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Cultura

La crisi socio culturale del nostro tempo e Dio meritocratico

Questi i temi portanti della conferenza di Ettore Gotti Tedeschi, promossa dalla Dante Alighieri

“Dio è meritocratico”. E’ il nuovo libro di Ettore Gotti Tedeschi, presidente della filiale italiana del Banco Santander, ex presidente dello Ior, economista di primo piano. Ne ha fornito una anticipazione  l’autore alla platea dell’Auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano, nell’incontro conclusivo del primo ciclo di conversazioni  2017, promosso dal Comitato Piacentino della Dante Alighieri.  Il titolo scelto come  sempre dall’editore - ha precisato Gotti Tedeschi - è piuttosto ambiguo, ma è provocatorio e anche polemico verso chi sostiene che la grazia è scontata, concessa a tutti in qualsiasi condizione, solo per i meriti di Cristo. L’autore ha richiamato un passo dell’Amleto  di William Shakespeare, dove Polonio a proposito dei servi dice: "Li tratterò secondo i meriti che hanno avuto". Amleto gli risponde: "Se si trattasse ognuno a seconda del suo merito, chi potrebbe evitare la frusta?". Se Dio fosse meritocratico nel senso attribuito a tale espressione dalla cultura liberista, significherebbe che il Creatore valuterebbe le sue creature basandosi esclusivamente sui loro meriti. L’Amleto di Shakespeare sarebbe pertanto ben più generoso del Creatore. Ma è altrettanto fuorviante pensar a un Dio esclusivamente misericordioso che tutto  scusa e tutto perdona. I meriti che Dio apprezza sono soprattutto i meriti nel saper lottare contro il peccato e sapersi pentire. 

Tema centrale della conferenza l’attuale crisi socio economica collegata al processo di globalizzazione che ha investito il mondo. Un processo che per l’oratore è stato avviato negli anni settanta del secolo scorso quando le leadership mondiali si arrogarono il compito di omogeneizzare la morale umana creando le premesse per un Nuovo Ordine Mondiale in antitesi alle civiltà allora esistenti: il mondo europeo occidentale, quello sovietico,  dei paesi emergenti dell’America latina e dell’Africa.  Stabilendo con loro parametri se una cosa è buona o meno, avviarono il processo di omogeneizzazione delle culture, dei  comportamenti e valori umani e delle religioni, in particolare quelle  monoteiste.   Le loro visioni malthusiano-ambientalistiche e le politiche anti-natalità (troppe persone sono al mondo e l’uomo inquina l’ambiente; quindi l’uomo è un problema), si sono imposte favorite dall’affievolimento dei valori fondanti la fede cristiana, dalla laicizzazione degli insegnamenti scolastici, dall’ambientalismo assunto come la nuova religione universale. Si sono così concretizzate azioni mirate soprattutto a relativizzare  le culture religiose con il fine dichiarato di eliminare l’immoralità delle  povertà e delle diseguaglianze, dell’ egoismo dell’indifferenza verso il prossimo, ponendo fine ai conflitti armati. Risultato: i singoli problemi si sono accentuati e si è materializzata una crisi economica che oggi qualcuno vuol risolvere con le politiche di immigrazione. Si è diffusa una cultura nichilista che in pratica vuole risolvere gli effetti (e non le cause) agendo proprio sugli effetti. Una cultura del come si fanno le cose non del perché. 


Il Presidente Usa, Obama nel 2009 dichiarò che, essendo la salute benessere psico-bio-sociale, si doveva dare via libera ad aborto senza restrizioni, eutanasia grazie a limitazione delle cure, negazione al diritto di coscienza. Ebbene non è difficile comprendere che, in questo contesto di avversione alla fede cattolica, il Papa, massima autorità morale al mondo potesse diventare oggetto di attenzione sulla sua disponibilità o meno a voler “capire le esigenze del mondo globale”. Papa Benedetto XVI insisteva invece nel riproporre il problema antropologico secondo la visione cattolica (ergo l’uomo creatura di Dio-Creatore), combatteva il relativismo portando Dio al centro del dibattito culturale soprattutto azzerando le distanze fra fede e ragione e affermava l’esigenza di tornare ad evangelizzare, spiegando che il fallimento della civiltà occidentale era dovuto al rifiuto del cattolicesimo, etc. 

Le crisi però non si risolvono attraverso la ridistribuzione dei redditi, il pacifismo o l’ecumenismo, ma come dice Benedetto XVI cambiando il cuore dell’uomo, evangelizzando.  L’economia cattolica è ancora proponibile al mondo proprio perché gli uomini hanno visto i guai che produce un capitalismo senza etica, senza un’idea precisa del bene e del male. La Chiesa ha gli strumenti per rigenerare l’uomo; nella Enciclica di Papa Benedetto XVI c’è scritto come si  può rigenerare l’uomo partendo dalla conoscenza di cosa è bene cosa è male secondo i principi del Magistero, dei Sacramenti e della Preghiera. In sintesi finale: i mezzi per cambiare esistono; e se i mezzi sono validi (e sono validi), ma non vengono fatti funzionare bene, il difetto non sta nei “mezzi”, ma in chi non sa bene utilizzarli, cioè l’ Uomo. Dunque, il cambiamento non inerisce agli “strumenti ;  il cambiamento riguarda direttamente l’ Uomo. Alla conservazione sono seguite numerose domande di alto livello, seguite dalle puntuali risposte dell’oratore al quale il presidente della Dante piacentina, dottor Roberto Laurenzano ha consegnato una targa di riconoscenza con la dedica:

al Prof. Dott. ETTORE GOTTI TEDESCHI economista e docente universitario, alto dirigente professionale Istituzionale, per le insigni Funzioni di natura economico-finanziaria espletate a livello Nazionale ed Internazionale e per l’ elevato contributo Culturale di specchiata professionalità e di massima competenza e integrità Morale, nella contestuale divulgazione dei Valori dell’Uomo per una dignitosa Formazione della società contemporanea.

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