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Cultura

Lettere e musiche di Giuseppe Verdi per sottolineare ancora la sua piacentinità

Applausi e tanto pubblico all’incontro pordenoniano della Banca di Piacenza

L’arte di Giovanni Antonio de’ Sacchis, l’architettura di Alessio Tramello, ma anche la musica di Giuseppe Verdi. Al grande e immortale compositore è stato infatti dedicato un incontro, svoltosi nei chiostri del Convento di S. Maria di Campagna, nell’ambito delle manifestazioni collaterali alla “Salita al Pordenone”. Un incontro incentrato principalmente sulla piacentinità di Giuseppe Verdi, tema di cui si parla ormai diffusamente grazie all’impegno continuamente profuso negli ultimi trent’anni dalla Banca di Piacenza. L’incontro - intitolato “Verdi grande gentleman piacentino. Lettere al fattore di Sant’Agata, temi verdiani per pianoforte a quattro mani, cenni storici e aneddoti” - ha avuto come protagonista il Duo pianistico Svar, composto da Simona Rosella Guariso e da Carlo Balzaretti, che ha accompagnato in musica, con arie verdiane, le letture proposte da Fabio Biselli e da Giancarlo Contini. Prendendo spunto da “Verdi il grande gentleman del piacentino” - monumentale opera di Mary Jane Phillips-Matz, pubblicata dal popolare Istituto di credito piacentino in quattro edizioni andate tutte esaurite - Biselli e Contini hanno offerto al numeroso pubblico presente la lettura di alcune missive estrapolate dalla fitta corrispondenza tra il Maestro e Mauro Corticelli, amministratore della villa di S. Agata e dei fondi agricoli verdiani. Non una semplice e lettura, ma una sorta di interpretazione originale, con testi proposti anche in dialetto, di alcune lettere vergate tra il 1875 e il 1879 dal grande compositore. Lettere che hanno evidenziato, ancora una volta, l’anima del Verdi agricoltore, la sua sconfinata passione per la terra e per gli animali (in particolare per i cavalli e per i cani), dell’uomo che conservava nella propria biblioteca più testi di agricoltura che di musica e che era solito informarsi in modo meticoloso sui lavori e sulle coltivazioni dei suoi campi, che si estendevano fino a Soarza. Non solo lettere inviate da Verdi a Corticelli, ma anche una missiva indirizzata al conte Opprandino Arrivabene e una, per l’acquisto di sementi pratesi da un mercante milanese di via Piatti, scritta all’impresario Giulio Ricordi. Il tutto, intervallato da arie verdiane come il “Va pensiero”, “Bella figlia dell’amore” e “Amami Alfredo”, magistralmente eseguite dal Duo pianistico Svar. Originale anche la chiusura animata da “Gli amici del tabarro”, che hanno simulato un dialogo, rigorosamente in dialetto, tra Verdi e i suoi contadini.

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