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Cultura

La scrittura come atto di speranza per capire la storia e la vita

Presentato da Gaetano Rizzuto il "Viaggio nel Tempo" di Carmelo Sciascia

Carmelo Sciascia ha una personalità poliedrica, sempre attento al dibattito culturale di Piacenza e non solo. Indaga per capire, per conoscere. E’ moderno. Fa cultura scrivendo libri in modo tradizionale, ma anche attraverso internet, con frequenza crescente è presente sul nostro quotidiano on line.

Platea esaurita alla Galleria Biffi Arte per la presentazione del suo l’ultimo libro: "Viaggio nel tempo", edito da Youcaprint, 104 pagine fresche di stampa che raccolgono ricordi, memorie, osservazioni su eventi del nostro tempo filtrati dalle concezioni politiche ed estetiche dell’autore; un pozzo di annotazioni intelligenti. L’incontro, oltre ad essere interessante per sé stesso, è stato caratterizzato dalla lettura di pagine del libro rese dalla bella voce narrante dell’attrice Tiziana Mezzadri e dall’amabilità dei dialoghi tra Gaetano Rizzuto e l’autore che ad una prima domanda risponde con le parole che Consolo ha usato in Retablo:  “tutti quanti vogliamo rappresentare questo mondo: il musico, il poeta, il cantore, il pintore… stiamo ai margini, ai bordi della strada, guardiamo esprimiamo, e talvolta, con invidia, con nostalgia struggente, allunghiamo la mano per toccare la vita che ci scorre davanti”.

Il primo capitolo, o meglio, il primo saggio filosofico del libro, ha titolo “I viaggi nel tempo: storia di un lungo viaggio, tra letteratura e paradossi filosofici”, è il testo della “lectio magistralis” tenuta da Sciascia alla Biblioteca “Passerini Landi” il 14 ottobre 2017, introdotta da Roberto Laurenzano Presidente della Società Dante Alighieri intervallata dalle letture di Tiziana Mezzadri.

Sciascia, incalza Rizzuto, viaggia per conoscere nuove culture, scoprire nuovi mondi. Questi viaggi Carmelo li fa da intellettuale, da siciliano e da piacentino.  Li fa da scrittore, saggista, pittore e anche filosofo. Da filosofo disincantato. “Piacentino di Sicilia”, l’ho definito più volte.  E’ questo il suo bel biglietto da visita. 

Alcuni capitoli del libro sono dedicati alla Sicilia. Incontriamo Gaetano Savatteri con “Non c’è più la Sicilia di una volta”. Un capitolo è dedicato a Rosa Balistreri una donna straordinaria che Rizzuto ha conosciuto negli anni 70 in Sicilia: “Cantava la Sicilia, la Sicilia che si ribellava, la Sicilia povera e oppressa. Dava voce alle donne. Il mondo di Rosa Balistreri non era fatto di rassegnazione, ma da una grande voglia di riscatto e di affermarsi come donna”.

Un capitolo è anche dedicato alla scuola, anzi allo "scuorno" della scuola. Lo fa attraverso il cinema che ci fa rivivere una condizione di fine studi del mondo universitario post laurea con il film "Smetto quando voglio". Film che ci parlano del fallimento della scuola in Italia e Sciascia sostiene che l'Italia si sta riempiendo di giovani laureati super specializzati che vengono espulsi dalle università. Affronta il problema delle influenze linguistiche tra il dialetto Piacentino derivato dal ceppo Gallico e le lingue scandinave discendenti dall'antico ceppo germanico e si chiede: ma può essere il dialetto Piacentino nobilitato ed essere accolto come lingua? Altra domanda: Può proporsi Piacenza città della cultura se non riesce a valorizzare i luoghi come l'ex albergo che ospitò tante volte Verdi in via San Marco?

Poi anche il tema della politica prendendo a spunto provocazioni del candidato-sindaco di Piacenza Stefano Torre, tra le quali la proposta di demolire Palazzo Farnese per permettere al Palazzo costruito sui resti di un anfiteatro romano di acquistare visibilità e dignità.

Ci sono accostamenti su film che trattano argomenti simili, su libri che affrontano temi finanziari ed economici, sui continui imperterriti attacchi tesi a smantellare il sistema scolastico e quello delle pensioni, sulla democrazia oggi (Realtà o apparenza?); è ricordato anche il pittore piacentino Giancarlo Braghieri con i suoi viaggi nella mitologia, infine, la storia inverosimile ma vera di  un quadro di Sant’Agata donato alla chiesa del Carmine di Bivona, terra natale della moglie di Carmelo, la cui immagine illustra la copertina del libro.

Scrivo - confida Sciascia - per cercare di capire la storia e la verità: la storia che non è per nulla maestra di vita, come ci suggerisce Montale e la verità, così come l’ha rappresentata Dürrenmatt in tutta la sua opera. E poi perché non vorrei fare la fine di quei due filosofi Cassiodoro e Secondo che ho richiamato nel mio saggio sui paradossi del viaggio. Cassiodoro rimaneva un incompreso perché il senso della cultura che l’impero romano aveva espresso era diventato incomprensibile, mentre Secondo rinuncia per un errore giovanile a parlare ed a scrivere. Io vorrei essere ancora compreso, diversamente da Cassiodoro, cercando di affermare i valori in cui credo. E vorrei continuare a scrivere, diversamente da Secondo, anche se qualche errore ho commesso e qualcuno sicuramente ne commetterò.

Ho poca speranza - termina l’autore - che le cose cambino, sono fondamentalmente uno scettico e un epicureo, ma voglio caparbiamente credere che qualcosa possa un domani cambiare, ed allora scrivo perché la scrittura è comunque un atto di speranza, la testimonianza di rimanere legati alla storia ed alla vita. Tra gli interventi di apprezzamento espressi pubblicamente quelli del consigliere comunale Nelio Pavesi, di Roberto Laurenzano e del pittore William Xerra.

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