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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cultura

Il clima battagliero delle Elezioni del 18 aprile 1948 nell’ultimo libro di Orlandini

Dibattito in Fondazione con l’autore, Romano Repetti e don Davide Maloberti

Vivace e interessante confronto all’Auditorium della Fondazione sul nuovo libro del prof. Luciano Orlandini “Per Cristo o contro Cristo - L'ultima guerra di religione nella plaga piacentina", pagine 176, edito di recente dalla casa editrice Pontegobbo. A commentarne il contenuto, con il coordinamento della giornalista Maria Vittoria Gazzola, l’autore, don Davide Maloberti direttore de "Il Nuovo Giornale"e Romano Repetti già segretario provinciale del Pci.

A distanza di 70 anni la documentazione offerta dal volume del professor Orlandini propone una utile riflessione su quella straordinaria stagione della nostra storia, sulle ragioni degli uni e degli altri e sulle tante cose che da allora sono mutate. Documenta in particolare l’opera trascinatrice di don Ersilio Tonini, con i suoi scritti sul settimanale diocesano “Il Nuovo Giornale” di cui era direttore, negli anni 1946 - 1953, contribuendo alla mobilitazione dei sacerdoti e alla incisiva azione dei Comitati Civici, allo scopo di portare voti in particolare alla Democrazia Cristiana che si qualificava garante non solo della libertà di religione ma anche dei tradizionali diritti della Chiesa. La ricerca di Orlandini, indaga le azioni condotte in campo cattolico soprattutto nella “battaglia” elettorale delle elezioni politiche del 1948.  La lettura della documentazione offerta dal volume propone un’utile riflessione su quella straordinaria stagione della nostra storia, sulle ragioni degli uni e degli altri e sulle tante cose che da allora sono mutate. La sintesi finale evidenzia come l’azione della Chiesa oltre alla sconfitta del Comunismo e alla riforma del capitalismo tendeva a preparare il terreno per l’affermazione di una nuova cristianità. Fu questo un progetto dai contorni netti, sostenuto da un’incoercibile presunzione di verità, che avrebbe, tuttavia, dovuto misurarsi con la dimensione plurale della democrazia post-resistenziale e con le forti spinte secolarizzanti scaturite dal processo di modernizzazione che investì il Paese a partire dagli anni ’50. “Per don Ersilio e per buona parte del mondo cattolico l’America presentava un volto ambivalente: se da una parte, grazie ad un indiscusso predominio economico e militare aveva contribuito a sottrarre il Paese agli artigli dei totalitarismi (quello nazifascista prima e quello comunista poi), dall’altro costituiva un pernicioso stile di vita e di valori incompatibili con la religione cristiana”.

Un capitolo del libro: “Una sagra ignobile” riprende la posizione al riguardo della bellezza femminile che doveva essere espressa come espressione di spiritualità  non di fisicità. Da qui le parole di condanna da parte delle autorità diocesane e della stampa di riferimento nei confronti dei riti della nuova modernità. A farne le spese anche lo straordinario concorso di folla accorsa a Grazzano Visconti in occasione di una trasferta da Salsomaggiore del concorso di Miss Italia.

Romano Repetti, condividendo buona parte della ricostruzione di Orlandini, ha evidenziato la mano tesa più volte offerta dai dirigenti del Partito comunista nazionale espressa anche in importanti atti politici quali la formulazione del testo della Costituzione italiana, l’accoglimento dei Patti Lateranensi e in altre occasioni. La disponibilità non fu accolta preferendo il grido di guerra lanciato da Pio XII in piazza S. Pietro: “In una lotta, che presenta tanti caratteri comuni alle lotte di religione, l’unico simbolo che si può contrapporre alla falce e al martello è la Croce”.

Il libro del prof. Luciano Orlandini – ha sottolineato don Davide Maloberti, direttore de “Il Nuovo Giornale”, ha il merito di approfondire una pagina di storia molto importante dell’allora nascente Repubblica italiana.

Nel ripensare a quegli anni e alla grande mole di lavoro svolto da don Ersilio Tonini, 33enne direttore de “Il Nuovo Giornale”, non si può confondere – ha aggiunto don Maloberti - la Chiesa con una forza politica. La situazione di “cristianità”, allora dominante, spingeva a uno stretto rapporto tra Chiesa e politica, ma la Chiesa non va mai confusa con un partito; c’è un mistero più grande, quello della presenza di Cristo, che non si può ridurre a un voto o a un comizio. Certo, è indubbio che la Chiesa nel dopoguerra scese in campo per porre argine al pericolo del totalitarismo comunista. E non si può negare che la minaccia non esistesse, viste le conseguenze distruttive di questa ideologia al potere nei Paesi dell’est Europa.

Tonini - sintetizziamo il pensiero di don Maloberti - nei suoi molteplici interventi risultò profetico. Nel suo primo editoriale, “Scacco al Re, attenti alla Regina”, nel 1947, mise in guardia non solo dal comunismo, ma dal diffondersi di una mentalità senza valori, dove ciò che contava era solo l’affermazione di sé. Quest’ultima è la cultura oggi dominante e fa apparire ancora più vero e necessario il messaggio del Vangelo: l’uomo non può ridursi a una sola dimensione, non è solo materia, ma è anche spirito, deve potersi aprire a Dio, altrimenti muore e l’uomo naviga confuso nella storia. Il suo ultimo intervento, “Congedo”, nel 1953 faceva cenno alla stanchezza della comunità cristiana nel seguire le direttive del Papa e della Chiesa intera. Forse intravedeva la crisi nascente che poi condusse al Concilio e ai difficili anni del ‘68: occorre avere radici spirituali, altrimenti l’impegno sociale e politico diventa un vuoto ritornello. Testimone di quella stagione è stato Igino Giordani, deputato della Costituente, giornalista, nato alla fine dell’800, eletto nel dopoguerra nel primo Parlamento della Repubblica; specie dopo che l’incontro con Chiara Lubich a Montecitorio nel 1948.  Senza un legame profondo e interiore con il Vangelo – è stata l’esperienza di Giordani – anche l’impegno politico dei cristiani rischia di diventare attività esteriore, ricerca di potere e non servizio per il bene di tutti. Queste intuizioni - ha concluso don Maloberti - si ritrovano oggi nelle indicazioni di Papa Francesco: “non occupare spazi, ma avviare processi”, cioè mettere l’uomo, la società e la Chiesa in movimento.

LUCIANO ORLANDINI vive a Salsomaggiore Terme. È stato per molti anni docente di storia e filosofia presso il liceo scientifico “E. Mattei” di Fiorenzuola d’Arda. Per le Edizioni Pagus ha pubblicato Blaise Pascal, Pensieri (1992) e Voltaire, il filosofo ignorante (1993). In collaborazione con Giuseppe Dossena ha pubblicato Lo squadrismo fascista a Fiorenzuola d’Arda negli anni 1921-1922 (Istituto Statale d’Istruzione Superiore “E. Mattei”, 2013), Il fascismo e il movimento cattolico-popolare in provincia di Piacenza negli anni 1921-1926 (Istituto Statale d’Istruzione Superiore “E. Mattei”, 2014) e Il regime fascista e la Chiesa cattolica nella provincia di Piacenza durante gli anni del consenso (1929-1940) (Istituto Statale d’Istruzione Superiore “E. Mattei”, 2015). Nella costruzione dei tre ultimi libri è stato di grande utilità l’apporto degli alunni della classe V sez. B dell’a. s. 2012-‘13, 2013-‘14 e 2014-‘15.

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