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Cronaca Vigolzone

Vigolzone, un museo sulla storia del vino a La Tosa

Folla a La Tosa per l'inaugurazione del nuovo museo dei fratelli Pizzamiglio che racconta la storia della vite e del vino e testimonia l'orgoglio di essere padroni della propria terra

Un Museo che oltre compendiarela storia, la passione e la professione per la terra dei titolari, i fratelli Stefano e Ferruccio Pizzamiglio, racconta con rara efficacia quanto la vitivinicoltura affondi le proprie radici in epoca remote e come, pur mantenendo la base tradizionale, il processo produttivo abbia saputo affinarsi e legarsi sempre più alle peculiarità del territorio. Ci riferiamo al Museo della vite e del vino dedicato a Fernando Pizzamiglio, padre di Stefano e Ferruccio,che ha sedeall’Azienda Agricola La Tosa, luogo accogliente, tranquillo e silenzioso, immerso nella campagna delle colline di Vigolzone, perfezionato dalla biblioteca, dedicata a mamma Alberta,specializzata sui temi della viticoltura e dell’enologia e con circa settemila testi e documenti su arti figurative,archeologia storia locale. Museo e Biblioteca sono da oggi aperti alla consultazione pubblica.                                                                                                                                                         

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La giornata inaugurale ha richiamato una folla di visitatori con  numerosi esponenti del mondo agricolo e accademico ed è stata occasione per ascoltare una serie d’interessanti testimonianze: i fratelli Pizzamiglio hanno accennato la loro nascita a Milano da madre originaria di Vigolzone e da padre milanese e le scelte scolastiche orientate a seguire le orme paterne, ossia ad abbracciare la professione medica.Invece, la fiamma della passione per il vino ha iniziato ad ardere Stefano sin dall’età di diciassette anni quando aveva frequentato un  corso di degustazione con l’Associazione Italiana Sommeliers, perché,a metà degli anni settanta, la famiglia aveva acquistato una casa nel comune sulle colline di Vigolzone. Era seguito l’acquisto, nel 1980, di due appezzamenti di terreno confinanti con la casa, uno dei quali contenente una vecchia cascina chiamata La Tosa. Il desiderio, covato in entrambi i fratelli, era di avere un’azienda agricola da seguire come hobby messo poi  in pratica con l’impianto dei vigneti, presenti in quei terreni  sino agli anni sessanta, eda loro curati  durante i week-end.La passione per la vita di campagna però cresceva e nel 1984, quasi da un giorno all’altro, Stefano e Ferruccio decisero di trasformare l’hobby in professione a tempo pieno. Si trasferirono nell’azienda, Stefano si iscrisse all’Università Agraria di Piacenza e la famiglia inizio la ristrutturazione della vecchia cascina cui seguì la costruzione della cantina. “Il museo è dedicato a nostro padre – ha spiegato Stefano – perché ci ha assicurato l’appoggio morale ed economico e trasmesso i valori nei quali lui credeva:l’amore per il proprio lavoro, lui amava la sua professione di medico dentista, noi amiamo il nostro di contadini-viticoltori e il territorio.

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Il Presidente della  Provincia di Piacenza Francesco Rolleri e sindaco di Vigolzone, ha espresso grande orgoglio per la struttura di eccellenza creata dai fratelli Pizzamiglio, “due persone che ci stanno facendo imparare cosa vuol dire essere padroni della nostra terra”. Il prof. Mario Fregoni, oltre a compiere un interessante excursus sulla vite selvatica e sulla sua domesticazione che per quanto riguarda l’Italia è avvenuta in Sicilia 2000 anni a.C., ha evidenziato come i musei capaci di raccontare la storia della vite e del vino in Italia non raggiungono le dita di una mano e anche all’estero siano relativamente pochi.

Altri contributi sono stati portati da Fernando Tribi di Slow Wine per Slow Food, da Maddalena Scagnelli e all’architetto Flaviano Celaschi, docente di Design Industriale presso l’Università di Bologna che hanno evidenziato l’importanza di una struttura culturale come il museo, capace di creare una reciprocità tra vino, cultura, cibo e tradizione. A Concludere l’incontro l’architetto Massimo Simini, responsabile del progetto del Museo della Vite e del Vino Fernando Pizzamiglio.

IL PERCORSO MUSEALE

L’area si trova al piano superiore dell’edificio dell’agriturismo e riprende i temi del Museo della Vite e del Vino, costituito nel 1995. Non si tratta però di un Restyling,ma di un allestimento progettato ex novo, molto scenografico, capace di suscitare emozioni, grazie anche a punti luce che focalizzano alcuni elementi, racconti di nucleo, concise ma esaurienti didascalie, opportunità di approfondimenti cliccando su video multimediali, possibilità di vedere ed ascoltare interviste a tre lavoratori che consentono di conservare nel tempo la memoria di lavori particolari. L’esposizione abbraccia lo spazio temporale da metà Ottocento ad oggi. Nelle filiere delle diverse attività lavorative sono cambiate le procedure, ma nella vitivinicoltura anche nei procedimenti meccanizzati come la pigiatura, l’attenzione è rivolta ai metodi e ai risultati della tradizione.

Tra le curiosità, accanto alle attrezzature di varia epoca, dalla vite alla vinificazione e all’imbottigliamento, è presente la scena semovente di un presepio relativa ai lavori di cantina. E’ parte di una grande Natività,  arricchita da decine di scene dedicate ai vari mestieri, costruita a Casalmaggiore dal pittore architetto Gaetano Tenca il 1925 e il 1970 e con successivi ampliamenti.

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I CREDITI DEL MUSEO

Comitato scientifico e redazione dei testi: Ferruccio e Stefano Pizzamiglio

Consulenza storica e scientifica:Prof. Mario Fregoni,

Progetto, allestimento e grafica:Massimo Simini, con la collaborazione di Elena Albricci, Claudio Fiumicelli e Mario Fontana,

Video produzioni:Enzo Genesini

Iconografia e video illustrazioni:Andrea Rossi

Collaborazioni

Per i testi di approfondimento: don Paolo Camminati, Flaviano Celaschi, Claudio Gallini, Umberto Gandi, Stefano Pronti,

Per la colonna sonora: Maddalena Scagnelli e il gruppo musicale “Enerbia”

Per l’allestimento:Alberto Passerini, Claudio Sartori e altri.

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