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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cultura

Splendide insalate e dolci fanciulle, la visione della vita nella Piacenza del Seicento

Dalla XIX edizione del “Periti Day”

Come abbiamo anticipato nel precedente articolo, la 19esima edizione del simposio di studi “Periti Day”, organizzato a Palazzo Galli-Banca di Piacenza dalla Società Medico Chirurgica, presieduto da Carlo Mistraletti e con conclusioni di Manfredi Saginario, ha unito il ricordo del medico piacentino Pier Francesco Periti, scomparso il 26 dicembre 1998, alla trattazione di  temi multidisciplinari che caratterizzano la complessità della nostra società. La cortese disponibilità dei relatori ci consente di pubblicare stralci o sintesi dei loro interventi. Oggi presentiamo buona parte dell’intervento del dottor Angelo Marchesi:

Con questa breve presentazione di due opere pittoriche del nostro Felice Boselli vorrei far pensare cosa di straordinario possa nascere in questa nostra terra piacentina così ricca di persone geniali di cui ci può anche sfuggire l’incredibile ricchezza umana. Il noto Felice, anzi notissimo grazie all’immenso lavoro del prof. Ferdinando Arisi, era nato a Piacenza nel 1650; vorrei accostarlo a Baruc Spinosa nato ad Amsterdam nel 1632 pochi anni prima, che scrisse della natura estesamente in trattati e trattati. Ma il nostro piacentino spinto, direi, dalla forza del genius loci, lo sa ben fare con il suo pennello. Si tratta di mostrare la potenza unica, vivificatrice delle cose della natura: ecco il De Rerum Natura di Lucrezio ben illustrato. Il De Rerum Natura di Lucrezio e la visione della vita di Baruc Spinosa insieme a Felice Boselli. Almeno in queste due opere così significative, suggerite dalla pubblicazione del prof. Antonio  d’Amico, Seduzione e Potere alla Galleria Biffi circa un mese fa. Ecco l’incredibile canto pittorico del nostro Felice Boselli in due quadri poco conosciuti. 

Dice Felice con la sua pittura: c’è veramente un ordine alla fine che ci sostiene e ciò è nel semplice esplodere della natura spontaneamente creatrice di vita; dice: guardate meglio l’essenza della natura, di quale armoniosa varietà di fenomeni sia formata, ecco ve li mostro, ma non fate come il volgo che di fronte a ciò che dipingo torce indietro o sguardo, ma guardate meglio. Boselli cerca col suo dipingere l’unione cosmica delle cose tutte in cui anche noi siamo calati.

E’ la pittura del suo amore libero e spontaneo per la natura di per sé sola fonte creatrice della vita. Sembra semplice, ma c’è un entusiasmo incredibile nel farci guardare meglio e insalate e i sorrisi delle fanciulle; può sembrare strano che in una provincia marginale si respiri quella parte innovativa dello spirito europeo che vede nelle stesse cose della natura il fondante principio della creazione e del governo delle cose. Eppure è così: c’è della meraviglia nelle cose che la natura ci dona, e questa meraviglia è il suo essere nel mondo, il suo orizzonte.

Potenza dell’insalata riccia e Boselli la canta e ammira il dono che la natura ci porge. Solo apparentemente è cosa semplice, ma è ben da riguardare l’entusiasmo e la certezza che consegna ai prodotti della terra il fondamento della salute e della giovinezza, ed è in questo che pone il assolutamente alla pari dei grandi pittori del suo tempo, tutti maestri della seduzione e anche lui subisce il fatale abbraccio delle cose semplici, mette davanti al tuo spirito nient’altro che l’insalata ricciolina il Chiccorium Indivia pianta della famiglia delle composite con foglie frastagliate dal sapore amarognolo con proprietà aperitive e digestive, salutare perché ricca di carotenoidi, di vitamina Ce K e del gruppo B, sali minerali, manganese e potassio.

Boselli non è un biochimico, ma queste cose le sa già assai bene perché sa che è dai frutti della natura che nasce il frutto migliore della stessa natura: il sorriso della fanciulla. Eco la giovinetta che sorride mostrando una rapa e poi le verze, il sedano e ancora l’insalata ricciolina. Da vita a vita. E poi le tele, comunque non sono semplici: in una l’estrema magia è sottolineata da un bel pappagallo, nell’altra dalla maestosità della costruzione.  In questi due quadri non fa pittura di genere, ma simbolica: il pappagallo simbolo di eleganza, di richiamo, di amore carnale e fertilità; nell’altro favolose acrobazie, un interno di cucina suntuoso in un palazzo aristocratico con quel profluvio di animali numerosi e diversi, in un intenso gioco solo apparentemente di seduzione domestica, ma straordinario evento lirico e, pensate, con cose così semplici, ma quali meraviglie ci propone il nostro Felice, quanto è ricco il suo entusiasmo vitale. 

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