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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cultura Gragnano Trebbiense

Storie di donne forti e resistenti grazie alla biblioterapia “Fiori d’acciaio”

Protagoniste del progetto sette donne di Gragnano

Hanno ricevuto una primula, fiore resistente che sboccia dopo il rigore invernale, le sette signore gragnanesi - “Fiori d’Acciaio” che hanno partecipato al percorso sperimentale di Biblioterapia dello Sviluppo, coordinato da Giorgia Maggi a Gragnano. Tutti i lettori sanno bene quanto leggere sia piacevole e carico di benefici cognitivi ed emotivi. Le storie ed i personaggi che si incontrano nei romanzi fanno ridere, piangere, arrabbiare, sorprendere e molto altro e ci inducono a pensare. La biblioterapia si basa su questo. E su questo è nato il percorso “Fiori d’Acciaio”, che si è tenuto presso il Comune di Gragnano: un progetto di studio all’interno del Master in biblioterapia (il primo in Italia di questo genere) che sarà descritto nella tesi di master di Giorgia Maggi e che ha preso nome dalle esperienze di vita raccontate dalle signore partecipanti al progetto. 

«Dato che di Biblioterapia in Italia se ne è cominciato a parlare solo negli anni Duemila, siamo davvero feliciche un progetto così innovativo sia stato realizzato nella comunità di Gragnano, grazie alla disponibilità e alla voglia di partecipazione di un gruppo di signore gragnanesi che hanno accolto l’invito con entusiasmo. Alcune sono assidue frequentatrici della biblioteca comunale, altre sono state contattate dalla responsabile del nostro Servizio Sociale. Tutte avevano tanto da raccontare e condividere, dai momenti più felici a quelli più difficili vissuti in un percorso di vita ormai piuttosto lungo. Donne resistenti, caparbie e coraggiose che hanno accettato di confrontarsi con sincerità».

Come spiega la dottoressa Maggi, «la biblioterapia cioè l’uso creativo e ragionato dei libri per raggiungere un obiettivo,  grazie alla guida o all’intervento di un facilitatore, è clinica quando è utilizzata da psicologi o psichiatri e si occupa di persone che hanno bisogno di un supporto di tipo medico, mentre è  biblioterapia dello sviluppo se si utilizza con persone non affette da disturbi psicologici, che desiderano rafforzare il proprio potenziale, riflettere su se stessi e sui problemi in modo differente, e può essere gestita da personale con formazione umanistica. “Fiori d’acciaio” è un progetto di biblioterapia dello sviluppo, progettato e realizzato dopo un percorso accademico di master della durata di un anno».

«Il progetto - sottolinea - è stato elaborato a seguito dell'incontro conoscitivo con le donne interessate al laboratorio. Il percorso è stato pensato appositamente per loro perché la biblioterapia è una tecnica che si costruisce su misura degli utenti. «Mi sono trovata di fronte donne con un elevato livello di riflessività cognitiva, desiderose di fare e di conoscere, donne profonde, coraggiose, intelligenti, ma anche timide, dolci e delicate; alcune di loro erano più estroverse, e altre più riservate. Dalla raccolta dati iniziale, è emerso in loro il desiderio di trattare “storie di donne forti”. Pertanto, ho pensato per loro un viaggio in cui incontrare alcune donne nei testi dei romanzi nei loro aspetti di forza ed anche nelle loro fragilità,  stimolando un confronto tra le partecipanti sul fatto che essere "grandi " donne non significa essere sempre forti e sicure di sé o scegliere vite eroiche o compiere gesti coraggiosi, ma avere la capacità e il coraggio di rialzarsi, di non abbattersi, di ammettere i propri momenti di fragilità, di prendere la vita con leggerezza e umorismo, di ridere non appena si può».

Il percorso è stato particolarmente apprezzato dalle partecipanti tanto che Ines Gorian, Anna Fochi, Miranda Zaffignani, Giulia Sbarbada, Rosa Contini, Ida Favari, Giuseppina Rezzoagli, entusiaste e grate dell’incontro hanno deciso di accompagnare Giorgia Maggi alla discussione della tesi a Verona in maggio. Quest’ultima commossa ha ringraziato la sindaca Patrizia Calza e Luisa Zioni, responsabile dei Servizi Sociali e dell’Istruzione, per aver colto la bellezza di questa originale esperienza e di aver favorito l’incontro tra le “compagne di viaggio”.

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