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Cultura

“Le Rose di Ravensbruck”, l'Olocausto dal punto di vista femminile

In scena domenica 19 aprile, “Le Rose di Ravensbruck”, una pièce per guardare il lato femminile dell'Olocausto. La storia è incentrata su Medina, piacentina deportata nel lager di Ravensbruck a 19 anni e tutt'ora in vita. Ingresso libero

Uno spettacolo teatrale per guardare all'Olocausto dal punto di vista femminile. Questo è “Le Rose di Ravensbruck”, in programma domenica 19 aprile, alle ore 21, nella sala delle Muse della Società Filodrammatica Piacentina.

Una storia che avrà come filo conduttore il ruolo delle donne nel campo di concentramento di Ravensbruck, ed in particolare di Medina, all'epoca una 19 enne piacentina che vi venne internata.
“Questo spettacolo si inserisce all'interno di due temi, il Giorno della Memoria e del 25 aprile” ha sottolineato Magnelli, assessore provinciale alla Cultura. “Perché è importante” ha aggiunto “comprendere e valorizzare il ruolo delle donne in questo delicato passaggio storico”.
  Le madri separate dai figli, le figlie deportate insieme alle madri e l'impossibilità di aiutarsi  

“Le Rose di Ravensbrück” coinvolge le attrici della Società Filodrammatica; la realizzazione è di Jessica Lavelli, Milena Tibaldi e Silvana Trucchi. L'ingresso è libero. Lo spettacolo è dedicato a Medina, piacentina ancora vivente, sopravvissuta a Ravensbrück, dove fu deportata all'età di 19 anni.

Scopo dello spettacolo è offrire la possibilità di riflettere sulla peculiarità delle sofferenze e delle sopraffazioni patite, in questo caso, dalle donne, per aiutarci a superare il neutro della testimonianza e a comprendere le differenti traiettorie esistenziali di individui segnati da una diversa educazione, da diversi ruoli sociali, da diversi modi di percepire ed affrontare la separazione, l'umiliazione, la perdita.

Sono percorsi molteplici e sfaccettati: le madri separate dai figli; le figlie deportate insieme alle madri, con cui condividono le sofferenze del lager e l'impossibilità di aiutarsi; le articolazioni della solidarietà e la durezza dei rapporti anche fra prigioniere; le donne che divengono madri in lager e vedono assassinare o far morire di stenti i figli; le vittime degli esperimenti chirurgici; i mille modi per sopravvivere e resistere affermando con ogni strumento culturale la propria dignità di esseri umani.

Racconti al femminile dunque, poesie scritte di nascosto su stracci e brandelli di carta e poi nascoste e ritrovate per caso molti anni dopo.


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