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Il “valore del tempo” nell’aceto nobile dell’Itas “Raineri”

Certo è più famoso l’aceto balsamico di Reggio e Modena, ma quello realizzato all’Itas “Raineri” non ha nulla da invidiare per preparazione

“Gli anni passano, gli aceti restano”, si potrebbe affermare parafrasando i versi di una popolare canzone di tanti anni fa. È il caso dell’aceto “nobile” dell’Itas “Raineri” di Piacenza, Istituto agrario che fa parte del Campus Agroalimentare “Raineri-Marcora”, ovvero “dal campo alla tavola”, mirabile esempio di come si formano i futuri protagonisti dell’agroalimentare locale che a Piacenza ha pochi concorrenti grazie alla sua diversificazione produttiva, dal pomodoro, all’aglio, ai cereali, senza dimenticare le tre Dop dei salumi e la zootecnia con il grana padano Dop.

Questo “aceto nobile” che “veleggia” verso i vent’anni, è nato dall’intuizione di un valente enologo quale il prof. Paolo Nuvolati e la sua cura è proseguita sotto la guida del prof. Roberto Sbalbi, mentre oggi è affidato alla sagacia della prof. Enrica Belli, il tutto sempre (e ci mancherebbe altro…) come “palestra didattica”, per un piacere del palato che poi viene valorizzato in ricette e prelibatezze realizzate presso l’Alberghiero.

Certo è più famoso l’aceto balsamico di Reggio e Modena, ma quello realizzato all’Itas “G. Raineri” non ha nulla da invidiare per preparazione a quello più noto i cui parametri organolettici, sensoriali e produttivi sono stati individuati nell’incontro che si è svolto presso la scuola, da Mario Di Garbo Presidente del Consorzio di Tutela dell’Aceto Balsamico Tradizionale di Reggio Emilia Dop

Dopo il saluto della prof. Teresa Andena, dirigente del Campus Agroalimentare, ha preso la parola Enrica Belli che ha spiegato le peculiarità di questo “Nobile” che è prodotto nell’acetaia dell’Istituto “Raineri” secondo la metodologia classica degli Aceti Balsamici Tradizionali a Denominazione di Origine Protetta (Dop) e, dopo un lungo affinamento durato ben diciassette anni, è ora pronto per essere imbottigliato e confezionato.

Dopo di lei la prof. Rosa Pagani già insegnante della scuola, ha trattato dell’attività dell’Associazione per la Valorizzazione della Civiltà Contadina che gestisce il museo omonimo, con sede presso l’Istituto, una preziosa realtà, arricchita negli anni con ulteriori donazioni sulla base di quella di Roberto Porcari, che documenta gli stili di vita, il lavoro, le tradizioni, la cultura, i valori tipici del nostro territorio. Oltre 3000 pezzi con gli spazi museali arricchiti grazie alle suggestive immagini in bianco e nero dell’insigne fotografo e documentarista Tino Petrelli che ha fissato e consegnato alla Storia momenti irripetibili della vita del Novecento.

Quindi dopo l’intervento di Paco Zanobini, chef di De Smart Kitchen, tutti all’Alberghiero, dove gli allievi, sotto l’esperta guida dei loro insegnanti, hanno dato prova di abilità culinaria ammannendo piatti e degustazioni impreziosite, ovviamente, dal “Nobile” prodotto nell’acetaia della scuola.

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