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Cultura

Il fenomeno migratorio, la nuova sfida sociale analizzata dal prof. Franco Cardini

Le conversazioni proposte dalla “Dante” e da “Idea Europa”

Il Comitato Piacentino della Dante Alighieri e l’associazione “Idea d’Europa”, hanno offerto tre conversazioni davvero interessanti, che ripagano le tante superficialità e ottusità spesso raccontate dai media. Ci riferiamo alle recenti “lezioni” tenute dal prof. Franco Cardini - già docente di Storia medioevale all’Università di Firenze e in altri atenei europei ed extraeuropei, membro del Consiglio direttivo dell’Istituto Storico Italiano per il Medioevo, professore con un curriculum affollatissimo di titoli e riconoscimenti accademici - all’aula magna dell’istituto Tecnico Commerciale "G. D. Romagnosi, all’auditorium "Fondazione di Piacenza e Vigevano” e all’aula Magna Istituto "A. Volta” di Borgonovo.

Dopo un’analisi storico-sociologica e di geo-economia che ha evidenziato come, quando, quanto e perché si siano sempre periodicamente verificate nella storia dell’Umanità migrazioni di popoli (ragioni climatiche mutate, terreni modificati nella loro produttività, motivi politici nei vari tempi, esigenze lavorative, e quant’altro), Cardini si è soffermato a lungo sul fenomeno attuale dell’immigrazione, un nuovo fatto epocale, dianzi al quale non è possibile non prendere atto con condotte di netti rifiuti o di cieche accoglienze. Certamente non si può dire “Tornate indietro!”; ma altrettanto certamente non si può ignorare il mutamento socio-eco-geografico che è in atto. A questo punto, si tratta di un problema di rigorosa e necessaria analisi culturale. Il fenomeno cioè va “conosciuto”, con profondità: “Si teme quel che non si conosce”.

Le ricchezze del suolo e del sottosuolo di una determinata area appartengono a coloro che lì sono insediati. Da quando, mezzo millennio orsono, è iniziato il colonialismo e quindi la globalizzazione (perché essa è iniziata allora) questo principio è stato costantemente violato dalla condotta egoista e sfruttatrice di Potenze economiche e di Governi corrotti o corruttibili che per interessi di parte e di ricchezza propria, si servono di terre (specialmente africane) che, ricchissime geologicamente, giovano alle Potenze medesime, e lasciano le popolazioni indigene in condizioni di estrema penuria. Nonostante insegnassimo tolleranza e diritti umani agli altri popoli, ne abbiamo preso le risorse, le materie prime e la forza lavoro, portando in cambio (in uno scambio ineguale) la nostra cultura, la democrazia formale ed i diritti umani. Lo abbiamo fatto perché abbiamo bisogno anche delle risorse altrui, perché, soprattutto abbiamo perso il concetto del limite, della restrizione tra il fine ed i mezzi.

Ora siamo arrivati alla fase del redde rationem e l’imponente afflusso di migranti nel ricco Occidente ne è una delle espressioni più vistose. Il nemico da battere, è questo ingiusto sistema economico: esso ha reso prospero l’Occidente, ma ha generato uno squilibrio che è ormai improcrastinabile curare, anche nel nostro stesso interesse. Basti pensare che la ricchezza del 90% della Terra è concentrata nel solo 10% della popolazione terrestre (che è di ormai circa 7 miliardi di abitanti); e che, nell’àmbito di tale 10%, in concreto, la vera ricchezza è concentrata nel ... solo 1% del 10%! A Piacenza e a Borgonovo, il professore ha  esteso la sua dettagliata analisi ad altri grandi problemi socio-politici ed economici del nostro tempo sui quali riferiremo in un successivo articolo.

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