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Cultura

«Le radici di Verdi: Parma le sbandiera in ogni occasione, Piacenza le commemora con discontinuità e dimentica di esser luogo verdiano

La "piacentinità" di Giuseppe Verdi è stata argomento della conferenza con la quale il Comitato Provinciale della Dante Alighieri, presieduto da Roberto Laurenzano, ha chiuso alla sala della Galleria d'Arte Ricci Oddi, il suo nutrito programma primaverile

La “piacentinità” di Giuseppe Verdi è stata argomento della conferenza con la quale il  Comitato Provinciale della Dante Alighieri, presieduto da Roberto Laurenzano, ha chiuso alla sala della Galleria d’Arte Ricci Oddi,  il suo nutrito programma  primaverile. Il tema è stato piacevolmente svolto da Stefano Pareti -  già sindaco di Piacenza dal 1980 al 1985 e più volte assessore comunale e provinciale – che nel settembre 2002, ha abbandonata l’attività politico amministrativa per il mondo della cultura, nel quale si è affermato come poliedrico saggista e scrittore, svolgendo  anche una meritoria opera di stimolo alle Istituzioni sollecitandole a mettere in campo strategie di comunicazione per far conoscere anche all’esterno le peculiarità piacentine nell’ambito culturale. 

Con lo stile che gli è proprio,  ha evitato ogni campanilismo avvalorando le proprie affermazioni con notizie, articoli, fatti, aneddoti, episodi e leggendo brani tratti dalla copiosa corrispondenza lasciata dal  Maestro. Verdi, come è noto, nasce nel 1813 a Roncole di Busseto (Parma) dove, dal 1791, il padre Carlo  si era trasferito con la moglie Luigia Uttini, per gestire l’osteria del piccolo borgo.

Gran parte della vita del maestro  sarà però caratterizzata dalla quiete della villa di Sant'Agata di Villanova. Infatti nel 1851, Verdi lascia definitivamente Busseto, ove era tornato verso la fine degli anni Quaranta dopo diversi anni vissuti a Milano, e sposta la propria residenza a Sant'Agata. Qui  compone gran parte delle sue opere e svolge, oltre che l'attività di musicista anche quella di agricoltore. A Sant’Agata rimane sino alla morte. Pareti ha evidenziato che nel corso dell'anno del Bicentenario verdiano sono state, tra città e provincia, circa 160 le manifestazioni musicali, storiche, e biografiche che Piacenza e provincia ha dedicato al Maestro: una risposta corale che fa onore al nostro territorio dimostrando che il ricordo di Verdi è ben presente alla cittadinanza e alle istituzioni, orgogliose di quanto Verdi ci ha tramandato. 

L’azione delle istituzioni volta a  rivendicare Piacenza come  luogo verdiano è però  incostante. Fa eccezione la Banca di Piacenza che da anni “in solitudine” s'è fatta carico di valorizzare e divulgare gli aspetti della piacentinità di Verdi con un insieme di iniziative tese a ristabilire la verità, contro  ogni appropriazione indebita.

Pareti ha inoltre ricordato alcune significative parole pronunciate a Cadeo il 13 luglio 2013, in una manifestazione verdiana organizzata dall’Associazione Terre Traverse, da Dino Rizzo, consigliere delegato per le attività culturali del comune di Busseto, organista e critico musicale, il quale ha detto di invidiare i piacentini perché il Maestro ne ha amato profondamente la terra; lo attestano le tante attività da lui sostenute finanziariamente a Villanova, Cortemaggiore e Sant’Agata, nonché quanto ha lasciato scritto nel suo testamento.

Tra le testimonianze tangibili vanno ricordati i frequenti soggiorni del Maestro all’ex Grande Albergo San Marco, fabbricato della nostra città lasciato andare sempre più in rovina, la  Stazione ferroviaria, il Teatro Municipale con la sua vocazione di  Teatro Lirico di Tradizione, sino all’organo della chiesa  di Trevozzo, sul quale a Busseto si era esercitato il giovane Verdi: il progetto dell’inevitabile restauro non decolla per mancanza di finanziamenti. 

Le opportunità piacentine da evidenziare lasciate dal Maestro sono indubbiamente tante e Pareti ne ha offerto un ampia documentazione citando passi di lettere, indicando le fonti, e mettendo in risalto anche gli inconfutabili risultati  ottenuti da diversi studiosi. Asse portante della "rivendicazione di piacentinità " è l'opera di Mary Jane Phillips Matz, “Verdi il grande gentlemen del Piacentino” edita dalla Banca di Piacenza già nel 1992, giunta nel 2012 alla quarta edizione. Nel volume vengono riportati tutti poderi che il Maestro acquista e amministra tra Cortemaggiore e Besenzone, tra Bersano e Villanova. La Matz ribalta concetti e stereotipi consolidati. Compie, con i suoi studi sulla vita di Verdi, autenticamente piacentino anche per certi connotati caratteriali. La scrittrice li evidenzia: operoso, prudente negli affari, parsimonioso e al tempo stesso generoso, è anche accentratore. Amministra i suoi beni interessandosi ad ogni minima cosa, è introverso, fiero e dignitoso. Verdi a sant’Agata conduce una vita ritirata insieme a Giuseppina Strepponi, lontano dai clamori e dagli sfarzi mondani. In questo suo porto sicuro, giungono spesso Arrigo Boito e Giovanni Ricordi e gli amici piacentini.  Altri testi base citati da Pareti: “Giuseppe Verdi  è nato all’estero, ma è tornato a vivere nelle terre dei suoi avi, nel Piacentino”, di Ferdinando Arsi, edito da International Inner Weel con pagine  di notevole interesse per l’originalità dei temi trattati che hanno come scopo di mettere in luce la piacentinità del “Genio Universale”, e si conclude con il testamento integrale dal quale emergono  i profondi legami alla terra dei genitori; poi  “Un cittadino di Villanova di nome Giuseppe Verdi” di Luigi Chini, edito da Fantigrafica, che testimonia il patrimonio artistico di valore universale e la traccia indelebile nella storia sociale e culturale  della nostra terra dell’”Uomo di Sant’Agata”.                          La defunta Gabriella Carrara Verdi, erede del Maestro e custode scrupolosa della villa di Sant’Agata ebbe a dire a suo tempo nel corso della cerimonia di intitolazione al Maestro dell’aula della sede della Provincia - dove Verdi fu consigliere dal 1889 al 1890 - “ Piacenza, a differenza di Parma, ha sempre avuto un sovrano rispetto per la figura di Verdi, quando ha usato il suo nome in circostanze ufficiali lo ha sempre fatto per onorarne la memoria e mai per fare pubblicità a se stessa”.

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