rotate-mobile
Cultura

«Lo Stato ha fatto la sua storia ed è destinato a morire»

Al Festival della Festival della Cultura e della Libertà le certezze di tre relatori veneti

 La seconda conclusiva giornata del Festival della Cultura e della Libertà svolta a Palazzo Galli della Banca di Piacenza, aperta con l’edizione speciale della Rassegna stampa dedicata ai temi politici della giornata condotta dal bravo e navigato Massimo Bordin e annotata (ma non troppo), da Luca Bizzarri e Paolo Kessisoglu i quali in linea con il lo stile che da una decina d’anni li caratterizza in Tv, hanno seguito le letture degli articoli scelti da Bordin con lo sguardo pensieroso e l’aria da filosofi, ha poi parlato veneto con gli interventi  dell’imprenditore Roberto Brazzale, del filosofo del diritto Andrea Favaro e dell’avvocato Alessio Morosin,  chiamati, coordinati dal nostro Filippo Mulazzi, ad affrontare il tema “Oltre lo Stato nazionale".

I tre relatori hanno spiegato ad un interessato uditorio la loro esperienza di convinti sostenitori dell’autodeterminazione del popolo della loro regione nel nome della Serenissima. L’avvocato Brazzale ha raccontato la sua esperienza a capo di una delle più antiche aziende italiane che da secoli produce formaggi e latticini nell’altopiano di Asiago. “Alla mia generazione – ha detto l’imprenditore – è capitato di assistere al più grande abbattimento di frontiere. Siamo andati a far le cose dove si fanno meglio (mozzarelle in Cina e formaggi in Repubblica Ceca) anche se il cuore dell’azienda resta in Italia. In Repubblica Ceca abbiamo trovato una dimensione ottimale di quello Stato, con una propria moneta, 17 province, un esercito che fa parte della NATO, ordine pubblico impeccabile, welfare ottimale; non si sente la necessità di dimensioni statuali  maggiori; c’è facilità di relazione con le autorità. Nel sottolineare che in Italia l’attuale sistema istituzionale con questa divisione regionale non ha più senso di esistere, “Come  imprenditori – ha concluso Brazzale che ha anche affermato di non andare mai a Roma perché non ha bisogno di soldi pubblici – oggi siamo liberi di scegliere dove produrre ma tocchiamo con mano ogni giorno l’inadeguatezza della dimensione degli Stati”.

A parere di Alessio Morosin, avvocato e saggista, chi ha scelto il tema dell’incontro (“Oltre lo Stato nazionale?”,  ha già fatto sottintendere la risposta: lo Stato è in crisi e bisogna trovare altre soluzioni. La preferita? L’affrancamento del Veneto. Non ci sentiamo ne’ isola felice ne’ degradata; abbiamo aperto un dibattito sulla Repubblica veneta contrapponendo lo Stato alla Nazione. Oggi in Italia e in Europa l’autorità è sovrastante, autoritaria. E l’autorità è in conflitto con la libertà. Morosin ha lamentato la bocciatura della proposta di legge che era stata presentata per un referendum consultivo sull’autodeterminazione del Veneto. La libertà dell’individuo – ha concluso  – viene prima della legalità dello Stato.

Andrea Favaro, professore incaricato dello Studium Generale Marcianum di Venezia, ha affermato che lo Stato  “è un bluff” e che parlando in termini astratti è oggi possibile dire che si, si può andare oltre lo Stato “ perché prima di ogni ordinamento è il soggetto che è perno di una comunità che risponde alle esigenze del soggetto stesso. E se la comunità non è in grado di soddisfare le esigenze del soggetto allora occorre rimodellare la dimensione dello Stato”. Il docente ha poi snocciolato alcuni concetti in cui crede fermamente: un popolo è chi popolo dice di essere, vale a dire che popolo è chi si autodetermina mentre uno Stato non determina persone; il diritto pubblico è un non diritto. Lo Stato? “Dio è uno solo e lo Stato non è Dio; si tratta solo di capire quando - lo Stato – morirà”.  Parola di tre veneti che vogliono staccarsi da Roma e che hanno una certezza: “Piccolo è bello”.

In Evidenza

Potrebbe interessarti

«Lo Stato ha fatto la sua storia ed è destinato a morire»

IlPiacenza è in caricamento