rotate-mobile
Giovedì, 18 Aprile 2024
Cultura

Giolitti, il giolittismo e l'antigiolittismo: spunti di riflessione dal libro del senatore Compagna

Il senatore Luigi Compagna (membro della VII Commissione permanente del Senato “Istruzione pubblica, beni culturali, ricerca scientifica, spettacolo e sport”), ha esposto a Palazzo Galli – Banca di Piacenza, il suo studioGiolitti, il giolittismo e l'antigiolittismo, tema portante della storia italiana dei primi decenni del '900. Presentato dal dottor Gian Marco Maiavacca, il senatore ha illustrato i contenuti del suo saggio di storiografia “Italia 1915 in guerra contro Giolitti” - pagine 192, Rubbettino editore - nel quale focalizza gli eventi che portarono all'entrata dell’Italia nel conflitto mondiale a fianco dell'Intesa contro gli Imperi centrali. Ha ripercorso l'azione politico-diplomatica avviata da Salandra e Sonnino e le manifestazioni degli interventisti capeggiati da Gabriele d'Annunzio, offrendo con la sua conversazione, molti altri spunti sugli avvenimenti dei primi due decenni del ‘900 i cui riflessi si riproposero nel secondo dopoguerra e ben oltre.

Compagnaha evidenziato come molti politici liberali e democratici, sordi ai moniti del neutralista Benedetto Croce, abbiano allora ceduto alle sirene dell’antiparlamentarismoe come Giolitti fu messo fuori gioco dai moti della piazza interventista, che a Roma trovò un leader dal carisma formidabile come Gabriele D’Annunzio.

Compagna respinge nettamente la censura di Salvemini su Giolitti e si allinea a quanto scrive Benedetto Croce, per il quale il periodo giolittiano è contrassegnato da mediazioni realistiche e concreta collegate ai fatti e alle evoluzioni della società del tempo. Riqualifica quindiil fenomeno del trasformismo politico come conseguenza inevitabile della logica di una società in rapida e faticosa evoluzione, dalla quale non poteva emergere la chiarezza politica di posizioni partiticheconsolidate. A differenza da quanto sentenziato dallo storico Mack Smith, criticato apertamenteda Compagna, il trasformismo èstrumento politico inevitabile e non aprioristicamente negativo; altrettanto inevitabilifurono quindi le maggioranze di governo composite che permisero a Giolitti,di realizzare,tra l’altro,la riforma elettorale quasi a suffragio universale e di instaurare l’istituto della trattativa invece dello scontro nei conflitti nel mondo del lavoro, compreso il memorabile sciopero delle ferrovie non represso per lasciarlo esaurire facendo emergere la debolezza del sindacato.

Quando Giolitti, nel 1919, torna al Governo, fallisce perché non si rende conto che una profonda mutazione aveva dato vita a partiti di massa e quindi gli equilibri complessi con maggioranze composite (o trasformiste) erano superate dal Fascismo che incombeva non già come gruppo di potere eversivo, bensì come movimento sorretto dalla massa destinato aun successo parlamentare immediato.

Giolitti - scrive Luigi Vittorio Ferraris nella prefazione al libro - “viene descritto, credo giustamente, come un liberale e soprattutto come un parlamentare, che ha saputo interpretare e guidare con sue riforme lo sviluppo di una Italia in procinto di affacciarsi sulla scena dell'economia moderna. L'aver compreso il mutamento in atto individuando i mezzi anche sociopolitici per dirigere l'Italia post umbertina, ha stimolato un processo di industrializzazione alla vigilia della Grande Guerra per cercare di tenere il passo con quanto era già avvenuto altrove da tempo. Il modello da imitare era la modernità nella guida della società. Dalle pagine di Compagna appare chiaramente che questa svolta storica Giolitti l'aveva compresa. Interpretava consapevolmente e con equilibrio un’Italia che era uscita dalla crisi del crispismo, dalle delusioni tragiche della pur modesta espansione coloniale, ma altrettanto della sua debole collocazione internazionale”. 

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Giolitti, il giolittismo e l'antigiolittismo: spunti di riflessione dal libro del senatore Compagna

IlPiacenza è in caricamento