciato dai carabinieri della compagnia di Bobbio (in foto, a sinistra, il capitano Fabio Longhi) per truffa e sostituzione di persona. Ed ecco il castello - complesso - che ha architettato.

L'uomo, sfruttando le conoscenze nel ramo, si rivolge a una ditta di Gossolengo che tratta materiale per catering - tovaglioli, bicchieri di plastica, posate - dicendo di essere interessato ai suoi prodotti. Si finge ancora rappresentate dell'azienda lombarda in cui era impiegato, che da tempo, in realtà, ha chiuso i battenti. Fa una grossa ordinazione: 5mila euro di materiale.
  L'uomo usa un nome falso e una targa del furgone di un altro mezzo. Ma non basta per sfuggire all'Arma  

L'uomo prende appuntamento e si presenta a Gossolengo. Il primo giorno riesce a caricare sulla propria vettura solo una parte di catering, non avendo troppo spazio. «Domani torno con un furgone», dice all'impiegata. Il primo carico, così, lo paga facendo emettere una riba (ricevuta bancaria).

Il giorno dopo si ripresenta puntuale, stavolta con un camioncino. Carica il resto del materiale pagando, stavolta, con un assegno. L'impiegata della ditta piacentina, in ogni modo, "nasa" che qualcosa non va: quando il 34enne si allontana la donna prende il numero di targa. 

E ne aveva ben donde. L'assegno torna protestato; la riba s'appoggia a un conto corrente che è stato chiuso (dell'azienda lodigiana). L'uomo aveva architettato tutto con furbizia: aveva dato un nome falso e anche la targa del furgone risulta poi fittizia, appartenendo a un'ignara persona di Padova. Alla ditta, così, non rimane che sporgere querela ai carabinieri.

Gli uomini dell'Arma, incrociando gli indizi sulla precedente attività del piacentino, riescono a trovarlo e denunciarlo. Sparito il materiale. L'uomo, con ogni probabilità, l'ha rivenduto a un prezzo maggiorato.  
   
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