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In Santa Maria di Campagna il refettorio sempre più cenacolo di studi, testimonianze e dati storici

Refettorio del Convento dei frati minori di Santa Maria di Campagna stracolmo per il secondo appuntamento del ciclo di manifestazioni collaterali alla Salita alla cupola della Basilica affrescata dal Pordenone organizzate dalla Banca di Piacenza e che si protrarranno sino al 10 giugno.  Nel corso dell’incontro si sono susseguiti gli interessanti interventi del presidente del Comitato esecutivo della Banca di Piacenza avv. Corrado Sforza Fogliani, di Raffaella Arisi, Giuseppina Perotti, Laura Bonfanti, Giacomo Marchesi, padre Secondo Ballati, oltre all’attore Nando Rabaglia che ha letto “Pordenone, scalata al cielo”, trascinante lettura di un testo dello scrittore Umberto Fava. A questa serie di interessanti contributi daremo, per quanto possibile, un’opportuna visibilità nei giorni a seguire. L’avv. Sforza Fogliani ha ringraziato per l’ospitalità padre Secondo quale “perno di tutto quello che si sta facendo”. Il padre guardiano ha ricordato come sino al 1975 il refettorio funzionava come tale, perché il convento era casa di formazione, c’erano i giovani frati che studiavano.  In ogni convento il refettorio era un luogo molto importante, non era solo la sala dove si mangiava, ma così come nelle tradizioni monastiche era anche luogo di ascolto.  Il pranzo di solito comprendeva due elementi: nella prima parte si faceva silenzio e si ascoltava il racconto delle vite dei Santi: le famose leggende tipo San Francesco e il Lupo, San Francesco predica agli uccelli, San Francesco e la Porziuncola, San Damiano, San Martino; va però chiarito che il significato della parola leggenda era quello della parola latina “cosa da leggersi”. Nulla a che vedere quindi con il senso di cosa fantasiosa che oggi accompagna la stessa parola. Si trattava di brevi racconti di senso compiuto da leggersi e concludersi in una intera giornata; quindi non pagine legate da una trama sequenziale, ma capitoli-episodi brevi che a volte enfatizzavano la narrazione, ma la sostanza era aderente alla realtà dei fatti riferiti. Il racconto letto da uno dei frati occupava una prima parte del tempo, poi il Superiore pronunciava la parola “Prosit”, Dio vi benedica e il pranzo continuava in libertà. Facevano eccezione le feste più importanti del calendario cristiano: durante l’Avvento e la Quaresima, le letture proseguivano fino alla fine del pranzo.  L’ascolto e il pranzare possono sembrare due situazioni poco coerenti ma invece, assicura padre Secondo, sono più che compatibili.

Non c’è refettorio che non abbia raffigurato su una parete un dipinto ispirato all’Ultima cena; quello del convento di Santa Maria di Campagna è una raffigurazione realizzata dal piacentino Cristian Pastorelli in sostituzione di un’opera irrimediabilmente rovinata.  Alle pareti sono appesi altri dipinti di epoca lontana che non hanno stretta attinenza con il refettorio, si riconoscono in particolare i ritratti di due santi nati nel 1214: san Luigi IX, sovrano di Francia e Sant'Elisabetta d'Ungheria che si dedicò alla cura degli infermi e dei poveri e ancora san Bonaventura, san Duns Scoto, filosofo. Oggi i frati di santa Maria di campagna sono otto, un tempo erano molti di più e da qui l’ampia dimensione della sala da pranzo. Il Convento ospitava infatti anche gli studenti del Ginnasio che dopo il terzo anno avrebbero proseguito gli studi a Bologna.  Avendo già fatto la scelta di vita religiosa portavano il saio e la gente li chiamava affabilmente “ fratini”; erano loro che nel giorno del “Ballo dei bambini”, avevano l’energia per innalzare tanti bambini all’altare della Madonna.

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