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Un gruppo di restauratori della Sassonia alla "Salita al Pordenone"

Studiate da vicino le opere dell’artista friulano per scoprire i segreti dei pittori italiani del ‘500. I ricercatori dovranno ricostruire da zero un affresco di una loggia del Castello di Dresda

Un gruppo di restauratori di Dresda è salito sulla cupola di Santa Maria di Campagna per studiare da vicino gli affreschi del Pordenone. Accompagnati dall’ex sovrintendente di Bolzano Helmut Stampfer e da Mario Marubbi, conservatore della Pinacoteca di Cremona, i sei studiosi hanno compiuto l’intero percorso di visita scattando centinaia di fotografie di ogni singola porzione degli affreschi dell’artista friulano. I restauratori della Sassonia sono in Italia per compiere ricerche sull’artista bresciano Bernardino Tola (secolo XVI), attivo in Germania con Francesco Ricchino e a Trento insieme al Romanino. Tola affrescò una loggia del Castello di Dresda, distrutto in seguito al bombardamento della città nel 1945 e ora completamente ricostruito (i lavori, iniziati dopo la fine della guerra, sono stati terminati solo nel 2013). Di questi affreschi non è rimasto più nulla, tranne alcune fotografie in bianco e nero scattate prima del 1940, che almeno permettono di risalire all’iconografia dell’opera. Opera che i restauratori tedeschi dovranno ricostruire da zero attraverso un interessante lavoro sperimentale che non ha precedenti e che dovrà essere terminato entro il 2021. Reso ancor più complicato dal fatto che sono pochissimi i lavori di Bernardino Tola di cui sia rimasta traccia: nulla a Brescia e nemmeno a Trento; a Parma sono sopravvissute due opere che i restauratori di Dresda sono andati ad analizzare dopo la visita a Piacenza (in precedenza erano stati nella Cattedrale di Cremona a studiare il ciclo della Passione del Pordenone, salendo sui matronei). Una “caccia ai tesori” che comprende opere di artisti contemporanei al Tola, in particolare quelli che si avvicinano maggiormente al suo stile pittorico, come Lattanzio Gambara (Brescia, 1530-1574). Ma anche a frescanti come il Pordenone, soprattutto se gli affreschi possono essere studiati in quota, grazie all’iniziativa della Banca di Piacenza.

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