«Nessuno dovrebbe andare in carcere prima del processo»
Emma Bonino ospite al Festival del Diritto parla di immigrazione, guerra, welfare e giustizia: «In Italia 67mila carcerati, la metà è ancora in attesa di giudizio. Nelle nostre carceri si violano molti diversi diritti»
Dal vivo Emma Bonino è ancora più minuta di quanto possa apparire è in televisione. E’ un fiume in piena e non le manda a dire la vicepresidente del Senato. Arriva puntualissima per l’incontro-intervista con la giornalista Giovanna Casadio a Palazzo Gotico. Si concede volentieri alla stampa, poi si siede e si comincia. La sala si riempie e dopo poco ci sono solo posti in piedi. «Sono molto felice di essere qua, e parlo volentieri di questo argomento (il titolo del Festival del Diritto 2012 è Solidarietà e conflitti ndr). Per me oggi lo Stato di diritto è malato, per me lo Stato di diritto è la legalità. Se riuscissimo a rispettare le nostre leggi avremmo già compiuto un esercizio straordinario di solidarietà. Infatti di solito la solidarietà la si esercita nei confronti dei più fragili e degli ultimi, ecco lo stato diritto serve proprio a questo».
Come non concordare? E infatti arriva il primo applauso. Tanti i temi toccati: gli immigrati e i profughi: «In Italia manca una legge organica su diritto d’asilo»; la situazione dei carcerati in Italia: «Nel nostro Paese ci sono 67mila carcerati, la metà è ancora in attesa di giudizio. Nelle nostre carceri si violano molti diritti. Credo che l’attenzione verso di loro sia solidarietà, e quindi diritto. Nessuno dovrebbe andare in carcere prima del processo». Il welfare: «Non possiamo credere di vivere nel 2013 con un Welfare del 1970. Ritengo che si debba difendere il lavoratore non il posto di lavoro. In Italia per i lavoratori c’è solo la cassa integrazione, per i precari non c’è nulla. Il sistema danese lo vedo di buon occhio: a chi perde il lavoro viene comunque dato uno stipendio per 2-3 e contemporaneamente lo si accompagna nella ricerca di un nuovo impiego».
La guerra: «Io non sono una pacifista ma una non violenta, perché scelgo. Credo che il conflitto sia una componente fondamentale dell’essere umano. E vorrei che le cose si possano risolvere in modo pacifico, ma se così proprio non dovesse essere, allora scelgo, prendo una posizione». E ancora: «Sono una convinta europeista, credo che da soli a livello nazionale non si possa uscire da questa crisi». Applausi. Ma c’è anche spazio per una frecciata al Partito Democratico: «Le primarie hanno senso in un paese anglosassone dove ci sono due partiti e si decide di votare con regole uguali e condivise, non in Italia, dove ce la si canta e suona da soli». E quando le si chiede se le è simpatico Matteo Renzi e cosa pensa di lui sorride e dice: «Preferisco Sandro Gozi». E conclude: «Credo che Monti abbia tutto il diritto di pensare di voler guidare di nuovo il paese, ma questo deve avvenire attraverso le elezioni».