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Cultura

La prima emigrazione? La cacciata di Adamo ed Eva dal paradiso terrestre

Dalla conferenza “Viaggi nel tempo” di Carmelo Sciascia alla Biblioteca comunale

Parte seconda

La storia, non è per nulla maestra di vita. La storia non ci ha insegnato nulla e nulla continua ad insegnarci, perché quando si ripete, lo fa nella forma che le è più congeniale: negativamente come il luogo della violenza e del sopruso. A proposito della storia non posso non ricordare e consigliare di leggere (o rileggere) “La storia”, una significativa lirica scritta nel 1969 da Eugenio Montale, letta  dall’attrice Tiziana Mezzadri ( riportata a piè di pagina). La storia dell’emigrazione, come viaggio del bisogno o dal bisogno, può farsi risalire alla cacciata di Adamo ed Eva dal Paradiso Terrestre.  Adamo ed Eva vengono allontanati da Dio in persona, quel Dio che non avendo nessun altro essere subordinato a disposizione se la prende con le sole creature che Egli stesso ha creato, le uniche ad avere sottomano. Un incipit che sarà avvalorato dal girovagare nel mondo degli Ebrei (che non dimentichiamo era il popolo eletto) per gran parte della loro storia.

Adamo ed Eva, creature forgiate ad immagine e somiglianza del Creatore, vengono fatte sloggiare dall’unico luogo che conoscevano e dove si trovavano a loro agio. Il popolo ebraico scelto da Dio, quindi il popolo eletto, il suo popolo, viene costretto alla diaspora. In altre parole possiamo affermare che l’emigrazione ha origine biblica, ma possiamo anche dire che, per i non credenti, inizia con la comparsa dell’uomo sulla terra. L’uomo compare sulla terra tra i 500.000 ed i 250.000 anni fa e sembra proprio in Africa, è del 1974 la scoperta di un austrolopiteco, cui hanno dato il nome Lucy. Quindi l’uomo compare in Africa e, ironia della sorte, sarcasticamente possiamo dire che dall’Africa continua ancora oggi ad emigrare, ad occupare altri continenti.

Tutta la storia dell’uomo sapiens è quindi storia di migrazioni. Ma non solo, i cosiddetti “fossili climatici” testimoniano come nel Mediterraneo sono giunti, più di diecimila anni fa i cosiddetti “ospiti caldi” che sono molluschi di acque tropicali e gli “ospiti freddi”, molluschi provenienti dai mari del Nord, a causa di opposte condizioni climatiche. Oggi il disastro ecologico, provoca condizioni climatiche avverse tali da causare lo spostamento di interi popoli. Ci dice giustamente il ricercatore Mario Tozzi: “La colpa (dell’emigrazione dei popoli della fascia circumsahariana) è soprattutto del clima che cambia. Ma il paradosso è che non ci fa paura il fenomeno imponente che lo origina, ma il suo prodotto, cioè il migrante, come se fosse colpa sua”.

Gli emigranti sono coloro che, per un motivo o per un altro si spostano, viaggiano. L’elenco degli emigranti comprende anche gli esuli. Gli esuli sono coloro che vengono espulsi o fuggono semplicemente perché il loro sapere, il loro agire, la loro cultura, può mettere in discussione i presupposti dell’organizzazione del potere dello Stato in cui vivono. Del popolo degli esuli citiamo qualche esempio storicamente recente, qualcuno ancora in atto: gli Armeni sotto i Turchi, i Musulmani in Croazia, i Tutsi in Africa, i Curdi in Iraq, i Palestinesi in Medio Oriente. Popoli esuli, popoli ingiustamente perseguitati nelle loro stesse terre, popoli costretti a mettersi in viaggio, a lasciare i propri territori, come Adamo ed Eva o proprio a causa di Adamo ed Eva! Così come Adamo ed Eva rappresentano la diretta discendenza divina, Adamo ed Eva, cioè l’uomo delle prime civiltà, come forma di riconoscimento, faceva discendere tutto da Dio.

La storia non si snoda

come una catena

di anelli ininterrotta.

In ogni caso

molti anelli non tengono.

La storia non contiene

il prima e il dopo,

nulla che in lei borbotti

a lento fuoco.

La storia non è prodotta

da chi la pensa e neppure

da chi l’ignora. La storia

non si fa strada, si ostina,

detesta il poco a poco, non procede

né recede, si sposta di binario

e la sua direzione

non è nell’orario.

La storia non giustifica

e non deplora,

la storia non è intrinseca

perché è fuori.

La storia non somministra

carezze o colpi di frusta.

La storia non è magistra

di niente che ci riguardi.

Accorgersene non serve

a farla più vera e più giusta.

La storia non è poi

la devastante ruspa che si dice.

Lascia sottopassaggi, cripte, buche

e nascondigli. C’è chi sopravvive.

La storia è anche benevola: distrugge

quanto più può: se esagerasse, certo

sarebbe meglio, ma la storia è a corto

di notizie, non compie tutte le sue vendette.

La storia gratta il fondo

come una rete a strascico

con qualche strappo e più di un pesce sfugge.

Qualche volta s’incontra l’ectoplasma

d’uno scampato e non sembra particolarmente felice.

Ignora di essere fuori, nessuno glie n’ha parlato.

Gli altri, nel sacco, si credono

più liberi di lui.

Eugenio Montale

https://www.ilpiacenza.it/cultura/la-migrazione-si-fugge-dalla-miseria-politica-ed-umana-per-finire-in-una-realta-spesso-peggiore.html

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