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Cultura

Don Giuseppe Borea, l'omaggio dell'Anpi e dei Partigiani Cattolici

Le associazioni piacentine Anpi e Partigiani Cattolici, hanno ricordato don Giuseppe Borea, per il quale è in corso il processo di beatificazione. La biografia del sacerdote anche in una pubblicazione di Lucia Romiti

Venerdì 9 febbraio l'Associazione Nazionale Partigiani Cattolici e l'Anpi hanno voluto rendere omaggio a don Giuseppe Borea, fucilato dai fascisti il 9 febbraio 1945, nella chiesa di S. Maria del Suffragio del Cimitero urbano, vicino al muro presso cui caddero tanti combattenti per la libertà, ricordati in una lapide interna. La messa è stata celebrata da don Giuseppe Basini, parroco di S. Antonino, che ha ricordato la figura del parroco di Obolo di Gropparello per la sua azione pastorale, per la sua fedeltà a Dio e all'umanità, per il coraggio di vivere libero fuori da qualsiasi ideologia e attento ai bisogni spirituali e materiali della sua gente. Ha citato lo scrittore George Bernanos, che nel suo "Diario di un curato di campagna" afferma che invece di parlare di eroe occorre parlare di uomo che esprime il massimo dei valori umani, e inoltre il pensiero del prete partigiano don Primo Mazzolari che solo la vita di ognuno è specchio della testimonianza della fede e dell'amore verso il prossimo. Don Borea, che pronunciò il suo perdono a coloro che lo stavano uccidendo, è un esempio da seguire tuttora per essere "seminatori di speranza nell'ottica della salvaguardia del bene comune". Al termine Mario Spezia dell'Anpc ha letto la "Preghiera del ribelle (Signore facci liberi)" del comasco Teresio Olivelli, recentemente beatificato, alpino e attivissimo antifascista morto nel campo di Flossemburg nel gennaio 1954.

Tutti i presenti si sono poi recati alla cappella Cerati, dove don Borea è sepolto e dove è stata posta una corona d'alloro. Qui Mario Spezia di Anpc ha ricordato la recente pubblicazione “Giuseppe Borea. Martire della Resistenza”, di Lucia Romiti, edita da “il nuovo giornale”, anche in concomitanza del processo in atto  per la sua beatificazione e l'impegno della sua Associazione nel trasmettere la lezione di vita e di libertà da lui interpretata fino all'estremo sacrificio. 

Stefano Pronti dell'Anpi ha correlato don Borea agli altri fulgidi esempi di cristiani e di preti, che si dedicarono alla lotta di liberazione, come Daveri, Berti, don Bruschi, mons. Civardi e i sacerdoti perseguitati o bastonati a sangue per non essere allineati, affermando che nella Resistenza c'è stato un forte spirito evangelico, che si espresse nell'umanità dei rapporti, nella generosa dedizione agli ideali, nell'altruismo. Don Borea usciva dalla casa parrocchiale per fare il parroco tra i giovani delle formazioni partigiane della Val d'Arda, come imponeva la sua missione. Il nipote del sacerdote – ha concluso Pronti - porta fieramente il nome dello zio, e ne ricorda la grande umanità e la generosità verso i deboli provata anche dalla documentazione sul sostegno diretto a coloro che non avevano risorse sufficienti per vivere, per pagare le utenze primarie  e sugli interventi presso le autorità in favore dei poveri. 

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