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LIBRI - Un prezioso album di immagini d’epoca dedicato a una Bobbio di altri tempi

Un libro bello e istruttivo, da offrire anche all’attenzione delle scuole, da abbinare ai musei dell’agricoltura, che non mancano da noi. Un’opera per la quale va l’apprezzamento all’attento Angelino Alpegiani

“Questo lavoro nasce dalla volontà di non dimenticare i sacrifici della nostra comunità negli anni duri di difficoltà economiche e di disagi dovuti all’isolamento”: questa, in epigrafe, la ben convincente motivazione che Angelo Alpegiani, bobbiese attento alle cose della sua terra, presenta ai lettori dell’ultima sua fatica, “Un mondo che non c’è più – Il sudore dei nonni e bisnonni”.  Ho detto lettori, ma avrei dovuto più propriamente dire osservatori, trattandosi di un testo sostanzialmente di fotografie, duecentocinquanta pagine di foto, debitamente illustrate e commentate, tutte eseguite dall’autore, a recuperare i diversi strumenti e utensili che ci riportano a un mondo agricolo e rurale che, effettivamente, in parte “non c’è più” e quello che c’è ancora è considerevolmente mutato: probabilmente  c’è ancora quel sudore di cui titola l’autore, ma il mutato contesto giustifica senz’altro la sottolineatura che viene posta ai “disagi dovuti all’isolamento”.

   Alpegiani ha il merito di essere un attento, direi quasi meticoloso osservatore delle cose della sua terra, una terra, Bobbio, ricca di passato e di tradizione, di arte, religione, costume come di duro lavoro; e lui, uomo del lavoro, non ha mancato, negli ultimi anni, di dedicare il proprio impegno descrittivo alle diverse componenti di questa sua terra, che egli dimostra di amare di un amore concreto, fattivo, che lo ha portato a riandare a chiese, pievi, palazzi, portoni, cancelli, pozzi e fontane, ben convinto che qualcuno debba pure mettere in pagina tale ricchezza che pochi borghi hanno come l’antica città colombaniana, con la sua vita solenne e con la sua vita agreste.

   E ora tocca appunto a tutta la cospicua rassegna di cose rurali, per il lavoro ma anche per quei rari e preziosi momenti di contorno che la semplice e laboriosa vita di queste terre poteva offrire, compresi gli essenziali giocattoli che certamente anche Alpegiani ha usato da bambino, quelli nei quali i piccoli mettevano tutta la loro inventiva e tutta la loro fantasia: palle, biglie, carretti, slitte, fionde e quant’altro. E poi tutto il vasto quanto essenziale armamentario del contadino e dell’allevatore, di cui le foto, accuratamente commentate dall’autore, sono in grado di spiegare anche l’evoluzione (la necessità aguzza l’ingegno!) e le diverse tipologie a seconda dei diversi utilizzi. Accanto alla vita dei campi, la vita in casa, nelle semplici essenziali case, da cui traspare e traspira un’atmosfera di vita semplice, dura ma serena, nella quale i quotidiani strumenti della donna, dalle pentole e paioli fino ai rudimentali scaldini e ferri da stiro – talvolta, magari, la macchina per cucire – completano naturalmente le falci, gli aratri, i carri degli uomini.

 Un libro bello e istruttivo, da offrire anche all’attenzione delle scuole, da abbinare ai musei dell’agricoltura, che non mancano da noi. Un’opera per la quale va l’apprezzamento all’attento Angelino Alpegiani.

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